La Musica ed il Canto, in particolar modo nei
giovani, sono prima di tutto comunicazione e suscitano le emozioni più intense,
i sentimenti più nobili, sviluppando nel tempo stesso innata capacità di
aggregazione e consapevolezza della loro dimensione spirituale e della loro
positiva influenza sull’educazione e sull’animo dell’uomo.
La Musica ed il Canto, con i loro valori
universali, riescono a superare le barriere geografiche, linguistiche, sociali
e sono un elemento importantissimo per la costruzione di una società del futuro
rispettosa dei valori.
La Musica ed il Canto, momenti imprescindibili
della formazione culturale ed umana di ogni individuo, rilassano, esaltano i
sentimenti, fanno volare la fantasia, sviluppano la sensibilità, accrescono il
senso del ritmo.
Un’infanzia senza musica o senza canto rende i
bambini più tristi e spinge verso l’asocialità e l’intolleranza mentre
coltivarne l’amore si rileva fondamentale per lo sviluppo della fantasia e
della sensibilità ed indispensabile per l’accrescimento della personalità e
dell’apertura nei confronti degli altri.
La Musica come Terapia: Il termine terapia è solitamente collegato
ad ambiti strettamente farmacologici, ma la Musicoterapia è in questo caso
l'eccezione che conferma la regola. L'utilizzo della Musica con scopo curativo si perde nella notte dei
tempi. Dall'antica Grecia vediamo come il dio della musica Apollo sia anche dio
della Luce e della Medicina. Apollo, infatti, amava più d'ogni altra cosa le
feste e i cori alternati di fanciulli e fanciulle che cantavano e danzavano
intorno al suo altare. Dio festoso di un popolo sereno, indovino e guaritore,
poeta e musico. Apollo nasconde la potenza segreta dei canti magici.
L'intero corso della vita d'ogni singolo
individuo è accompagnato dalla Musica e il riascoltare quel determinato brano
che ci ha fatto innamorare o ci lega in qualche modo ad un periodo preciso
della nostra esistenza, ci fa emozionare. Perciò il primo gradino
per comprendere a fondo la Musica è l'emozione. Emozione che in qualsiasi
momento della nostra vita non verrà mai meno. È scientificamente provato che la
Musica ristabilisce i ritmi organici fondamentali: ritmo cardiorespiratorio, digestione e rilassamento muscolare e oltre a
ciò è l'unica arte ad avere la potenzialità di stimolare sia l'emisfero destro
che quello sinistro creando così un "massaggio" rigenerante al nostro
cervello; ovviamente con un certo tipo di Musica, ascoltata, soprattutto, in un
certo modo.
Tipo di Musica e modo d'ascolto, si
differenziano da individuo ad individuo e in relazione allo scopo che si vuole
ottenere ma, a parte queste distinzioni la Musica porta oggettivamente un
miglioramento alla qualità della vita di là dalla problematica fisica o
psichica dell'individuo.
La Musicoterapia si è imposta come tale a
metà degli anni '50, non in modo omogeneo ma, la sua importanza si sta
continuamente ampliando grazie anche al contributo di ricercatori e medici che
hanno riportato in auge, dopo un periodo d'immeritato silenzio questo tipo di
terapia.
Era il 1996 quando Rolando Omar Benenzon, musicista e psichiatra
argentino, istituisce la Scuola di Musicoterapia nell’università di Buenos
Aires, facoltà di medicina, proprio per iniziare a diffondere la sua idea di
applicare la musica nel trattamento dei bambini affetti da autismo e psicotici.
Egli è convinto che la comprensione dell’identità sonora (detta ISO) è
necessaria per capire i processi attraverso i quali la psiche sente e ascolta i
suoni e le voci che ci circondano.
Ma la terapia della musica ha origini ben più
lontane: già nel 1700 si sono trovate testimonianze di trattati di
musicoterapia, scritti dal medico/musicista Richard Brockiesby e persino nelle
religioni primitive più antiche e presso tribù (del passato e presenti) sono
molti i rituali sciamanici che si avvalgono delle musica per coinvolgere i
partecipanti ad immedesimarsi nel clima della condivisione religiosa del nucleo
sociale di riferimento.
