Si tratta di “Covid-19” (comunemente conosciuto con l'appellativo di “Coronavirus”), una malattia infettiva che ha visto il suo radicarsi in Cina, precisamente nella città di Wuhan. I sintomi provocati da questa infermità sono pressocchè di tipo febbrile e respiratorio, quindi facilmente riconducibili ad una normale influenza nella quale si presentino tosse secca, affanno o mal di testa, sebbene, con la sostanziale differenza di essere fattori determinanti allo sviluppo di patologie più gravi, come sepsi o polmonite.
Non sono ancora ben chiare quali siano le cause responsabili della sua proliferazione, ma ci sono buone probabilità che abbia origini animali e che sia stato, per ragioni ad oggi ancora sconosciute, trasmesso all'uomo. Sebbene quella che rappresenta l'attuale emergenza sanitaria sembrasse tanto lontana, a causa del suo alto livello di contagio, nel giro di poche settimane il virus è riuscito ad insediarsi con una certa facilità anche nel nostro paese, generando una situazione piuttosto complicata, caratterizzata da panico ed isteria.
La prima regione italiana ad essere stata fortemente colpita da questa piaga è stata la Lombardia, dove le principali concentrazioni epidemiche riconosciute sono state Milano e la cittadina Codogno (dagli esperti definita “il focolaio”, ovvero l'area che presenta il maggior numero di contagiati); seguono in ordine Veneto, Piemonte, Emilia – Romagna e Liguria. Per poter contrastare nel migliore dei modi questa grave situazione, sono state emesse specifiche direttive, valide a livello nazionale, sulle misure da adottare necessarie per poter evitare una maggiore diffusione del contagio, come: lavarsi ripetutamente le mani, disporre e fare uso di personale disinfettante ed evitare luoghi affollati. Trattando nello specifico della nostra regione, nonostante la Liguria non presenti un numero di casi paragonabile a quello delle cosiddette “zone rosse”, la situazione risulta comunque allarmante e si è dunque visto necessario prendere alcuni provvedimenti a riguardo, soprattutto in seguito ai casi verificatisi ad Alassio e La Spezia.
Trovo comunque che il lavoro di prevenzione effettuato sul luogo in merito alla questione sia stato ottimale e credo che Genova, con il suo contenuto numero di contagiati, ne sia un esempio eccellente.
Ciò nonostante, è bene riconoscere che sono state diverse le problematiche insorte in città, le quali prevalentemente determinate da un eccessivo allarmismo e da un'inadeguata informazione, elementi rivelatisi piuttosto dannosi in un momento critico come questo. Abbiamo difatti assistito all'adozione di comportamenti, da parte dei cittadini, dettati da quella che si potrebbe definire “psicosi collettiva”, la quale ha inevitabilmente portato a danni di vario tipo. Parliamo soprattutto di difficoltà nel reperire materie attualmente indispensabili per fronteggiare questa emergenza (quali disinfettanti per le mani e mascherine protettive), ma anche beni di prima necessità, di cui una buona parte, a causa di questa condizione, carente all'interno dei supermercati.
Posso infine concludere affermando che le mie considerazioni in materia sono ben chiare: è bene che ognuno faccia la sua parte, rispettando sé stesso e soprattutto chi ha attorno.
Secondo le opinioni degli esperti e la nuova normativa, la scelta più coscienziosa da fare sarebbe quella di restare il più possibile a casa (salvo per spostamenti ritenuti necessari, come ad esempio di tipo lavorativo), in modo tale da ridurre al minimo la possibilità di diffondere eventuali contagi.
Personalmente, credo che l'approccio che si chiede di mantenere nei confronti di questo contesto sia un qualcosa a cui chiunque disponga di un minimo di giudizio possa adempiere ed è per questo che mi auguro profondamente che, presto, si inizi a far fronte al problema in maniera seria e con un maggiore occhio di riguardo da parte di tutti.
Martina Corso, V D TUR
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivi qui il tuo commento: sarà pubblicato dopo la moderazione.