Il Corona virus giunge inizialmente nella città di Wuhan, situata nel centro-est della Cina, ma inizia ad espandersi in breve tempo e con molta facilità nel restante territorio cinese. Nonostante le origini di questo virus siano strettamente legate al mondo animale (in principio unica specie in grado di contrarlo), a causa di alcuni fenomeni sconosciuti alla comunità scientifica, la trasmissione di esso è riuscita a contaminare anche l’uomo. Questo virus presenta sintomi analoghi ad una comune influenza stagionale, quali febbre, tosse e difficoltà respiratorie; da considerare però l’esistenza di casi più gravi, dove tali sintomi potrebbero sviluppare problemi più consistenti, come polmoniti, sindromi respiratorie gravi o, in casi eccezionali, la morte.
Con il trascorrere delle settimane, non riuscendo a contenere il contagio, il virus inevitabilmente è uscito dai confini cinesi per espandersi in Europa, provocando un allarme internazionale, e ad oggi uno dei paesi più colpiti risulta essere l’Italia, con più di 3000 contagiati su tutto il territorio nazionale, interessando prevalentemente le zone lombarde, venete, emiliane e liguri.
Vivendo il problema dalla mia situazione, ovvero quella di una ragazza comune che risiede nel capoluogo ligure, sento intorno a me un clima caratterizzato da molta tensione. Passeggiando per le vie della città, salta subito all’occhio la quantità di strutture pubbliche temporaneamente chiuse a causa del virus, quali cinema e teatri, oppure il numero basso di persone presenti all’aria aperta o sui mezzi pubblici. Io stessa sono preoccupata da cosa ci riserverà il futuro di questa malattia, ma non per questa ragione ci dovremmo sentire costretti a bloccare l’andamento di un paese.
Tuttavia, per far fronte a questa epidemia, il governo italiano, oltre che a ribadire le accortezze da avere durante la quotidianità (ovvero detergersi regolarmente le mani ed evitare i contatti con il pubblico), ha preso come provvedimento la chiusura di scuole ed università in tutto il paese per svariate settimane, le quali continuano ad aumentare a discapito degli studenti. Comprendo le difficoltà nel gestire la situazione da parte del governo, ma non sarà chiudendo gli istituti che si risolverà il problema.
Da non dimenticare il dettaglio più importante, ovvero, nonostante il numero elevato di contagi, il tasso di mortalità ammonta ad una percentuale minima, la quale colpisce prevalentemente persone anziane o con malattie pregresse. Purtroppo molta gente, non essendo a conoscenza di questi dati, esprimendo i propri pareri come fossero verità assolute, alimenta solamente la falsa informazione e l’odio reciproco; esempio è il disprezzo, talmente forte da poter essere definito razzismo, nato contro chiunque sia di origine cinese, perché ritenuto responsabile della nascita del virus. Vivere in una società dove tossire o starnutire in pubblico significherebbe essere emarginato perché considerato un “appestato”, o dove una persona d’origine asiatica debba sentirsi costretta a dichiarare la propria nazionalità, e dimostrare di non provenire dalla Cina, per paura di essere aggredito o insultato, è impensabile e sicuramente più spaventoso di una malattia dichiarata “curabile”.
Per concludere, non giudico le persone impaurite dal “Coronavirus” ma semplicemente, per evitare fraintendimenti, bisognerebbe informarsi accuratamente (prendendo sempre le giuste precauzioni), e soprattutto senza farsi prendere dal panico, perché a tutto esiste una soluzione.
Francesca Bassignani, V D TUR
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