Durante l’inizio della diffusione del virus, non conoscendo ancora il nemico che si stava combattendo, sui media giravano molte fake news o ipotesi basate sulla paura e sull’ignoranza generale, false informazioni che hanno contribuito all’aumento e la diffusione del panico, che ha portato molta gente a comportarsi in modi sbagliati e completamente senza senso, come ad esempio l'“assaltare” i supermercati svuotando completamente tutti gli scomparti specialmente quelli di acqua e cibo.
All’inizio le opinioni più comuni erano due: la prima era quella in cui la gente sosteneva che si avesse a che fare con una malattia che avrebbe fatto una vera e propria strage, mentre la seconda era quella secondo cui la gente sosteneva che il coronavirus non fosse niente più che una febbre leggermente più grave di una normale influenza, che fino a quel momento aveva causato la morte solo a persone anziane affette da altre patologie più o meno gravi, che comunque avevano causato un abbassamento delle difese immunitarie e esponendoli al nuovo virus.
Negli ultimi giorni, il governo ha consigliato vivamente di seguire delle “regole” per evitare che la quantità di infetti aumenti tutt’insieme. Qualcuna delle persone più vicine a me ha percepito queste regole come una costrizione o una punizione, quando invece si tratta del frutto di un ragionamento di prevenzione, che potrebbe rivelarsi molto efficace. Il coronavirus risulta particolarmente aggressivo nei casi in cui i soggetti afflitti da altre patologie, mentre, con le giuste cure ed attenzioni, chi non era affetto da nessun’altra patologia è guarito. Il ragionamento del governo italiano è stato: in Italia abbiamo un numero limitato di spazio che può essere dedicato a chi è stato contagiato dal coronavirus; di conseguenza, se i contagi risultassero molto superiori rispetto agli spazi disponibili, non solo chi dei contagiati soffrisse di un’altra patologia non avrebbe una possibilità di farcela (cosa non sempre vera, fortunatamente), ma inoltre, chi non soffrisse di nessun’altra patologia, rischierebbe di diffondere il virus e di non riuscire a guarire. Di fatto, con le “regole” suggerite, si cerca di ridurre al massimo i contagi anche per queste motivazioni.
Mi sento di esporre l’evoluzione del mio pensiero a riguardo: all’inizio mi sono limitato ad ascoltare i telegiornali e a raccogliere più informazioni possibili da fonti attendibili. Dopo un po’ di tempo, mi sono ritrovato a casa con mia madre terrorizzata, mio fratello che pensava che non era altro che una febbre un po’ più grave, e - come me - mio papà che pensava fosse una via di mezzo.
Al momento, il mio pensiero è che di sicuro non si tratta della peste del '300, ma che comunque stiamo parlando di una malattia che ha causato la chiusura di tutte le scuole in Italia e che, anche se molti di coloro che l’hanno contratta sono guariti, ha portato alla morte tante persone. In questi casi il modo migliore per sconfiggere la malattia è dare il tempo ai medici di fare ciò per cui sono specializzati e il modo migliore per farlo è combattere l’ignoranza generale, non dare spazio alle false notizie e soprattutto non cadere nel panico, perché non si sta affrontando una forza soprannaturale, ma nemmeno bisogna sottovalutare la situazione attuale, sottovalutando una malattia che sta causando dei danni, oltre che alle singole persone, ad interi stati sul fronti riguardanti l’economia, l’istruzione e altri campi ancora.
Daniele Monaco, III A LES
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