Da anni,
in Italia e nel mondo, esistono coppie di omosessuali che vivono insieme
proprio come una famiglia ma, a causa dell’assenza di una giurisprudenza al
riguardo, non possono legalizzare la loro unione. In alcuni Paesi esistono
leggi che regolamentano queste unioni ma, sfortunatamente, questo non accade
ovunque.

Il matrimonio gay è la legalizzazione civile dell’unione di due
persone dello stesso sesso. Questo comporta l’acquisizione di diritti e doveri
da parte della coppia come la possibilità di ereditare in caso di morte del
coniuge, di prendere decisioni sulla salute del partner, di godere di sconti
famiglia, di avere tutele in caso di separazione, di usufruire della pensione
del coniuge etc.
Attualmente i Paesi in cui la possibilità di contrarre un
matrimonio tra persone dello stesso sesso è prevista dalla legislazione
sono: Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Portogallo, Canada, Sudafrica, Svezia,
Norvegia, Danimarca, Islanda, Argentina, Messico ed in alcuni stati degli
USA come Massachusetts, Connecticut, Iowa, Vermont, New
Hampshire, New York e Washington DC.
Per unione civile, invece, si intende la convivenza tra due
persone non necessariamente omosessuali. Anche questo tipo di legame comporta
alcuni diritti per i coniugi. Così come nel caso dei matrimoni gay, le unioni
civili non sono legalmente riconosciute in tutto il mondo. I Paesi che non
prevedono una legislazione al riguardo sono: Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia,
Irlanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia.
L’acronimo
Pacs sta per Pacte civil de solidarité cioè Patto Civile di Solidarietà ed è una forma di unione civile accettata per
la prima volta in Francia nel 1999. Possono accedere ai Pacs non solo le coppie
omosessuali ma qualunque coppia che intenda legalizzare la propria unione senza
dover necessariamente ricorrere all’istituzione del matrimonio. Sottoscrivendo
questa unione le coppie possono godere di alcuni diritti come l’assistenza del
partner in ospedale, prendere decisioni sulla salute e sulla vita del proprio
compagno, ereditare in caso di decesso.
A volte
la gente dice “matrimoni ok, ma adozioni no” e tu devi sempre stare lì a
sentire gli stessi pregiudizi, le stesse frasi fatte, e devi dare sempre le
stesse risposte, quando magari a loro neanche interessano. Perché è vero, alla
maggior parte delle persone a cui piace dire “no” ad una cosa non gli interessa
sapere perché sarebbe sbagliato, vuole avere ragione ad ogni costo senza sapere
a cosa sta dicendo “no”.
I
bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre e, non sono né il numero né il genere dei
genitori (adottivi o no che siano) a garantire di per sé le condizioni di
sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi
ruoli e le responsabilità educative che ne derivano. In particolare, ciò che è
importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare
che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi
siano conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso. I
bambini hanno bisogno di adulti in grado di garantire loro cura e
protezione,insegnare il senso del limite, favorire tanto l’esperienza
dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia, negoziare conflitti e divergenze,
superare incertezze e paure, sviluppare competenze emotive e sociali.

Sì, le
persone omosessuali possono essere dei buoni genitori, nel senso che l’essere buoni o cattivi genitori non
dipende dall’orientamento sessuale né dall’essere donna o uomo ma da
come si è, da soli e in coppia, e da quello che passa nella relazione col
proprio figlio.
Secondo
l’American Academy of Pediatrics, sono molti i fattori che possono ostacolare
un sano sviluppo psicologico di un bambino, ad esempio la povertà, il divorzio,
la depressione di un genitore, l’abuso di sostanze da parte di quest’ultimo, la
violenza domestica, ma l’orientamento sessuale dei genitori non rientra tra
tali fattori.
Trent’anni
di studi rilevano come le risorse
sociali ed economiche di una famiglia e la forza delle relazioni tra i suoi membri siano elementi molto più
importanti dell’orientamento o del genere sessuale dei genitori
nell’influenzare il benessere e lo sviluppo dei figli.
Bambini
e adolescenti cresciuti da genitori omosessuali hanno un funzionamento emotivo, cognitivo,
sociale e sessuale analogo a quello
di bambini e adolescenti cresciuti da genitori eterosessuali. Il loro
benessere dipende dalla qualità delle relazioni che hanno con i loro genitori,
dalla sicurezza e competenza educativa di questi ultimi e dalla presenza di un
sostegno sociale ed economico per la famiglia e non dall’orientamento o dal
genere sessuale dei genitori.
Il
problema di quelli che dicono “no” alle adozioni è che, in fondo, hanno paura.
