martedì 9 aprile 2019

Racconto - Anime gemelle

Ospitiamo il racconto di una nostra nuova redattrice, Alice Senatore della II E TUR. E' bellissimo! Benvenuta sul Giornalino, Alice! 

Quel giorno sarei dovuto andare a Ferrad, un piccolo quartiere nel mezzo di una grande metropoli, per "guidare" l'anima di una bambina verso il grande "oltre".
Tra me e me pensai che se avessi ritardato di qualche minuto il mio compito non sarebbe morto nessuno e mi misi a camminare tra la gente percorrendo le strade che frequentavo quando ancora ero vivo. Non era cambiato molto, solo qualche negozio e le vetrine stagionali delle solite boutique. Misi le mani nelle tasche della felpa e tirai un lungo sospiro. Non è che essere in vita mi mancasse, ma sentivo la mancanza di tutte le sensazioni che il mondo esterno mi trasmetteva ogni giorno, la mancanza della mia famiglia, le persone a me più care, e la mia -oramai ex- ragazza. Ero morto da quasi due mesi quando la andai a trovare durante una passeggiata, come quella che stavo facendo, per poi scoprire che si era già trovata un nuovo ragazzo (modestamente ero più bello io di lui) e si era completamente dimenticata di me. Nessuna delle mie relazioni passate mi aveva permesso di vedere ciò che mi circondava letteralmente a colori, così mi convinsi che sarei rimasto solo.
Sin da piccolo tutti mi hanno sempre raccontato di cosa si prova a trovare l'anima gemella, di come letteralmente il tuo mondo prenda colore, di cosa si prova quando questi si feriscono o muoiono... ma io non ho mai creduto a nulla di tutto ciò. Ho sempre pensato che fosse solo una storiella inventata per far sentire meno soli i bambini e tutte quelle persone che non avevano nessuno accanto. Pensavo che non esistesse qualcosa come i colori e che tutto ciò che mi circondava fosse solo di una diversa sfumatura di grigio. Arrivai a pensare che forse ero semplicemente solo io a non avere un'anima gemella, qualcuno per cui vivrei e morirei... ma il destino mi portò via la vita prima che potessi dedicarmi a qualcuno in quel modo. Pensai che la mia morte e "trasformazione" in un'anima che va in soccorso delle anime disorientate dopo essere morte fosse parte del mio destino. Pensai che avrei continuato a comportarmi nello stesso modo di sempre e che avrei smesso di pensarci un giorno o l'altro, ma eccomi qui, a camminare come un'anima vagabonda, con le mani nelle tasche della felpa, a pensare "ora che sono morto... cosa succederà alla mia anima gemella se davvero ne ho una?". Lascio sfuggire un lungo sospiro ed accelero il passo giocando occasionalmente con qualche piccolo sasso che incontro sulla strada. Se le persone mi potessero vedere probabilmente verrei classificato come uno di quei ragazzi che salta sempre scuola e che, piuttosto che tornare a casa, si mette a gironzolare per le vie della città senza una meta precisa. Per quanto possa essere errato, avere questo pensiero è corretto. Non penso che molte persone, vedendo un diciassettenne vagabondare per le strade del piccolo quartiere di Ferrad, pensino che sono un imprenditore con moglie e che aspetta soltanto l'ora del prossimo colloquio per guadagnare altri soldi. Chiunque mi potesse vedere non lo penserebbe mai, diciamo anche per gli abiti che indosso. Uno dei miei rimpianti è non essermi vestito in modo elegante prima di morire, non che avessi previsto la mia morte, ma se avessi potuto mi sarei messo in tiro e non sarei mai uscito in jeans con gli strappi, vans consumate, ed una basica felpa larga di una marca qualunque.
A volte vorrei essere meno invisibile agli occhi degli altri...
Dovrei smettere di pensare troppo. La solitudine mi sta dando alla testa.

Continuo a camminare e per distrarmi, penso, visto che non c'è altro da fare. Penso a quali possono essere i vantaggi di essere un diciassettenne morto e solo, ma, udite udite signore e signori, dopo più di venti minuti non ne trovo neanche uno. Anzi uno sí, camminando ora posso evitare di stare attento a schivare pali e persone che mi bloccano il passaggio visto che li attraverso... sì okay, direi che questo è l'unico "vantaggio"... Okay devo davvero trovare qualcosa di positivo in tutto questo.
Cambio strada ed inizio ad andare verso il luogo in cui mi era stato detto che avrei trovato l'anima da aiutare. Più mi avvicino al luogo indicatomi, più la strada diventa meno frequentata fino a svuotarsi completamente quando entro in un piccolo vicolo laterale.
Cambio strada ed inizio ad andare verso il luogo in cui mi era stato detto che avrei trovato l'anima da aiutare.
Più mi avvicino al luogo indicatomi, più la strada diventa meno frequentata fino a svuotarsi quasi completamente quando entro in un piccolo vicolo laterale.

