venerdì 6 marzo 2020

I giorni del Corona virus - Lettera immaginaria di un infettivologo-giornalista al Presidente Conte

LETTERA 
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL GOVERNO ITALIANO 

Il Presidente Conte legge la lettera del Dott. De Rosa

Buongiorno, Presidente Conte.

Le scrivo per approfondire il tema del Corona virus come ormai prassi del mio lavoro da infettivologo di stato.
Quest’oggi mi trovo a Genova, dove ho potuto rilevare diversi casi negli ospedali da me visitati, in più ho ispezionato altri centri ospedalieri al difuori del capoluogo ligure.
Hanno attratto la mia attenzione vari focolai presenti nella riviera, dove si sono instaurati in un tempo sorprendente, veri centri di lavoro per combattere il virus che ormai attanaglia la vita di molti italiani. Mi trovo qui dal primo di Marzo e in tutto questo tempo ho potuto contribuire con le mie conoscenze professionali ma anche curando l’aspetto psicologico delle persone a me vicine e con questo non intendo solo i pazienti. Ammetto di non essere stato sempre in ospedale ad utilizzare provette e farmaci vari, perché io, insieme ad una limitata cerchia dei miei colleghi qui presenti, abbiamo deciso di portare a termine un progetto che, secondo il nostro parere e quello degli psicologi del posto, è utile per riuscire a capire veramente cosa si prova ad avere paura per la propria salute.
Così, muniti di taccuino e penna abbiamo iniziato ad intervistare diverse persone che, come tutti gli italiani, stanno facendo i conti con un virus che fino a poco tempo fa era del tutto sconosciuto. Dopo averne discusso, siamo arrivati alla conclusione di dedicarci alle interviste nel pomeriggio, per non trascurare il nostro lavoro primario, così indispensabile in una situazione di estrema emergenza, recandoci quindi in ospedale di prima mattina.
Il nostro ciclo di domande ha avuto inizialmente come protagonisti quei soggetti che con tanti sacrifici possiedono un’attività economica, i quali hanno riportato la loro insoddisfazione generale, affermando che non riescono più ad ottenere dall’incasso il necessario per poter andare avanti e prosperare; in più, gli imprenditori che utilizzano o producono risorse alimentari ci hanno riferito un fatto allarmante, ovvero, la “domanda” da parte dei paesi esteri è notevolmente diminuita, questo anche grazie alla politica protezionista che altri paesi, anche all’interno dell’unione europea, stanno attuando, a partire dalla vicina Francia.
In quest’ultima nazione da me citata pocanzi, è stato trasmesso un servizio pubblicitario all’interno del quale veniva raffigurato un pizzaiolo affetto da Corona virus, che una volta sfornata una bella pizza margherita simbolo italiano, ci sputa sopra (chiedo scusa per il termine così volgare). Questo sicuramente fa capire quanto i lavoratori italiani possano essere giustamente indignati. Subito dopo aver riflettuto sul materiale a nostra disposizione, abbiamo cambiato rotta, dirigendoci ad intervistare la fascia della popolazione che, come viene riportato dai media, dai giornali e dalle televisioni locali e non, è quella più colpita dal Corona virus. Come sicuramente ha intuito, parlo delle persone âgé.
Il Covid 19 nome scientifico per indicare il virus, ha una percentuale di mortalità molto bassa e colpisce principalmente le persone over settanta che non possiedono più le difese corporee necessarie per contrastare un tale attacco. Da quanto emerso dalle loro risposte, la loro situazione è ormai degenerata, vivono in una costante condizione d’ansia. L’allarmismo fa parte delle televisioni ed è presente a tutte le ore nella stragrande maggioranza dei programmi e le persone di una certa età non sanno come reagire. Di conseguenza rimangono nelle proprie dimore aiutati dai figli, chi li ha, altrimenti dai vicini di casa più giovani e di buon cuore, che decidono di dare una mano a queste persone molto fragili già di natura e ancora di più in questa situazione di caos. Molti di questi soggetti non riescono così più a compiere le azioni più semplici che fino a un mese fa caratterizzavano la loro vita, come andare a fare la spesa, portare fuori il proprio animale domestico o semplicemente fare una passeggiata in compagnia.
Per questo chiedo ascolto a lei, Presidente, sperando che almeno lei possa fare qualcosa di concreto per aiutare questa fascia di cittadini che si sentono soli e in balia di un mostro che non sanno combattere.
Alla fine abbiamo deciso di scendere in strada in mezzo ai giovani per capire e sentire da vicino cosa sta rappresentando il Corona virus nella loro vita.
Una delle domande che mi capita di riproporre più spesso è “Come state?”, seguita da “Siete preoccupati?”. Le risposte dei giovani sono varie, infatti questo tipo di intervista si differenzia molto, sia per approccio che per contenuti delle risposte, da quelle precedenti e cambiano anche in relazione dell’età del ragazzo che ascoltiamo. La maggioranza degli intervistati sono studenti, i quali non hanno affatto nascosto la loro felicità per la decisione della Ministra dell’Istruzione Azzolina, in accordo con lei, Presidente Conte, e del Consiglio dei Ministri, di chiudere le scuole e con esse le università per un lungo lasso di tempo, sostituendo così i banchi con la scrivania di casa e la lavagna con il computer. Altri, però, mi hanno colpito veramente, portando a termine ragionamenti a mio avviso sensati e profondi, che esplicano in maniera sintetica la loro preoccupazione per questo allarme sanitario, che incombe nelle nostre case come una valanga.
Molti hanno voglia di ritornare a sentire il suono della campanella, e soprattutto vi sono molti genitori che non sanno a chi affidare i propri bambini; certamente le persone più indicate sono i nonni, ma dobbiamo ricordarci che non tutti hanno la fortuna di averli e, per chi li ha, non è detto che sia facile raggiungerli.
È un problema grave che ha bisogno di soluzioni il più velocemente possibile. Sicuramente, Presidente, ho riscontrato da parte di tutti gli intervistati il desiderio di tornare alla vita di sempre, certo mantenendo le giuste precauzioni, ma con il sorriso e la voglia di fare e fare bene che caratterizza noi italiani.
Prima di salutarla, le ribadisco i miei ringraziamenti per avere riscontrato in me il profilo giusto per la nomina di infettivologo di stato, e le ricordo che per qualsiasi emergenza o necessita può contattarmi a tutte le ore del giorno e della notte.
Detto questo, le auguro buon lavoro. Le scriverò presto per ulteriori aggiornamenti.

Genova, 06/3/2020

Nicolò De Rosa (III A LES)

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