La violenza famigliare, ovviamente, proviene da un membro della famiglia, come il marito e il padre, ed è purtroppo abituale.
Le minacce sono una forma meno grave, che ha per obbiettivo spaventare la vittima, magari per costringerla a fare o non fare qualcosa.
Lo stalking consiste in minacce, violenze verbali e talora fisiche, una specie di persecuzione, insomma.
La violenza verbale, a cui a volte non si dà importanza, è forse la forma più diffusa, consiste in parole negative rivolte con cattiveria per procurare sofferenza morale.
La violenza sessuale è quella che crea una sensazione di disagio, anzi, di orrore più forte nella vittima, che si sente aggredita nella propria intimità da sconosciuti e non. Di solito, in quest’ultimo caso, può colpire donne, ragazze e persino bambine, in diverse situazioni, come feste e luoghi isolati. Solitamente i violentatori sono attratti da ragazze giovani, talvolta approfittando del loro stato di ebbrezza e della loro solitudine.
In alcuni casi di violenza come quella famigliare, la vittima presenta un carattere debole ed è convinta di essere responsabile dell’aggressività che subisce dall’uomo che ama, per questo motivo non denuncia e sopporta ogni forma di abuso in silenzio.
La legge prevede delle sanzioni, tuttavia, in assenza di denuncia o di prove, difficilmente l’aggressore sarà punito. Per questo sono nate associazioni e iniziative per incoraggiare le vittime e a denunciare e reagire.
Si potrebbe fare meglio, se la vittima avesse la possibilità di essere subito aiutata da un avvocato e da un assistente sociale, in grado di consigliarlo e guidarla verso la libertà.
Non possiamo dimenticare che, secondo gli indici ISTAT, ad oggi tra le donne italiane di età compresa tra 16-70 anni, sono state vittime di abusi almeno una volta nella loro vita, la percentuale è del 31,5%, di cui la maggior parte ha subito violenze sessuali e i cui aggressori erano membri della famiglia. Si tratta di dati allarmanti in una società come la nostra, in cui i più deboli dovrebbero essere tutelati con ogni mezzo.
La speranza è che in un futuro sia la legge, sia le scuole, sia le stesse famiglie possano agire nell’ottica di sensibilizzare la popolazione maschile, in modo che di questi episodi si senta parlare sempre meno.
Kathrin San Clemente, V D TUR
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