I giornali diffusero la notizia che l’ascolto
della musica composta da Mozart fosse d’aiuto in diverse fasi della vita
dell’individuo: nel ventre materno essa stimola il feto a mobilità e
intelligenza mentre un esperimento del 1997 ha dimostrato un fenomeno molto
interessante. La Sonata in re maggiore per
due pianoforti di Mozart è in grado di migliorare notevolmente le capacità
spaziali dei soggetti che l’ascoltano. Anche nell’università del Wisconsin si è
riprodotto questo tipo di esperimento, che ha mostrato esattamente gli stessi
risultati sui soggetti. In realtà con l’espressione Effetto Mozart si indica
l’effetto terapeutico della musica sulla psiche dei soggetti, riscontrati in
più di un’occasione come il trattamento dell’epilessia, i cui attacchi
diminuiscono notevolmente grazie all’ascolto delle sinfonie più importanti.
Infine proprio nel campo discografico,
ultimamente, sono stati prodotti e pubblicizzati CD con finalità terapeutiche;
la loro vendita è stata maggiore di quanto preventivato delle stesse case
discografiche. Le case discografiche hanno utilizzato per la creazione di
queste compilation alcuni studi, non ancora confermati scientificamente, i
quali affermano che per ogni disturbo esiste un brano specifico; ad esempio una melodia anti-depressiva
sembra essere il "Bolero" di Ravel o contro lo stress da traffico
sono indicate "Le quattro stagioni" di Vivaldi, per tranquillizzare i
bambini "Pierino e il lupo" di Prokofiev o per rimanere svegli "Sagra
della primavera" di Stravinskij.
Bisogna, però, tener conto che questo tipo di
rapporto fra società e musica avviene solo nel mondo occidentale perché
nell'emisfero orientale il rapporto con la musica è un po' più totalizzante; infatti, in alcune industrie si usano le
sette note perché si è notato che il dipendente lavora con più energia ed il
fatturato aumenta.
Con quest'idea si è portata la musica nei
nostri centri commerciali dove, con un certo tipo di musica ad un volume
adeguato, s'incrementano le vendite. Altre ricerche eseguite da neurologi
tedeschi e canadesi hanno scoperto che alcune zone del cervello si sviluppano maggiormente nelle persone che
suonano uno strumento. Anche chi si limita a sentire musica ne trae beneficio; si è appurato che ascoltare brani di una
certa complessità aumenta la capacità del cervello di compiere, subito dopo,
operazioni astratte come calcoli matematici e fa alzare in modo transitorio il
quoziente intellettivo. Se poi la stimolazione musicale va avanti negli anni,
l'anatomia della materia grigia può addirittura trasformarsi. Quest'arte così antica e così poco conosciuta può e potrà
essere fonte d'infinito beneficio se saputa usare e soprattutto se chi ne
usufruirà sarà capace di saperla ascoltare.
Il
rapporto tra i giovani e la musica: Il sociologo Finarotti sostiene che i giovani non ascoltano la musica ma
la “abitano” perché essa offre un riparo rispetto al mondo, alla società che è
e resta terra straniera.
Per noi giovani il concetto di musica è un po’ cambiato rispetto ad altri
tempi: essa non è più un’arte, ma un metodo per evadere dal nostro standard di
vita. Infatti oggi cerchiamo nella musica un mondo impossibile e
irrealizzabile per sottrarci dai dolori,
dalle sofferenze, dai problemi, dalle difficoltà e dalle fatiche di ogni
giorno. E’ ormai risaputo che noi adolescenti preferiamo scegliere la via più
breve e più semplice.
I ragazzi di oggi la amano più di qualsiasi altra cosa poiché essa offre
riparo e sfogo nei momenti difficili che si presentano durante l’adolescenza e
la giovinezza; mentre una cosa bella, un’amicizia, un amore possono finire, la
musica no. Essa ci sarà sempre, in qualsiasi momento, così ci rifugiamo nel
mondo della musica che ci offre un riparo immaginario e intoccabile; ma non
vogliamo viverla fino in fondo: ci piace sapere che è sempre disposta ad
accoglierci, lei, il mondo migliore che tutti desideriamo, quando siamo
oppressi dalla società contemporanea ipocrita, falsa e fondata sul consumismo.
