mercoledì 16 marzo 2016

Unioni civili: persone, non stereotipi!

Da anni, in Italia e nel mondo, esistono coppie di omosessuali che vivono insieme proprio come una famiglia ma, a causa dell’assenza di una giurisprudenza al riguardo, non possono legalizzare la loro unione. In alcuni Paesi esistono leggi che regolamentano queste unioni ma, sfortunatamente, questo non accade ovunque.

*      Matrimonio gay?

Il matrimonio gay è la legalizzazione civile dell’unione di due persone dello stesso sesso. Questo comporta l’acquisizione di diritti e doveri da parte della coppia come la possibilità di ereditare in caso di morte del coniuge, di prendere decisioni sulla salute del partner, di godere di sconti famiglia, di avere tutele in caso di separazione, di usufruire della pensione del coniuge etc.
Attualmente i Paesi in cui la possibilità di contrarre un matrimonio tra persone dello stesso sesso  è prevista dalla legislazione sono:  Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Portogallo, Canada, Sudafrica, Svezia, Norvegia, Danimarca, Islanda, Argentina, Messico ed in alcuni stati degli USA come Massachusetts, Connecticut, Iowa, Vermont, New Hampshire, New York e Washington DC.
Per unione civile, invece, si intende la convivenza tra due persone non necessariamente omosessuali. Anche questo tipo di legame comporta alcuni diritti per i coniugi. Così come nel caso dei matrimoni gay, le unioni civili non sono legalmente riconosciute in tutto il mondo. I Paesi che non prevedono una legislazione al riguardo sono: Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia.
L’acronimo Pacs sta per Pacte civil de solidarité cioè Patto Civile di Solidarietà ed è una forma di unione civile accettata per la prima volta in Francia nel 1999. Possono accedere ai Pacs non solo le coppie omosessuali ma qualunque coppia che intenda legalizzare la propria unione senza dover necessariamente ricorrere all’istituzione del matrimonio. Sottoscrivendo questa unione le coppie possono godere di alcuni diritti come l’assistenza del partner in ospedale, prendere decisioni sulla salute e sulla vita del proprio compagno, ereditare in caso di decesso.

A volte la gente dice “matrimoni ok, ma adozioni no” e tu devi sempre stare lì a sentire gli stessi pregiudizi, le stesse frasi fatte, e devi dare sempre le stesse risposte, quando magari a loro neanche interessano. Perché è vero, alla maggior parte delle persone a cui piace dire “no” ad una cosa non gli interessa sapere perché sarebbe sbagliato, vuole avere ragione ad ogni costo senza sapere a cosa sta dicendo “no”.  
I bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre e, non sono né il numero né il genere dei genitori (adottivi o no che siano) a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano. In particolare, ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso. I bambini hanno bisogno di adulti in grado di garantire loro cura e protezione,insegnare il senso del limite, favorire tanto l’esperienza dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia, negoziare conflitti e divergenze, superare incertezze e paure, sviluppare competenze emotive e sociali.

*     Le persone omosessuali sono dei buoni genitori?

Sì, le persone omosessuali possono essere dei buoni genitori, nel senso che l’essere buoni o cattivi genitori non dipende dall’orientamento sessuale né dall’essere donna o uomo ma da come si è, da soli e in coppia, e da quello che passa nella relazione col proprio figlio.

Secondo l’American Academy of Pediatrics, sono molti i fattori che possono ostacolare un sano sviluppo psicologico di un bambino, ad esempio la povertà, il divorzio, la depressione di un genitore, l’abuso di sostanze da parte di quest’ultimo, la violenza domestica, ma l’orientamento sessuale dei genitori non rientra tra tali fattori.
Trent’anni di studi rilevano come le risorse sociali ed economiche di una famiglia e la forza delle relazioni tra i suoi membri siano elementi molto più importanti dell’orientamento o del genere sessuale dei genitori nell’influenzare il benessere e lo sviluppo dei figli.

Bambini e adolescenti cresciuti da genitori omosessuali hanno un funzionamento emotivo, cognitivo, sociale e sessuale analogo a quello di bambini e adolescenti cresciuti da genitori eterosessuali. Il loro benessere dipende dalla qualità delle relazioni che hanno con i loro genitori, dalla sicurezza e competenza educativa di questi ultimi e dalla presenza di un sostegno sociale ed economico per la famiglia e non dall’orientamento o dal genere sessuale dei genitori.

