domenica 8 marzo 2020

I giorni del Corona virus - Le riflessioni di Andrea

Oh l’Italia, il paese della bella vita, il paese del mare e della montagna, dell’arte e del cibo, dei profumi e delle canzoni...
Ma è anche il primo paese per contagiati di Corona virus in Europa e terzo nel mondo!
Pura casualità? No, è solo colpa nostra. Da sempre ci siamo evidenziati nel mondo come quelli che “se ne fregano” o quelli che, in qualche modo, fanno quello che vogliono, senza pensare alle conseguenze.
Beh in questo caso la nostra ignoranza ci ha punito, c’è chi si è allarmato troppo svuotando i supermercati al primo caso di Corona virus in Italia, anche se si trovavano lontani da esso, e c’è chi invece non si è minimamente preoccupato pur essendo a stretto contatto coi primi contagi, muovendosi, spostandosi, continuando a vivere come se nulla fosse, facendo così il contrario di tutto ciò che una persona in questi stati di emergenza non deve fare.
Fine Febbraio, la gente è in panico e “scappa” via dalle città verso altre regioni, che bella mossa, portando il virus ad espandersi. Prima o poi doveva succedere, purtroppo, come ho già detto, siamo un paese di stupidi e gli stupidi sono i primi a beccarsi le malattie. Iniziano le varie “quarantene” e ovviamente c’è chi non le rispetta, beh ma questo è un “caso” a parte.
Il primo “caso” di Corona virus, invece nasce in Cina, a Wuhan. Una grande città industriale con più di 11 milioni di abitanti. Inizialmente sembrava tutto così confuso, una semplice influenza oppure un’epidemia? Colpisce solo alcune persone oppure tutte? La disinformazione ha causato un grosso contagio nella città in questione, che è stata dopo pochi giorni “barricata” e tutti erano chiusi in casa. Il modo migliore per fermare o almeno “limitare” il virus, infatti, è quello di contenere le persone infette e sospette in un ristretto luogo, per evitare che si espanda. Quando si parla di Cina si parla di numeri, infatti il numero di contagiati attuale è di 80 mila persone… Trovo spaventoso questo numero, anche se, calcolato sulla popolazione totale della Cina, è nulla in confronto. Ciò che più mi preoccupa è come l’Italia reagirà, come limiteremo il contagio per evitare di toccare quei numeri che si vedono in Cina. Non sono per niente fiducioso, perché come ho già detto, se verranno prese delle misure di sicurezza la maggior parte degli Italiani non le rispetterà, come ammetto di non averle rispettato anch’io involontariamente.
Da poco hanno prolungato la chiusura delle scuole e di teatri, cinema, pub, impianti sportivi… insomma tutti i luoghi dove masse di persone si possono incontrare. Giustamente direi, è il minimo che si possa fare, ma c’è chi invece è indignato perché le partite di calcio non vengono disputate… cosa? Anch’io amo il calcio ma a tal punto da rischiare una pandemia, perché così sta diventando, no grazie.
Da quando è arrivato in Italia il Signor Virus ho sempre sostenuto una cosa, o si chiude tutto o non si chiude niente. Perché pensandoci, se chiudiamo le scuole ma la gente continua a lavorare stiamo solo “ritardando” o “alleviando” l’epidemia. Prendiamo per esempio un postino che deve continuare a lavorare, stare a contatto con tutti i suoi colleghi, toccare portoni, porte, fogli o cos’altro che chissà da chi sono stati toccati. Non sto dicendo che il virus si prende toccando qualsiasi cosa, ma la possibilità c’è. E perché dobbiamo rischiare? Bisogna stroncarlo sul nascere, prima che diventi ingestibile. E cosa più importante, va fatto adesso!
Pregare che tutto questo finisca è inutile, io a Genova la sto vivendo bene, ma c’è chi a pochi kilometri di distanza non può uscir di casa e non vorrei trovarmi nella loro situazione. Il punto non è “speriamo che tutto finisca” perché non esiste una bacchetta magica, bisogna rimboccarsi le maniche. Il punto è “speriamo che L’Italia si svegli!”.

Andrea Carbone, V D TUR

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