martedì 8 dicembre 2015

Musica: cura e vita


La Musica ed il Canto, in particolar modo nei giovani, sono prima di tutto comunicazione e suscitano le emozioni più intense, i sentimenti più nobili, sviluppando nel tempo stesso innata capacità di aggregazione e consapevolezza della loro dimensione spirituale e della loro positiva influenza sull’educazione e sull’animo dell’uomo.
La Musica ed il Canto, con i loro valori universali, riescono a superare le barriere geografiche, linguistiche, sociali e sono un elemento importantissimo per la costruzione di una società del futuro rispettosa dei valori.
La Musica ed il Canto, momenti imprescindibili della formazione culturale ed umana di ogni individuo, rilassano, esaltano i sentimenti, fanno volare la fantasia, sviluppano la sensibilità, accrescono il senso del ritmo.
Un’infanzia senza musica o senza canto rende i bambini più tristi e spinge verso l’asocialità e l’intolleranza mentre coltivarne l’amore si rileva fondamentale per lo sviluppo della fantasia e della sensibilità ed indispensabile per l’accrescimento della personalità e dell’apertura nei confronti degli altri.

La Musica come Terapia: Il termine terapia è solitamente collegato ad ambiti strettamente farmacologici, ma la Musicoterapia è in questo caso l'eccezione che conferma la regola. L'utilizzo della Musica con scopo curativo si perde nella notte dei tempi. Dall'antica Grecia vediamo come il dio della musica Apollo sia anche dio della Luce e della Medicina. Apollo, infatti, amava più d'ogni altra cosa le feste e i cori alternati di fanciulli e fanciulle che cantavano e danzavano intorno al suo altare. Dio festoso di un popolo sereno, indovino e guaritore, poeta e musico. Apollo nasconde la potenza segreta dei canti magici.
L'intero corso della vita d'ogni singolo individuo è accompagnato dalla Musica e il riascoltare quel determinato brano che ci ha fatto innamorare o ci lega in qualche modo ad un periodo preciso della nostra esistenza, ci fa emozionare. Perciò il primo gradino per comprendere a fondo la Musica è l'emozione. Emozione che in qualsiasi momento della nostra vita non verrà mai meno. È scientificamente provato che la Musica ristabilisce i ritmi organici fondamentali: ritmo cardiorespiratorio, digestione e rilassamento muscolare e oltre a ciò è l'unica arte ad avere la potenzialità di stimolare sia l'emisfero destro che quello sinistro creando così un "massaggio" rigenerante al nostro cervello; ovviamente con un certo tipo di Musica, ascoltata, soprattutto, in un certo modo.
                                                                                                                    