Il problema di quelli che dicono “no” alle adozioni è che, in fondo, hanno paura. Usano i bambini per farsi scudo delle loro paure perché non sono veramente i bambini che a loro interessano. Se a loro interessasse il loro bene, s’informerebbero prima di dire “no”. Loro hanno paura perché cade una loro certezza: il mondo cambia, le persone non vogliono più stare in certe gabbie e decidono di costruirsi una famiglia con la persona che amano -anche se dello stesso sesso, e a loro questo fa paura. Se prima conoscevano un solo modo per fare famiglia e il movimento lgbt gliene mostra degli altri, scatta il meccanismo di difesa.
Mi ricorda un po’ una cosa che, credo tutti, abbiamo studiato in storia: si parla per la prima volta di una cosa nuova, una rivoluzione che a tutti fa paura, della Terra che gira intorno al Sole. Tutti credevano, come dopotutto è scritto sulla Bibbia, che fosse il Sole a girare intorno alla Terra e a chi ha provato a dire il contrario vi ricordate cos’è successo?
Si ripete tutto, è questo il fatto. Il mondo va avanti ma le persone in fondo sono sempre le stesse: davanti ad un cambiamento, ad una scoperta, ci si tappa gli occhi, le orecchie e si cerca di far star zitto chi cerca di parlarne. È questo il meccanismo di difesa di cui parlo.
Poi si parla di imposizione. Gli omofobi sono convinti che gli lgbt cerchino di imporre loro questa“novità”. No. Per alcuni la famiglia è solo uomo e donna con figli? Va bene, ma non cercare di imporre questo modello di famiglia a tutta la società; nessuno vieta di costruirsi una famiglia con padre, madre e figli, ma allo stesso tempo noi alcune persone vorrebbero poter costruire la loro famiglia come la preferiscono.

Molti sono ancora ancorati all’idea che senza una madre, i bambini in una famiglia con due padri ne soffrano. La verità è che non è vero. 
La società maschilista ha inculcato nella testa della gente l’idea che sia la donna a doversi occupare dei figli. Il padre è più austero e la madre dolce? Non è vero, è questione di carattere. E il carattere non è dato dai genitali.
Una donna non è forza dolce e un uomo non è per forza austero. E non c’è nulla di strano in una donna austera e in un uomo dolce. Da nessuna parte c’è scritto che deve essere per forza l’uomo, il padre, a dover dare un’educazione severa ai figli mentre la donna, la madre, li coccola. Sono stereotipi, immagini che ci portiamo dietro da anni e anni, accentuati con il nazismo, ma restano questo: STEREOTIPI.

Le cosiddette figure materne e paterne sono in realtà dei ruoli “inventati”, dove il padre dava l’educazione e la madre allevava i figli, ma essendo questioni di carattere e non certo qualcosa dato dai genitali che abbiamo fra le gambe, allora anche un genitore dello stesso sesso può ricoprire il ruolo della “figura materna” e “figura paterna”.
È una rivoluzione copernicana. Perché dietro a questo cambiamento c’è l’abbattimento di un pregiudizio pesante, che metteva radici dappertutto: l’idea che il maschile non potesse essere allineato sul piano della cura, perché la cura era esclusivo terreno delle donne, e che solo le donne avrebbero potuto esercitarla. Il desiderio di un uomo di stare fisicamente accanto al proprio figlio era stato cancellato, e criminalizzato,da una prassi (e una teoria) molto poco analitica, un lavoro in grosso che nessuno osava mettere in discussione. Come figli prima che come padri, alcuni uomini hanno voluto far capire quello che provavano, e si sono così ribellati, prendendosi quello che gli era stato tolto: il diritto ad amare. Molti di loro hanno scelto di starsene a casa, di dare da mangiare ai figli, di accudirli, di vigilare su di loro nei riti di passaggio. 
“Mammi”? No. Non sono mammi, sono padri. Inequivocabilmente padri. E sono nuovi padri. Sono uomini che non ci stanno più a essere chiusi in un ruolo che ha significato aumento di potere nella dimensione pubblica, ma sottrazione di autorità nella dimensione dei sentimenti e degli affetti.


Io ho provato ad immedesimarmi nella situazione. E voi, se vi venisse offerta la possibilità di scegliere tra, il poter essere adottati da una coppia omosessuale nella quale potersi sentire amati, seguiti, protetti, sentirsi parte di una famiglia e in particolare sentirsi unici, piuttosto che, rimanere all’interno di un istituto nel quale siete seguiti e prottetti ma non vi potrete mai sentire veramente unici… cosa scegliereste? Personalmente preferirei venire adottata da una una coppia alternativa anche se non completamente convenzionale.
Serena Cosso III E tur

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi qui il tuo commento: sarà pubblicato dopo la moderazione.