domenica 8 ottobre 2017

La mia Irlanda

Dopo l'articolo di Kristel Lázaro Rugel, che ci ha raccontato la sua esperienza in Brasile, ecco quello di Serena Cosso, sempre della V E tur, che condivide con noi il suo fantastico anno in Irlanda. Buona lettura!

L’esperienza migliore che mi sia mai capitata è stata senz’altro la possibilità di poter vivere per un anno all’estero e più precisamente in Irlanda.
Trasferirsi all’estero può essere straordinario e spaventoso allo stesso tempo.
È straordinario perché ti dà la possibilità di entrare a contatto 24 ore su 24 con persone con una cultura e un modo di vivere che, anche se apparentemente può sembrare molto simile, in realtà è completamente differente.
È allo stesso tempo spaventoso perché, oltre all’ostacolo della lingua, c’è anche il fatto di dover ricominciare da capo, provando a costruirsi una nuova vita ripartendo da zero, abbandonando tutte le vecchie abitudini e conformandosi allo stile di vita del posto, senza contare il fatto che si è da soli perché, amici e parenti sono a chilometri di distanza… di conseguenza bisogna rimboccarsi le maniche fin da subito e cercare di abituarsi alla nuova vita il prima possibile.
Il primo giorno, quando sono arrivata all’aeroporto di Dublino e ho incontrato quella che sarebbe stata la mia nuova famiglia da lì a nove mesi, ricordo che la prima cosa che ho pensato è stata quella di prendere il primo aereo per l’Italia e tornare indietro da dove ero venuta. Non riuscivo né a capire né a dire una sola parola in inglese e mi sembrava di aver fatto un passo molto più lungo della gamba.
Non posso nascondere che i primi mesi sono stati tosti.
Dopo le prime settimane in cui, nonostante la lingua, tutto era bellissimo perché una novità, la mancanza da casa iniziava a farsi sentire e di conseguenza tutto sembrava terribile… fortunatamente però era solo un periodo e infatti, una volta ambientata, non avrei mai più voluto andarmene.
Nella mia famiglia eravamo in quattro, se consideriamo anche il cane.
Mia “mamma” si chiamava Linda, aveva 52 anni e lavorava in una farmacia.
Mio “papà” si chiamava Sean aveva 70 anni e lavorava come addetto alla pulizia dei tappeti all’interno degli alberghi. Purtroppo i miei “genitori” non avevano figli, ma avevano una cagnolina che si chiamava Isabella, aveva 1 anno ed era un Labrador nero.
Per i primi tre mesi (da Settembre a Dicembre) ho anche vissuto con una ragazza spagnola di 16 anni, che si chiamava Maria.
La mia, come tutte le altre, era una casetta indipendente con giardino e, a differenza di altre mie compagne più dislocate, era molto comoda perché nel centro abitato.
Templemore, è una cittadina di soli 6.000 abitanti ed è situata in una posizione strategica, perché equidistante da Dublino, Cork, Limerick e Galway (solo due ore e mezza). Il suo clima è quasi sempre grigio e piovoso, ma il verde che la circonda è abbagliante. Per quanto sia piccola, ci sono ristoranti italiani, arabi e cinesi, supermercati, una biblioteca, una stazione di polizia, un hotel con una discoteca, un ufficio postale, piccoli negozietti e ovviamente i caratteristici e numerosi Irish Pub.
Cosa dire riguardo al cibo?
La maggior parte dei loro piatti è fritta e di solito consiste in pasti precotti.
Gli irlandesi non sono abituati a pranzare. Di solito, infatti, fanno una colazione molto sostanziosa a base di salsicce, pomodori, funghi, uova, pudding e bacon, il tutto accompagnato con latte, caffé o tea. Durante la giornata anziché pranzare fanno merenda e intorno alle 16:30/17:00 viene già servita la cena, concludendo alle 21:00 con dei ricchi panini.
La frutta e la verdura scarseggiano sulle loro tavole mentre pane, patate e salse abbondano ovunque.
I piatti tipici irlandesi sono: lo stufato irlandese, bacon bollito con cavolo, pudding (sia nero che bianco), salmone irlandese affumicato e pane integrale. Mangiano molti dolciumi e torte, quelli tipici sono sopratutto la torta di mele, quella di rabarbaro e le cheesecake.