Tipo di Musica e modo d'ascolto, si differenziano da individuo ad individuo e in relazione allo scopo che si vuole ottenere ma, a parte queste distinzioni la Musica porta oggettivamente un miglioramento alla qualità della vita di là dalla problematica fisica o psichica dell'individuo.
La Musicoterapia si è imposta come tale a metà degli anni '50, non in modo omogeneo ma, la sua importanza si sta continuamente ampliando grazie anche al contributo di ricercatori e medici che hanno riportato in auge, dopo un periodo d'immeritato silenzio questo tipo di terapia.
Era il 1996 quando Rolando Omar Benenzon, musicista e psichiatra argentino, istituisce la Scuola di Musicoterapia nell’università di Buenos Aires, facoltà di medicina, proprio per iniziare a diffondere la sua idea di applicare la musica nel trattamento dei bambini affetti da autismo e psicotici. Egli è convinto che la comprensione dell’identità sonora (detta ISO) è necessaria per capire i processi attraverso i quali la psiche sente e ascolta i suoni e le voci che ci circondano.
Ma la terapia della musica ha origini ben più lontane: già nel 1700 si sono trovate testimonianze di trattati di musicoterapia, scritti dal medico/musicista Richard Brockiesby e persino nelle religioni primitive più antiche e presso tribù (del passato e presenti) sono molti i rituali sciamanici che si avvalgono delle musica per coinvolgere i partecipanti ad immedesimarsi nel clima della condivisione religiosa del nucleo sociale di riferimento. 
I giornali diffusero la notizia che l’ascolto della musica composta da Mozart fosse d’aiuto in diverse fasi della vita dell’individuo: nel ventre materno essa stimola il feto a mobilità e intelligenza mentre un esperimento del 1997 ha dimostrato un fenomeno molto interessante. La Sonata in re maggiore per due pianoforti di Mozart è in grado di migliorare notevolmente le capacità spaziali dei soggetti che l’ascoltano. Anche nell’università del Wisconsin si è riprodotto questo tipo di esperimento, che ha mostrato esattamente gli stessi risultati sui soggetti. In realtà con l’espressione Effetto Mozart si indica l’effetto terapeutico della musica sulla psiche dei soggetti, riscontrati in più di un’occasione come il trattamento dell’epilessia, i cui attacchi diminuiscono notevolmente grazie all’ascolto delle sinfonie più importanti.
Infine proprio nel campo discografico, ultimamente, sono stati prodotti e pubblicizzati CD con finalità terapeutiche; la loro vendita è stata maggiore di quanto preventivato delle stesse case discografiche. Le case discografiche hanno utilizzato per la creazione di queste compilation alcuni studi, non ancora confermati scientificamente, i quali affermano che per ogni disturbo esiste un brano specifico; ad esempio una melodia anti-depressiva sembra essere il "Bolero" di Ravel o contro lo stress da traffico sono indicate "Le quattro stagioni" di Vivaldi, per tranquillizzare i bambini "Pierino e il lupo" di Prokofiev o per rimanere svegli "Sagra della primavera" di Stravinskij.                                                                                                        
Bisogna, però, tener conto che questo tipo di rapporto fra società e musica avviene solo nel mondo occidentale perché nell'emisfero orientale il rapporto con la musica è un po' più totalizzante; infatti, in alcune industrie si usano le sette note perché si è notato che il dipendente lavora con più energia ed il fatturato aumenta.                                                     
Con quest'idea si è portata la musica nei nostri centri commerciali dove, con un certo tipo di musica ad un volume adeguato, s'incrementano le vendite. Altre ricerche eseguite da neurologi tedeschi e canadesi hanno scoperto che alcune zone del cervello si sviluppano maggiormente nelle persone che suonano uno strumento. Anche chi si limita a sentire musica ne trae beneficio; si è appurato che ascoltare brani di una certa complessità aumenta la capacità del cervello di compiere, subito dopo, operazioni astratte come calcoli matematici e fa alzare in modo transitorio il quoziente intellettivo. Se poi la stimolazione musicale va avanti negli anni, l'anatomia della materia grigia può addirittura trasformarsi. Quest'arte così antica e così poco conosciuta può e potrà essere fonte d'infinito beneficio se saputa usare e soprattutto se chi ne usufruirà sarà capace di saperla ascoltare.

