QUI la prima puntata
Quando vidi il cielo schiarire, ero già in piedi da un pezzo.
Quando mi accorsi che stava sorgendo il sole andai alla finestra rivolta ad est e vidi il cielo diventare prima azzurro, poi bianco, giallo e oro. Poi vidi spuntare il sole: lo spettacolo più bello del mondo!
Quando lo spettacolo fu finito, mi rimisi a sedere sul divano, guardando la piuma. Dopo qualche ora, arrivò mia madre che si stupì che io fossi già in piedi e mi disse che sarebbe andata in paese a fare qualche compera e che sarebbe tornata entro le 11.30.
Bene! Così posso parlare con Ryan!
Ovviamente non le dissi niente della piuma. Le dissi solo che non riuscivo a dormire e quindi mi ero alzata per vedere l’alba.
“Preparo io la colazione a Ryan!” dissi “Tu vai tranquilla!”
“Grazie, tesoro!” mi rispose, prese la giacca e uscì.
Con calma preparai la colazione e, visto che mio fratello non scendeva, decisi di salire io. Presi un vassoio, ci posai sopra due tazze di latte e salii.
Ryan dormiva ancora. Posai il vassoio sulla scrivania e mi sedetti accanto a lui. Era mezzo scoperto e abbracciava il cuscino, come quando era piccolo. Gli passai una mano tra i capelli spettinati e lui aprì appena gli occhi. “Buongiorno Scimmietta!” gli dissi.
“Buongiorno Tata!” mi rispose, mettendosi a sedere sul letto.
“Ti ho portato la colazione!”
“Grazie! Da quanto tempo sei sveglia?”
“Da stanotte!”
Sgranò gli occhi, improvvisamente sveglissimo. “Non hai più dormito?”
Scossi la testa.
“Ti ha sconvolto così tanto quel battito d’ali?” mi chiese.
“Non è stato il battito d’ali… Ma questa!” dissi, mostrandogli la piuma.
“Una piuma?!” disse scettico.
“Guarda il colore! Non è normale!”
La prese e la studiò. “In effetti hai ragione… L’hai trovata sul davanzale?”
Annuii “E non è tutto! Quando mi sono svegliata per il rumore delle ali stavo sognando degli occhi.”
“Degli occhi?” mi chiese curioso.
“Sì, degli occhi dello stesso colore di questa piuma.”
“Interessante…”
“Non può essere una coincidenza, capisci?”
Lui annuì, continuando a guardare la piuma. “Questo fa supporre che il battito d’ali non te lo sia sognato e che tutto sia collegato col tuo sogno…”
“Già…”
Poi Ryan si alzò di corsa e prese una penna e il mio blocchetto di post-it dalla scrivania. “Raccontami bene il tuo sogno!” mi disse.
“Non c’è molto da dire. Vedevo solo questo paio di occhi blu notte che mi fissavano. Non avevano un’espressione particolare e non so se fossero di un maschio o di una femmina.”
“Oltre agli occhi non vedevi nient’altro, quindi…”
“No. Tutto il resto era buio.”
Mentre parlavo aveva scritto qualcosa sul primo post-it del blocchetto, poi girò lo specchio che avevamo in camera e ce lo appiccicò dietro. “Questo è il tuo sogno.” disse, poi scrisse qualcos’altro su un altro post-it e lo appiccicò a fianco a quello di prima “Questo è l’orario di quando hai sentito le ali e… abbiamo delle puntine?”
“Credo di sì, ma che vuoi fare?”
“Dove?” mi chiese ignorando la mia domanda
“Guarda nel cassetto…”
“Trovate! …E qui abbiamo la piuma!” disse, appuntandola a fianco ai post-it.
“Mi vuoi spiegare?” gli chiesi
“Si vede che non guardi i polizieschi!” lui ne era appassionato, io li detestavo “Allora su questo post-it ho scritto il tuo sogno: occhi blu, nessuna espressione, maschio o femmina, buio intorno”
“Ok…”
“Poi in questo ho scritto l’orario in cui hai sentito il battito d’ali: le 3.33”
Annuii “C’è qualcosa di strano anche nell’orario. Le 3.33…” dissi quasi tra me.
“Già!” acconsentì lui “E poi ho attaccato la piuma che è l’unica prova materiale che abbiamo”
“D’accordo… Come pensi di risolverla questa cosa?”
“Non lo so. Finora abbiamo troppi pochi indizi…”
“Quindi dovrei… procurarmene degli altri?”
“Sì. Solo che non puoi sognare a comando…”
Restammo a pensare e intanto il mio latte si era raffreddato.
I nostri pensieri furono interrotti dall’arrivo della mamma. Svelta, rigirai lo specchio e, rivolgendomi a Ryan, mi misi un dito sulle labbra come per dirgli di mantenere il più assoluto silenzio sulla questione e lui si mise una mano sul cuore. Gli sorrisi, grata.
