domenica 8 marzo 2020

I giorni del Corona virus - Il memoriale del "vecchio" Daniele

Genova, 13 Gennaio 2079

Nel lontano 2020 nella nostra amata nazione, l’Italia, ma anche in tutto il resto del mondo, si affrontò una cosiddetta Epidemia Mondiale, causata da un nuovo virus mai registrato dagli scienziati di tutto il mondo, il Covid-19, più banalmente conosciuto come Corona Virus, nome applicato al caso, proprio perché il batterio era a forma di corona.

Mentre il virus era in circolazione, affrontammo la situazione come se fossimo in un film, sì esatto, come nel grandioso film “Io sono leggenda” con Will Smith, dove interi scaffali di supermercati venivano svaligiati, le farmacie erano costrette a chiudere perché non potevano fornire più nulla e, man mano che si andava avanti, ogni struttura, partendo dalle scuole fino a arrivare a discoteche, pub, ristoranti ecc, veniva chiusa (ovviamente nel film le condizioni erano diverse e ben peggiori).
Ogni giorno venivamo imbottiti di informazioni vere o false che in molti casi creavano allarmismo, perché la gente purtroppo anche nel 2020 era ignorante: bastava che una notizia venisse lanciata sul web o in giro per le strade, in maniera sbagliata o leggermente diversa dalla realtà, e si andavano a creare scenari impensabili, ovvero in molti casi il panico più assoluto. Non nego, perché sarei un bugiardo, che le morti che ci furono, anzi, al tempo furono molte, perché ogni giorno si sentivano casi in qualsiasi parte del mondo, ma se le cose vanno dette, le si devono dire bene: nel primo mese, se non ricordo male, la percentuale di mortalità del virus era del 0,02% perché esso colpiva in gran numero le persone anziane, o persone affette già da uno o più tumori, poi è anche vero che questo numero si alzò fino a superare il 4%, però rimase sempre una percentuale molto bassa di decessi per il virus, e sulla morte non ci sono scuse, però colpiva gli anziani, come sono ora io, o le persone con gravi difficoltà di salute. Al tempo io ero giovane e non mi preoccupavo, perché sapevo che essendo forte e giovane la potevo combattere, infatti io e i miei amici, con tutte le accortezze del caso, uscivamo tranquillamente, dedicando tempo allo studio ma anche allo svago, anche se quest’ultimo in parte ci era stato giustamente limitato, come andare in discoteca o bersi una birra al bar.

In queste righe del mio breve memoriale, voglio però spiegare, innanzitutto, dove e da cosa nacque il virus. Quel “Covid-19” nacque nel dicembre del 2019 in Cina, nella città Wuhan, città nel centro della nazione Cinese dove una parte della popolazione delle zone rurali si nutriva di animali non certo consueti sulle nostre tavole, partendo dai ratti, passando da qualsiasi pesce crudo o appena pescato (magari solo per fare video singolari o apparire al mondo esterno) per arrivare a pipistrelli, cani e gatti! Quella malattia era dovuta a un virus che normalmente si trovava nei pipistrelli e, se non ricordo male, un abitante di Wuhan mangiò un pipistrello portatore del Covid-19 e cominciò a portarselo dietro spargendo il virus. Come ho già detto in precedenza, le notizie che venivano messe in giro potevano essere fraintese o falsate, infatti al tempo circolavano anche voci che il virus fosse stato diffuso sul pianeta terra dall’uomo stesso, per diminuire la popolazione; o ancora, una voce che circolava era quella di una terza guerra mondiale batteriologica iniziata dagli americani, per combattere economicamente la potentissima Cina del tempo: diciamo che, se fosse vero, il piano riuscì, perché i mercati cinesi e le loro aziende persero molto.

Nella mia amata Italia invece si diffuse mesi dopo, e mi ricordo che quando si venne a sapere del primo caso italiano io ero in Francia, con la mia scuola, per uno stage e ci dissero che se si fosse espansa brutalmente saremmo dovuti rimanere ancora per molto lì. Il primo focolaio italiano fu a Codogno in Lombardia, dove una signora di 79 anni andata in viaggio in Cina, era tornata in patria infetta, dando inizio a una inevitabile epidemia. Mi ricordo che le scuole chiusero prima per una settimana, poi fino ad arrivare a un mese di stop senza lezioni. Quell’anno, inoltre, io e miei compagni del 2001 avevamo la tanto temuta maturità, che non mi ricordo nemmeno in che modo la affrontammo, perché ovviamente la mancanza di lezioni per più di un mese si fece sentire sul programma.

Oggi auguro ancora molti anni di salute ai miei due figli Bianca e Pietro, e dico loro, da padre, solo questo: in caso io non ci fossi più e dovesse nascere una situazione simile a quella del 2020, fate in modo di non creare allarmismo inutile, bisogna informarsi e affrontare il o i problemi in maniera civile e ordinata, perché il resto non serve a nulla.

Daniele Scaccianoce, V D TUR

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