Alla fine di esso probabilmente si trova una strada molto frequentata, vista la grande quantità di rumore proveniente da essa...
Se ritarderò di ancora qualche minuto il mio compito, non succederà nulla. Se quell'anima è in difficoltà ora, lo sarà anche tra una trentina di minuti quindi non cambia molto... Ugh ma chi prendo in giro. Si nota così tanto che non ne posso già più di questo lavoro? Ancora mi domando il perché. Non penso sia per la mia morte precoce- ora che ci penso... come sono morto? Ad essere onesto non me lo ricordo neanche... Questo da una parte può essere un vantaggio, visto che, non sapendolo, non posso torturarmi pensando a tutti i modi in cui avrei potuto evitare la morte, ma anche uno svantaggio poichè, non solo questo, ma tutti quei ricordi precedenti ad essa sono completamente inesistenti. È come se il giorno della mia morte non fosse mai accaduto.
Mi è capitato di incontrare altri spiriti aventi il mio stesso compito e tutti loro si ricordavano tutto perfettamente tranne, esattamente come me, quei precisi ricordi. A loro non importava molto. Mi dissero "Se devo essere onesto, a me basta avere ancora del tempo per poter 'vivere' e vedere le persone a me care." e da una parte, come ho già accennato in precedenza, sono d'accordo con loro, ma vorrei comunque sapere cosa è successo, chi ho incontrato, cosa ho visto, cosa ho sentito, cosa ho provato... poi però la giornata finisce e questo "perché" rimane lì, in sospeso nell'aria. Arriva il giorno seguente, ho una nuova anima da soccorrere, non trovo una risposta e il tutto si ripete ancora, ancora, ancora ogni giorno.
Mia madre mi diceva sempre che ero un testardo e che non mi davo per vinto fino a quando non ottenevo ciò che desideravo. Le davo sempre contro e cercavo di smentire le sue affermazioni, ma credo che in fondo avesse ragione.

Continuo a camminare per il vicoletto e dopo poco raggiungo la strada da cui provenivano le voci. Davanti ai miei occhi si trova una mandria apparentemente infinita di persone e dalle loro espressioni, e dai toni di voce, deduco siano tutti in ritardo per qualcosa di discreta importanza. Non mi preoccupo di scansarmi per far passare le persone, vista la mia bassa anzi meglio dire inesistente tangibilità. Penso sia ormai chiaro il fatto che le persone mi passano attraverso. Anche se non sento nulla è comunque strano vedere un braccio o due attraversarti da parte a parte lo stomaco.
Ora che osservo bene le persone attorno a me forse non sono in ritardo, sembra quasi il centro di una protesta o di una manifestazione. La mia voglia di scoprire mi assale ed eccomi qui, all'inizio di un corteo contro non so bene cosa, ed ecco anche la polizia che viene nella mia direzione per placare, fermare o bloccare il passaggio delle persone.
Un poliziotto si ferma davanti a me ed inizia a parlare. Per un attimo penso stia davvero parlando a me e che sia in grado di vedermi, ma una mano proveniente dal mio fiano destro stringe la sua e realizzo che, no, non può vedermi neanche lui.
Avendo trovato una risposta alla mia attuale domanda sul perché ci fossero tutte quelle persone, decido di tornare indietro e riesco a convincermi che non mi sarei fermato da nessun'altra parte e che sarei andato ad aiutare l'anima che mi era stata assegnata, ma qualcosa mi distrae dai miei pensieri. Con la coda dell'occhio noto un'aura turchese.
Vedendo tutto il mondo in bianco e nero ci si stupisce abbastanza quando si vede un colore che non sia la milionesima sfumatura di grigio.

Notando quest'aura, mi volto. Voglio sapere a chi appartiene, ma... non appena mi volto nella sua direzione, l'aura sparisce e al suo posto tutto ciò che mi circonda ha preso colore. Il mio cervello da adolescente ci mette qualche secondo per elaborare ciò che è appena successo e quando lo fa, la prima frase che mi passa per la mente è: "tutto ciò non ha senso!!".

L'aura colorata, da quanto mi avevano raccontato, serviva ad aiutare le persone a riconoscere la propria anima gemella anche se ci si incontrava in un luogo molto affollato, ma ovviamente, con la grande fortuna che mi accompagna, non ho la più pallida idea di chi questa persona sia o di che aspetto abbia o cosa indossasse. Nulla. Nemmeno il più piccolo e comune particolare. Rimango ancora qualche minuto a guardarmi in giro cercando quella persona, ma con scarsi risultati. Tiro un lungo sospiro, mi tiro su il cappuccio della felpa, metto le mani in tasca e vado, finalmente aggiungerei, verso il luogo segnalatomi e cerco di ignorare ogni possibile distrazione, ma ciò che è appena successo è difficile da lasciare in disparte senza dargli peso o importanza. Infatti mi ritrovo ad elaborare ripetutamente ogni scena nei miei ricordi. Mentre cammino ed elaboro i dati a mia disposizione, mi rendo conto di cosa ciò significhi davvero. Avrò pur trovato la mia anima gemella, ma io sono morto... e lui/lei no. A questo pensiero la mia mente si ferma e così anche il mio corpo.

Alice Senatore, II E TUR

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