Il rapporto tra i giovani e la musica: Il sociologo Finarotti sostiene che i giovani non ascoltano la musica ma la “abitano” perché essa offre un riparo rispetto al mondo, alla società che è e resta terra straniera.
Per noi giovani il concetto di musica è un po’ cambiato rispetto ad altri tempi: essa non è più un’arte, ma un metodo per evadere dal nostro standard di vita. Infatti oggi cerchiamo nella musica un mondo impossibile e irrealizzabile  per sottrarci dai dolori, dalle sofferenze, dai problemi, dalle difficoltà e dalle fatiche di ogni giorno. E’ ormai risaputo che noi adolescenti preferiamo scegliere la via più breve e più semplice.
I ragazzi di oggi la amano più di qualsiasi altra cosa poiché essa offre riparo e sfogo nei momenti difficili che si presentano durante l’adolescenza e la giovinezza; mentre una cosa bella, un’amicizia, un amore possono finire, la musica no. Essa ci sarà sempre, in qualsiasi momento, così ci rifugiamo nel mondo della musica che ci offre un riparo immaginario e intoccabile; ma non vogliamo viverla fino in fondo: ci piace sapere che è sempre disposta ad accoglierci, lei, il mondo migliore che tutti desideriamo, quando siamo oppressi dalla società contemporanea ipocrita, falsa e fondata sul consumismo.
Non esiste infatti un solo istante della vita dei ragazzi che non sia accompagnata dalla musica: la si ascolta la mattina mentre si va a scuola, in autobus finchè si torna a casa, a pranzo, a cena e, perfino finchè non ci si addormenta. Insomma, “è una cosa ossessionante!” (secondo alcuni genitori). In realtà la musica è cosi importante per i ragazzi perché offre spunti di riflessione, a volte è addirittura sinonimo di conforto e, allo stesso tempo, è divertimento.
Quindi noi non viviamo la musica ma la abitiamo soltanto perché ci entriamo senza conoscere l’ambiente e tutto ciò che lo circonda e ne usciamo quando ci fa più comodo, usufruendo di essa solo come un passatempo. Infatti, molte volte, mentre ascoltiamo la musica, pensiamo ad altro o facciamo altre cose, sogniamo ad occhi aperti e ci facciamo cullare dalla sua melodia senza prestare attenzione, senza cercare di capire, di assaporare e gustare ciò che veramente vuol trasmetterci. Tuttavia non penso che siamo completamente estranei ad essa: cerchiamo di interpretare il suo linguaggio e il suo messaggio, ma il più delle volte ascoltiamo e capiamo soltanto ciò che vogliamo sentire, senza badare al suo vero significato che talvolta è ambiguo ed equivoco, forse ostacolato dalle lingue diverse.
Lo stretto rapporto tra giovani e musica risulta quindi quasi scontato: essa è utile in qualsiasi momento, non ci impone obblighi, è divertimento, è conforto, è contatto con gli altri, è riparo, è casa, è cultura, è arte… è qualcosa di positivo.
D’altro canto penso che in noi giovani è cresciuta la passione e la voglia di creare, realizzare ed eseguire la musica: essa è un modo per esprimere e manifestare a tutti le nostre emozioni, ciò che abbiamo veramente dentro di noi, senza tenere conto dei giudizi altrui e soprattutto degli adulti che talvolta ci costringono a reprimere i nostri sentimenti, le nostre opinioni, i nostri pensieri perché non riescono a capirli o non li condividono. Negli ultimi anni vi è stato  un aumento incredibile delle vendite di strumenti musicali e il 40% di questi sono finiti nelle mani degli adolescenti. Questo dimostra che il vivere nella musica non si limita ad ascoltarla, ma comprende anche il suonarla. Quando, ad esempio, si è tristi o arrabbiati, si può prendere il proprio strumento e iniziare a “strimpellare” la propria canzone preferita per cercare di eliminare il dolore e ritrovare la felicità. La musica, tuttavia, non è soltanto ascolto o suono, ma anche ballo e canto. Numerosi ragazzi, infatti, infatti trascorrono le serate a ballare e a cantare a squarciagola la propria canzone preferita. Basandomi sulla mia esperienza personale la musica mi aiuta moltissimo. Mi serve per staccare la spina da ciò che mi circonda e rifugiarmi in una realtà parallela. Per quanto riguarda il canto, inoltre, è per me come una valvola di sfogo, attraverso il quale riesco a esprimere me stessa e a scaricare tutta la rabbia, lo stress, la tristezza e la felicità accumulata durante la giornata o durante la settimana e, permettendomi di sentirmi più libera immediatamente.


Negli ultimi anni il motivo per cui il rapporto tra i giovani e la musica è diventato sempre più stretto, è che le canzoni del nostro tempo riflettono in modo sempre più realistico la vita di tutti i giorni con i suoi problemi delusioni e speranze. Noi giovani ascoltando le canzoni troviamo dei punti in comune tra l’argomento del testo e la nostra vita e ci sentiamo compresi, consolati del fatto che non siamo stati i soli a vivere un’esperienza spiacevole. La musica, inoltre, attraverso le canzoni assolve anche ad un’importante funzione sociale in quanto diventa messaggero di pace e sostenitrice di iniziative umanitarie. La musica è per tutti un’amica discreta sempre pronta a darti una mano senza chiedere nulla in cambio.
Serena Cosso III E tur

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