Quando mi accorsi che stava sorgendo il sole andai alla finestra rivolta ad est e vidi il cielo diventare prima azzurro, poi bianco, giallo e oro. Poi vidi spuntare il sole: lo spettacolo più bello del mondo!
Quando lo spettacolo fu finito, mi rimisi a sedere sul divano, guardando la piuma. Dopo qualche ora, arrivò mia madre che si stupì che io fossi già in piedi e mi disse che sarebbe andata in paese a fare qualche compera e che sarebbe tornata entro le 11.30.
Bene! Così posso parlare con Ryan!
Ovviamente non le dissi niente della piuma. Le dissi solo che non riuscivo a dormire e quindi mi ero alzata per vedere l’alba.
“Preparo io la colazione a Ryan!” dissi “Tu vai tranquilla!”
“Grazie, tesoro!” mi rispose, prese la giacca e uscì.
Con calma preparai la colazione e, visto che mio fratello non scendeva, decisi di salire io. Presi un vassoio, ci posai sopra due tazze di latte e salii.
Ryan dormiva ancora. Posai il vassoio sulla scrivania e mi sedetti accanto a lui. Era mezzo scoperto e abbracciava il cuscino, come quando era piccolo. Gli passai una mano tra i capelli spettinati e lui aprì appena gli occhi. “Buongiorno Scimmietta!” gli dissi.
“Buongiorno Tata!” mi rispose, mettendosi a sedere sul letto.
“Ti ho portato la colazione!”
“Grazie! Da quanto tempo sei sveglia?”
“Da stanotte!”
Sgranò gli occhi, improvvisamente sveglissimo. “Non hai più dormito?”
Scossi la testa.
“Ti ha sconvolto così tanto quel battito d’ali?” mi chiese.
“Non è stato il battito d’ali… Ma questa!” dissi, mostrandogli la piuma.
“Una piuma?!” disse scettico.
“Guarda il colore! Non è normale!”
La prese e la studiò. “In effetti hai ragione… L’hai trovata sul davanzale?”
Annuii “E non è tutto! Quando mi sono svegliata per il rumore delle ali stavo sognando degli occhi.”
“Degli occhi?” mi chiese curioso.
“Sì, degli occhi dello stesso colore di questa piuma.”
“Interessante…”
“Non può essere una coincidenza, capisci?”
Lui annuì, continuando a guardare la piuma. “Questo fa supporre che il battito d’ali non te lo sia sognato e che tutto sia collegato col tuo sogno…”
“Già…”
Poi Ryan si alzò di corsa e prese una penna e il mio blocchetto di post-it dalla scrivania. “Raccontami bene il tuo sogno!” mi disse.
“Non c’è molto da dire. Vedevo solo questo paio di occhi blu notte che mi fissavano. Non avevano un’espressione particolare e non so se fossero di un maschio o di una femmina.”
“Oltre agli occhi non vedevi nient’altro, quindi…”
“No. Tutto il resto era buio.”
Mentre parlavo aveva scritto qualcosa sul primo post-it del blocchetto, poi girò lo specchio che avevamo in camera e ce lo appiccicò dietro. “Questo è il tuo sogno.” disse, poi scrisse qualcos’altro su un altro post-it e lo appiccicò a fianco a quello di prima “Questo è l’orario di quando hai sentito le ali e… abbiamo delle puntine?”
“Credo di sì, ma che vuoi fare?”
“Dove?” mi chiese ignorando la mia domanda
“Guarda nel cassetto…”
“Trovate! …E qui abbiamo la piuma!” disse, appuntandola a fianco ai post-it.
“Mi vuoi spiegare?” gli chiesi
“Si vede che non guardi i polizieschi!” lui ne era appassionato, io li detestavo “Allora su questo post-it ho scritto il tuo sogno: occhi blu, nessuna espressione, maschio o femmina, buio intorno”
“Ok…”
“Poi in questo ho scritto l’orario in cui hai sentito il battito d’ali: le 3.33”
Annuii “C’è qualcosa di strano anche nell’orario. Le 3.33…” dissi quasi tra me.
“Già!” acconsentì lui “E poi ho attaccato la piuma che è l’unica prova materiale che abbiamo”
“D’accordo… Come pensi di risolverla questa cosa?”
“Non lo so. Finora abbiamo troppi pochi indizi…”
“Quindi dovrei… procurarmene degli altri?”
“Sì. Solo che non puoi sognare a comando…”
Restammo a pensare e intanto il mio latte si era raffreddato.
I nostri pensieri furono interrotti dall’arrivo della mamma. Svelta, rigirai lo specchio e, rivolgendomi a Ryan, mi misi un dito sulle labbra come per dirgli di mantenere il più assoluto silenzio sulla questione e lui si mise una mano sul cuore. Gli sorrisi, grata.
Chiara Benassi, II E TUR
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