giovedì 4 dicembre 2014

L'ITALIA E L'ALFABETIZZAZIONE 3) La scolarizzazione dai primi del '900 alla Costituzione


Primo Novecento
Si iniziano a vedere gli effetti positivi, se pur limitati, del sistema scolastico. Scende l'analfabetismo e compare per la prima volta il fenomeno della disoccupazione intellettuale. Il dibattito di quegli anni, destinato sul momento a non avere conseguenze pratiche, è particolarmente vivace sui temi della proposta della istituzione di una scuola media unica, sulla quale furono rilevanti le opinioni di Giovanni Gentile e di Gaetano Salvemini, e sulla questione della laicità della scuola.

La legge Orlando (1904)
La legge Orlando prolungò l'obbligo scolastico fino al dodicesimo anno di età, prevedendo l'istituzione di un "corso popolare" formato dalle classi quinta e sesta. Impone ai Comuni di istituire scuole almeno fino alla quarta classe, nonché di assistere gli alunni più poveri ed elargisce fondi ai Comuni con modesti bilanci. I problemi della scuola sono al centro di un vivace dibattito culturale che vedono coinvolte riviste come "La voce" di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini; principali oggetti di dibattito sono le proposte di riforma della scuola media inferiore e la questione dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole elementari.

La legge Daneo - Credaro
La legge Daneo-Credaro, votata nel 1911 durante il ministero Giolitti, rese la scuola elementare, fino ad allora gestita dai comuni, un servizio statale, ponendo a carico dello stato il pagamento degli stipendi dei maestri elementari, così da poter disciplinare l'obbligo in modo più vigoroso anche in quelle realtà locali molto disagiate in cui i bilanci comunali non avevano consentito, in precedenza, una corretta organizzazione della scuola. La sua applicazione fu problematica anche per il sopraggiungere della prima guerra mondiale.

La riforma Gentile (1923)
Nel primo governo Mussolini (1922-1924) è Ministro della Pubblica Istruzione il filosofo Giovanni Gentile. La sua nomina ed il suo operato segnano la convergenza tra cultura neoidealista e buona parte degli ambienti cattolici. Espressione della borghesia conservatrice, la riforma Gentile (definita da Mussolini "la più fascista delle riforme") prevedeva cinque anni di scuola elementare uguale per tutti, frequentata da tutti gli aventi diritto con iscrizioni in base all'anno di nascita. La scuola elementare aveva scansione 3+2, preceduta da un grado preparatorio di tre anni (scuola materna), e seguita da un grado successivo chiamato scuola media inferiore, con diversi sbocchi, seguito a sua volta dalla scuola media superiore, di tre anni per il liceo classico, di quattro per il liceo scientifico, di tre o quattro anni per i corsi superiori dell'istituto tecnico, dell'istituto magistrale e dei conservatori.
Le scuole medie acquisivano un sistema a "doppio canale": da un lato un canale che consentiva, o meglio impegnava il giovane al proseguimento degli studi alle scuole superiori per ottenere un titolo di studi valido (per accedere a questo canale lo studente doveva superare uno specifico esame di cultura generale), dall'altro un canale che immetteva direttamente lo studente, al termine dei tre anni, nel mondo del lavoro senza consentire un proseguimento degli studi.
La riforma Gentile portava comunque l'obbligo dello studio a 14 anni di età.


Istituzione della scuola di avviamento professionale (1928)
Nel 1928 il ministro Giuseppe Belluzzo, con il Testo Unico n. 577, istituì la Scuola di avviamento professionale al posto dei corsi postelementari e la scuola complementare.

La carta della scuola (1939)
Proposta di riforma complessiva del sistema scolastico dovuta al ministro Giuseppe Bottai. Esprime la consapevolezza della necessità di una scuola di massa, distinta e gerarchizzata al suo interno, per le esigenze dell'economia e del regime. Anche a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale, rimase sulla carta, ad eccezione della legge del 1940 che creava la Scuola media, triennale, unificando i corsi inferiori di Licei, Istituti tecnici ed istituti magistrali, ma lasciando permanere un secondo canale costituito dalla Scuola di Avviamento professionale.

La scuola nella Costituzione del 1948

Nella Costituzione della Repubblica Italiana (art. 34) viene stabilita l'istruzione pubblica, gratuita e obbligatoria per almeno 8 anni. Viene sancita la libertà di istituire scuole "senza oneri per lo stato" formula che avrà una interpretazione controversa nei decenni successivi.
Tuttavia restava il sistema scolastico precedente: scuola elementare quinquennale e i tre anni successivi divisi in “scuola media” (che permetteva di proseguire gli studi grazie alla materia del latino) e “scuola di avviamento professionale” (che senza l'insegnamento del latino, escludeva da qualsiasi proseguimento degli studi). Quest'ultima sarà abolita con la riforma della scuola media unica nel 1962.
Il 6 agosto 1948 fu inaugurato dal presidente del Consiglio De Gasperi e dal ministro Gonella il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione con competenze dalla scuola primaria a quella universitaria

(informazioni ricavate dal web e dai testi di storia)

La Redazione

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