Usano i bambini per farsi scudo delle loro paure perché non sono veramente i
bambini che a loro interessano. Se a loro interessasse il loro bene,
s’informerebbero prima di dire “no”. Loro hanno paura perché cade una loro certezza:
il mondo cambia, le persone non vogliono più stare in certe gabbie e decidono
di costruirsi una famiglia con la persona che amano -anche se dello stesso
sesso, e a loro questo fa paura. Se prima conoscevano un solo modo per fare
famiglia e il movimento lgbt gliene mostra degli altri, scatta il meccanismo di
difesa.
Mi
ricorda un po’ una cosa che, credo tutti, abbiamo studiato in storia: si parla
per la prima volta di una cosa nuova, una rivoluzione che a tutti fa paura,
della Terra che gira intorno al Sole. Tutti credevano, come dopotutto è scritto
sulla Bibbia, che fosse il Sole a girare intorno alla Terra e a chi ha provato
a dire il contrario vi ricordate cos’è successo?
Si ripete
tutto, è questo il fatto. Il mondo va avanti ma le persone in fondo sono sempre
le stesse: davanti ad un cambiamento, ad una scoperta, ci si tappa gli occhi,
le orecchie e si cerca di far star zitto chi cerca di parlarne. È questo il
meccanismo di difesa di cui parlo.
Poi si
parla di imposizione. Gli omofobi sono convinti che gli lgbt cerchino di
imporre loro questa“novità”. No. Per alcuni la famiglia è solo uomo e
donna con figli? Va bene, ma non cercare di imporre questo modello di famiglia
a tutta la società; nessuno vieta di costruirsi una famiglia con padre, madre e
figli, ma allo stesso tempo noi alcune persone vorrebbero poter costruire la
loro famiglia come la preferiscono.
Molti
sono ancora ancorati all’idea che senza una madre, i bambini in una famiglia
con due padri ne soffrano. La verità è che non è vero.
La società
maschilista ha inculcato nella testa della gente l’idea che sia la donna a
doversi occupare dei figli. Il padre è più austero e la madre dolce? Non è
vero, è questione di carattere. E il carattere non è dato dai genitali.
Una donna
non è forza dolce e un uomo non è per forza austero. E non c’è nulla di strano
in una donna austera e in un uomo dolce. Da nessuna parte c’è scritto che deve
essere per forza l’uomo, il padre, a dover dare un’educazione severa ai figli
mentre la donna, la madre, li coccola. Sono stereotipi, immagini che ci
portiamo dietro da anni e anni, accentuati con il nazismo, ma restano
questo: STEREOTIPI.
Le
cosiddette figure materne e paterne sono in realtà dei ruoli
“inventati”, dove il padre dava l’educazione e la madre allevava i figli, ma
essendo questioni di carattere e non certo qualcosa dato dai genitali che
abbiamo fra le gambe, allora anche un genitore dello stesso sesso può ricoprire
il ruolo della “figura materna” e “figura paterna”.
È una
rivoluzione copernicana. Perché dietro a questo cambiamento c’è l’abbattimento
di un pregiudizio pesante, che metteva radici dappertutto: l’idea che il
maschile non potesse essere allineato sul piano della cura, perché la cura era
esclusivo terreno delle donne, e che solo le donne avrebbero potuto
esercitarla. Il desiderio di un uomo di stare fisicamente accanto al proprio
figlio era stato cancellato, e criminalizzato,da una prassi (e una teoria)
molto poco analitica, un lavoro in grosso che nessuno osava mettere in
discussione. Come figli prima che come padri, alcuni uomini hanno voluto far
capire quello che provavano, e si sono così ribellati, prendendosi quello che
gli era stato tolto: il diritto ad amare. Molti di loro hanno scelto di
starsene a casa, di dare da mangiare ai figli, di accudirli, di vigilare su di
loro nei riti di passaggio.
“Mammi”?
No. Non sono mammi, sono padri. Inequivocabilmente padri. E sono nuovi padri.
Sono uomini che non ci stanno più a essere chiusi in un ruolo che ha
significato aumento di potere nella dimensione pubblica, ma sottrazione di
autorità nella dimensione dei sentimenti e degli affetti.
Io ho
provato ad immedesimarmi nella situazione. E voi, se vi venisse offerta la
possibilità di scegliere tra, il poter essere adottati da una coppia
omosessuale nella quale potersi sentire amati, seguiti, protetti, sentirsi
parte di una famiglia e in particolare sentirsi unici, piuttosto che, rimanere
all’interno di un istituto nel quale siete seguiti e prottetti ma non vi
potrete mai sentire veramente unici… cosa scegliereste? Personalmente preferirei
venire adottata da una una coppia alternativa anche se non completamente
convenzionale.
Serena Cosso III E tur
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