venerdì 29 novembre 2019

Il silenzio uccide la dignità

La violenza sulle donne esiste da sempre, direi dalle origini dell'umanità, ma ai nostri giorni se ne parla maggiormente, dopo i sempre più frequenti fatti di cronaca che riportano una recrudescenza dei femminicidi. Ma, come scrivevo, non è un fenomeno legato solo ai nostri tempi: basta tornare indietro di qualche secolo, per esempio al medioevo, quando una donna non poteva litigare col marito perché veniva condannata - se era fortunata - al carcere, o alle donne che venivano accusate di stregoneria, e per questo torturate e bruciate al rogo, solo perché osavano dire ciò che pensavano o non seguivano le regole. Per non dimenticare la sottomissione e la violenza subita da migliaia di mogli e figlie, condannate al silenzio per mantenere il buon nome della famiglia.
Non a caso il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ricorrenza istituita dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Quel giorno, infatti, correva l’anno 1960, furono torturate, massacrate, stuprate e strangolate le sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Domenicana. Le tre donne sono considerate, ancora oggi, delle rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leonidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Domenica nell’arretratezza e nel caos.
Questi sono argomenti che non vorrei mai leggere, ma di abusi e violenze contro le donne oggigiorno se ne parla continuamente: nonostante l’evoluzione e il progresso della società, le donne continuano ad essere vittime, il più delle volte inconsapevoli, delle persone che stanno loro accanto. La cosa più inquietante è che, nella maggior parte dei casi, i carnefici sono le persone che queste donne amano e che, nonostante tutto, continueranno a difendere. Le donne che subiscono violenze, infatti, non sempre trovano la forza per denunciare l’accaduto, soprattutto quando, come accade il più delle volte, sono i loro compagni a colpirle. Si parte solitamente così: la prima volta è un insulto, poi uno schiaffo, lividi - alcuni facili da nascondere ma altri meno -, poi arrivano pugni o oggetti lanciati contro che potrebbero uccidere, fino al tragico epilogo.
Il motivo che porta le donne a non denunciare le violenze subite è, per esempio, che possano avere ripercussioni dopo la denuncia. Io penso che sia meglio non nascondere il fatto di essere vittima di maltrattamento, cosicché le persone a te vicine possano in qualche modo aiutarti al principio del problema, per questo sono nati dei centri antiviolenza e case rifugio, dove le donne vittime possano nascondersi e proteggersi. Trovo quindi positivo che, come si evince dagli ultimi dati riportati, le donne finalmente trovino la forza di parlare con qualcuno delle aggressioni subite, non si chiudano in se stesse ma cerchino aiuto. 
Concludo dicendo che, a mio avviso, le donne sono sempre “fragili” e dovrebbero avere accanto un uomo che le possa proteggere e amare, e non un “uomo” che riversi su di loro il proprio brutale “istinto animale”.

Veronica Rossini, V D TUR

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi qui il tuo commento: sarà pubblicato dopo la moderazione.