giovedì 4 dicembre 2014

L'ITALIA E L'ALFABETIZZAZIONE 1) La scolarizzazione nell'età della Destra Storica

Una delle grandi questioni che l’Italia dovette fronteggiare nel suo costituirsi a Stato Nazionale moderno fu quella di realizzare una coscienza unitaria nei cittadini: questo compito venne affidato in gran parte alla scuola.
Nel 1861 l’Italia eredita dagli Stati preunitari una situazione scolastica depressa e particolarmente deprimente, fortemente pregiudicata sia dal profondo divario fra le varie aree, sia dall’atteggiamento del clero, rivolto per lo più a preservare lo status quo, nel convincimento che l’istruzione per la maggior parte della popolazione potesse essere dannosa in quanto stimolo per ambizioni eccessive e rischiosamente ribelli.
Questa situazione, unita alla condizione di miseria e di ingiustizia, alle arretratezze dei vecchi stati, non costituì certamente il terreno più adatto alla nascita di una nuova ‘scuola’.
 Il processo di modernizzazione dell'istituzione scolastica appare infatti lungo, articolato, difficoltoso e attraversato da dinamiche e scelte complesse riguardanti sia l’aspetto legislativo sia quello più strettamente pedagogico.
La legge Casati (promulgata da Vittorio Emanuele II il 13 novembre 1859) rappresenta l’atto di nascita del sistema scolastico italiano.
L’ordinamento degli studi previsti dalla legge riguardava l’istruzione superiore impartita nell’università, l’istruzione secondaria (classica, tecnica, normale), l’istruzione elementare, gratuita ed articolata in due gradi, inferiore e superiore, della durata di due anni ciascuno.
La legge era basata sui sistemi scolastici lombardi e piemontesi nell’affidare l’istruzione elementare ai comuni, nello scegliere come asse culturale portante il sistema liceo – università a detrimento di altri ordini di studi, in particolare quello tecnico-professionale, e nell’esaltare l’accentramento e l’uniformità calata dall’alto: ciò metteva in evidenza la volontà di selezionare una classe dirigente ristretta, ma ben preparata, e di fondare la selezione sulla cultura umanistica.
La legge, ad ogni buon conto, ebbe il merito di essere organica e di essere stata approvata per tempo, ancora prima che l’unità geografica dell’Italia fosse compiuta e, soprattutto, di aver affermato l’obbligo e la gratuità della frequenza: tuttavia, essa non considerò le difformità delle situazioni e i peculiari bisogni socio-culturali ed educativi delle popolazioni locali.
Questa, peraltro, non fu altro che una scelta speculare del generale orientamento dell’ala conservatrice, che voleva privilegiare i ceti borghesi ed era refrattaria ad intendere il valore essenziale del capitale intellettuale per lo sviluppo dell’Italia, nonché la ricaduta socio-economica di un’istruzione di base più capillare e qualificata.
La cultura del popolo rimaneva purtroppo ristretta ad uno scarno corso che, nella maggior parte dei comuni, non andava oltre il secondo anno di studio, e ad una scuola tecnica costituita solo nei centri più importanti.
Due forme di scuola quali gli asili infantili, indispensabili per superare la crisi della famiglia operaia dovuta all’occupazione della donna nell’industria, e i corsi professionali, capaci di portare la classe lavoratrice nel vivo dell’attività produttiva e della cultura nazionale, vennero, invece, dallo Stato completamente trascurati.
Questo apparve ancora più grave quando la legge Casati fu allargata alle regioni meridionali e centrali, dove l’analfabetismo era molto diffuso e le condizioni sociali e culturali assai più arretrate.
Nel Mezzogiorno, infatti, la scuola esisteva solo sulla carta, ed era affidata alla responsabilità di comuni dissestati o dominati da fazioni reazionarie e comunque, dove esisteva, si limitava a raccogliere "per poche ore solo un numero ristretto di fanciulli"; il carico imposto alla scuola di formare lo spirito unitario e di destare le intelligenze apparve, pertanto, subito sproporzionato: la scarsa istruzione non compensava la grande miseria, non cancellava le ingiustizie e le sopraffazioni, non rendeva sopportabili le tasse.

(informazioni ricavate dal web e dai testi di storia)

La Redazione

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