Non esiste infatti un solo istante della vita dei ragazzi che non sia
accompagnata dalla musica: la si ascolta la mattina mentre si va a scuola, in
autobus finchè si torna a casa, a pranzo, a cena e, perfino finchè non ci si
addormenta. Insomma, “è una cosa ossessionante!” (secondo alcuni genitori). In
realtà la musica è cosi importante per i ragazzi perché offre spunti di
riflessione, a volte è addirittura sinonimo di conforto e, allo stesso tempo, è
divertimento.
Quindi noi non viviamo la musica ma la abitiamo soltanto perché ci
entriamo senza conoscere l’ambiente e tutto ciò che lo circonda e ne usciamo
quando ci fa più comodo, usufruendo di essa solo come un passatempo. Infatti,
molte volte, mentre ascoltiamo la musica, pensiamo ad altro o facciamo altre
cose, sogniamo ad occhi aperti e ci facciamo cullare dalla sua melodia senza
prestare attenzione, senza cercare di capire, di assaporare e gustare ciò che
veramente vuol trasmetterci. Tuttavia non penso che siamo completamente
estranei ad essa: cerchiamo di interpretare il suo linguaggio e il suo
messaggio, ma il più delle volte ascoltiamo e capiamo soltanto ciò che vogliamo
sentire, senza badare al suo vero significato che talvolta è ambiguo ed
equivoco, forse ostacolato dalle lingue diverse.
Lo stretto rapporto tra giovani e musica risulta quindi quasi scontato:
essa è utile in qualsiasi momento, non ci impone obblighi, è divertimento, è
conforto, è contatto con gli altri, è riparo, è casa, è cultura, è arte… è
qualcosa di positivo.
D’altro canto penso che in noi giovani è cresciuta la passione e la
voglia di creare, realizzare ed eseguire la musica: essa è un modo per
esprimere e manifestare a tutti le nostre emozioni, ciò che abbiamo veramente
dentro di noi, senza tenere conto dei giudizi altrui e soprattutto degli adulti
che talvolta ci costringono a reprimere i nostri sentimenti, le nostre
opinioni, i nostri pensieri perché non riescono a capirli o non li condividono.
Negli ultimi anni vi è stato un aumento
incredibile delle vendite di strumenti musicali e il 40% di questi sono finiti
nelle mani degli adolescenti. Questo dimostra che il vivere nella musica non si
limita ad ascoltarla, ma comprende anche il suonarla. Quando, ad esempio, si è
tristi o arrabbiati, si può prendere il proprio strumento e iniziare a
“strimpellare” la propria canzone preferita per cercare di eliminare il dolore
e ritrovare la felicità. La musica, tuttavia, non è soltanto ascolto o suono,
ma anche ballo e canto. Numerosi ragazzi, infatti, infatti trascorrono le
serate a ballare e a cantare a squarciagola la propria canzone preferita. Basandomi
sulla mia esperienza personale la musica mi aiuta moltissimo. Mi serve per
staccare la spina da ciò che mi circonda e rifugiarmi in una realtà parallela.
Per quanto riguarda il canto, inoltre, è per me come una valvola di sfogo,
attraverso il quale riesco a esprimere me stessa e a scaricare tutta la rabbia,
lo stress, la tristezza e la felicità accumulata durante la giornata o durante
la settimana e, permettendomi di sentirmi più libera immediatamente.
Negli ultimi anni il motivo per cui il rapporto tra i giovani e la musica
è diventato sempre più stretto, è che le canzoni del nostro tempo riflettono in
modo sempre più realistico la vita di tutti i giorni con i suoi problemi
delusioni e speranze. Noi giovani ascoltando le canzoni troviamo dei punti in
comune tra l’argomento del testo e la nostra vita e ci sentiamo compresi,
consolati del fatto che non siamo stati i soli a vivere un’esperienza
spiacevole. La musica, inoltre, attraverso le canzoni assolve anche ad
un’importante funzione sociale in quanto diventa messaggero di pace e
sostenitrice di iniziative umanitarie. La musica è per tutti un’amica discreta sempre pronta a darti una mano senza chiedere nulla in cambio.
Serena Cosso III E tur
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