martedì 10 marzo 2020

I giorni del Corona virus - La testimonianza di Rebecca

Partiamo dal presupposto che è successo tutto così in fretta, che ancora oggi non ho ancora potuto assimilare completamente la situazione.
Beh, che dire, Genova in questi giorni ha un animo sensibile, lo sento nell’aria diversa, oppressa .
Le persone che mi circondano sono in panico, così tanto che hanno iniziato a delirare, al punto di arrivare a svuotare gli scaffali dei supermercati, facendo scorte; al punto di non trovare più mascherine; al punto di non trovare più nulla per igienizzarsi.
Mi sono trovata spaesata dal patimento, nervosismo delle persone, perché ora nulla è più come prima: decreti che ti impediscono di uscire, che ti impongono di tenere un metro di distanza dalle persone, arrivare all’utilizzo di guanti e mascherine per ripararsi dai germi anche mentre si sta lavorando.
Le persone hanno paura! Se prima starnutivi o ti soffiavi il naso, era una cosa normale, ora come ora lo fai e la gente ti squadra, si copre la bocca, si allontana.
Per continuare, provo disgusto per le persone che rivelano razziste, la discriminazione nel 2020! Sembra impossibile, ma è successo che, vedendo un asiatico per strada, ci siano state persone che lo abbiano insultato, addirittura malmenato, per poi allontanarsi in tutta fretta.
Il terrore ha reso molti irrazionali e più cattivi.
Sembra tutto così... surreale… Ecco, surreale: credo sia la migliore definizione.
Gli ospedali sono in sovraffollamento, nella terapia intensiva non ci stanno più persone, mancano di personale e così temo si finirà col scegliere chi dovrà vivere e chi no. Un sistema in crisi!
Spero solo che tutto questo finisca al più presto.

Rebecca Carta, II A LES

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