Questo nuovo ceppo isolato a Wuhan, Cina, alla fine del 2019, è un ceppo virale che causa una malattia respiratoria chiamata Covid-19. La circolazione di questo patogeno era originariamente solo nel mondo animale, ma non è il primo caso di “salto di specie” (o Spillover), e non è ancora identificata la specie da cui è stato trasmesso all’uomo.
Questo ceppo ha un periodo di incubazione che va dai 2 ai 14 giorni (in alcuni casi anche 27). In Cina il primo caso ufficiale risale a Dicembre 2019 e la prima vittima confermate è stata l’11 Gennaio 2020. Nel giro di poche settimane, la diffusione in altri stati (Thailandia, Stati Uniti, Francia e Italia) ha portato l’OMS ha dichiarare lo stato di emergenza globale.
I casi ad oggi confermati solo in Cina sono circa 80 mila e più di 3 mila morti ma dai primi di marzo sembrerebbe esserci un calo significativo dei contagi. C’è un secondo dato significativo, ma in positivo, cioè il numero di guariti che conta poco meno di 60 mila persone. L’Italia ad oggi è seconda al mondo per numero di contagi con all’incirca 9 mila casi registrati e 473 decessi principalmente concentrati in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. I focolai iniziali del coronavirus sono stati localizzati nel Lodigiano (Codogno, Casalpusterlengo, Castiglione D’Adda) e in Veneto e sono collegati uno con l’altro da alcuni casi di contagio.
Nonostante le restrizioni come la chiusura delle scuole a partire dai primi di Marzo e la blindatura delle zone maggiormente colpite, il virus ha continuato a propagarsi ed è arrivato anche al Sud Italia con alcuni casi in Campania e a Palermo. La principale motivazione di questa diffusione così veloce è la violazione delle restrizioni attuate dal governo (ad esempio la corsa ai treni nelle stazioni delle zone blindate nonostante l’esplicita richiesta di non uscire dalle cosiddette Zone Rosse). L’ISS (Istituto Superiore di Sanità) in questi giorni ha anche smentito la falsa credenza che il virus si diffondesse e fosse pericoloso solo per una fascia d’età superiore ai 70 anni, infatti, in Italia, 1 caso su 5 ha tra i 19 e i 50 anni. Resta comunque significativo il dato che indica come più del 50% dei decessi riguardi anziani, ma soprattutto persone con altre patologie croniche preesistenti.
La situazione sia in Italia che in generale nel mondo è seria e ogni governo dovrebbe già prefissarsi dei piani per affrontare un’eventuale crisi. Il rispetto delle norme igieniche diramate dall’OMS è una forma di prevenzione efficace e importante affinché la diffusione di questo virus non porti ad una epidemia globale ancora più seria.
Gaya Costantino, II A LES
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