L’acqua non fa parte delle loro abitudini… preferiscono accompagnare i loro pasti con Coca Cola, Sprite, aranciata, latte o tea!!! Le tipiche bibite irlandesi sono il sidro di mela Bullmers, la birra Smithwick’s e ovviamente la Guinness, che in realtà non è così diffusa tra i ragazzi perché a loro detta, è troppo pesante e soprattutto amara.
Il sistema scolastico irlandese è completamente differente da quello italiano. Innanzitutto bisogna indossare la divisa sia nella scuola primaria che in quella secondaria. Non esistono gli indirizzi o le specializzazioni, ma soltanto un notevole numero di materie a scelta. Alcune di queste sono obbligatorie come per esempio Matematica, Inglese, Religione, Ginnastica, Career ed Enterprise. Inoltre, durante il corso dell’anno, lo studente può decidere di cambiare materie e, laddove possibile, anche il livello.
Le giornate scolastiche iniziano alle 9:00 anziché alle 8:00, per finire poi alle 15:40 interrotte solo dalla pausa merenda e quella per il pranzo (che può essere consumato nella mensa interna). La durata delle lezioni è di 35/40 minuti e alla fine di ogni materia sono gli studenti a dover cambiare classe in base alla lezione successiva e non i professori. La mia ex-scuola si chiama Our Lady’s Templemore è enorme e super attrezzata, infatti ogni classe ha una lavagna multimediale ed un computer. Ci sono circa quattro aule di informatica, tre laboratori di chimica, biologia e fisica, una palestra, un laboratorio d’arte, una classe di musica con nuovissimi strumenti musicali, due aule di falegnameria e due librerie. Ci sono inoltre un’ area di ritrovo e due cortili su entrambi i lati dell’edificio.
Offre una grande quantità di attività extrascolastiche tra cui la possibilità di partecipare al coro della scuola, all’orchestra o ad un’attività sportiva come basket, calcio, pallavolo, hokey o hurling.
L’hurling è un antico sport irlandese di origini preistoriche ma che viene giocato ancora adesso a distanza di 3000 anni. Lo scopo del gioco è quello di fare goal colpendo una pallina chiamata “sliotar” utilizzando solo una mazza di legno detta “hurler”.
L’attuale squadra di hurling della mia scuola è molto forte e infatti quest’anno, per la prima volta dopo 39 anni ha vinto la Dr. Hurty Cup, una competizione a livello nazionale.
L’elevato costo dei mezzi di trasporto e l’impossibilità dei miei genitori di accompagnarmi, mi ha limitato negli spostamenti e nei viaggi interni. Nonostante tutto però non mi sono persa il festeggiamento più sentito dagli irlandesi: il St. Patrick’s Day.
Penso che tra tutte le festività Irlandesi, questa sia la mia preferita. È incredibile vedere quanto gli Irlandesi siano legati a tale evento. Iniziano ad organizzarsi già da Gennaio, con parate, costumi, cori e cene.
In questa giornata ho deciso di godermi la parata a Limerick poiché andare a Dublino era impossibile anche solo da pensare, considerando che la città era tutta bloccata già dalla giornata precedente.
Nonostante quel giorno fosse piovoso e freddo era possibile sentire lo spirito irlandese in ogni caso. Ti senti irlandese pur non essendolo ed è una sensazione bellissima. È l’occasione per vestirsi nella maniera più bizzarra e stravagante, senza la preoccupazione di essere giudicato. Si può incontrare gente di ogni tipo a partire da folletti, trifogli, fatine e persone con la bandiera irlandese dipinta su tutta la faccia. I festeggiamenti iniziano alle 8 del mattino e durano fino all’indomani senza mai fermarsi. Ahimè questo succede anche riguardo al bere, infatti dopo poche ore molta gente è già completante ubriaca.
Ci sarebbero ancora tantissime altre cose da raccontare ma concludo con il dire che il calore e l’accoglienza irlandese, mi hanno reso questa un’esperienza indimenticabile. Mi hanno messo alla prova con me stessa, mi hanno fatto crescere molto sotto alcuni aspetti e sicuramente mi hanno aiutato ad affrontare la mia timidezza.
Mi sento fortunata per la bellissima opportunità che mi è stata offerta, che ripeterei un altro milione di volte e che consiglierei senza ombra di dubbio a chi volesse vivere qualcosa di così straordinario.

Serena Cosso, V E tur 

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