Quinta
superiore. L'anno “fatidico”. Quando cinque anni fa ho varcato la
soglia di questo Istituto per la prima volta, mai avrei pensato che
potessero passare così in fretta; eppure i parenti me lo hanno
sempre detto: “Goditi i tuoi anni migliori, rimpiangerai la
scuola...”
E
in effetti sto già cominciando a sentirne la mancanza, se penso che
l'anno prossimo una buona parte della mia vita cambierà, però mi
sento anche pronta per questo tipo di cambiamento, e sono impaziente
di iniziare un nuovo capitolo. Da luglio in poi avrò carta bianca.
Fino
ad ora ho dovuto scegliere solo l'indirizzo della scuola superiore
che volevo frequentare e limitarmi a svolgere i miei “doveri” di
studente, ma ho l'impressione che sia stato fin troppo facile, in
confronto a ciò cui dovrò pensare d'ora in avanti.
Sono
sempre stata una persona decisa. Infatti ho già scelto la strada che
voglio percorrere una volta finito questo ultimo anno: continuare a
studiare all'Università. Ovviamente mi informerò meglio durante
questi mesi, però ho scoperto l'esistenza di una facoltà che
incontra completamente i miei sogni futuri: intermediazione
linguistica. Si tratta di una quinquennale dove si approfondiscono
due lingue a scelta (nel mio caso inglese e tedesco) e negli ultimi
due anni una specializzazione in traduzione e interpretariato. Sono
ancora indecisa su quale ramo di questi campi potrebbe piacermi di
più, ma sono sicura che lo capirò durante gli anni, quando mi
verranno anche spiegate meglio le numerose figure professionali che
offre questo tipo di lavoro. Devo ammettere che durante la visita
dello scorso anno al Parlamento Europeo di Strasburgo sono rimasta
affascinata da come gli interpreti traducevano il dibattito in corso,
però mi piace molto fare traduzioni scritte. Comunque per questo
avrò tempo di scegliere con più calma.
Per
quanto riguarda il luogo dove frequenterò i miei studi, almeno per i
primi tre anni, sarà Genova; dopodiché potrei terminarli in altre
città italiane con Università più “prestigiose”, ma bisogna
capire se mi sentirò pronta a lasciare “casa”. Ad ogni modo, ho
sempre sognato un futuro nei Paesi del Nord Europa (dopo averli
visitati in vacanza), in particolare nella capitale inglese, perché
mi sono subito sentita a mio agio rispetto al loro modo di vivere e
alle loro priorità (l'impegno massimo nel lavoro, mentre in Italia,
ad esempio, si dà più importanza alla costruzione di una famiglia).
Sono
consapevole delle difficoltà che un trasferimento lontano da casa
potrebbe comportare, ma presumo che, se ne incontrerò, faranno parte
del mio percorso di crescita.
Ho
dimenticato di aggiungere che la facoltà che voglio frequentare ha
un test d'ingresso, ma se devo essere sincera, non mi preoccupa poi
così tanto, potrò studiare nei mesi estivi, ed essendo sulle
materie che preferisco, non dovrebbe generare problemi.
Spero
che tutta questa sicurezza non mi si ritorca contro.
Sento
ugualmente un “vento di cambiamento” che sta arrivando...
Sento
che “sto diventando grande” e che la “piccola me” mi sta già
sfuggendo di mano...
Forse
avevano ragione i parenti.
Iris Tagliani, V E tur
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