venerdì 13 marzo 2020

I giorni del Corona virus - La testimonianza di Simone B.

Tutto quello che abbiamo sentito ai telegiornali per intere settimane, sul coronavirus in Cina, è successo anche qui in Italia. Sembra di vivere un film dell’orrore (il peggiore tra l’altro…).
All’inizio tutti abbiamo boicottato i ristoranti cinesi, abbiamo guardato con sospetto tutti quelli con gli occhi a mandorla, abbiamo chiuso i voli da e per la Cina, ma a alla fine è successo: il coronavirus è arrivato in Italia.
Inutile parlare, sgomento e incredibilità… tutta Italia è atterrita dal susseguirsi di notizie quotidiane. In famiglia non si parla d’altro. Siamo tutti molto preoccupati perché è come se si facesse guerra ad un nemico invisibile. Il peggiore dei nemici perché non sai dov’è. Potrebbe essere ovunque, tutti hanno paura di perdere questa battaglia!
All’inizio l’Italia del sud prometteva di denunciare tutti i turisti provenienti dal nord, per evitare il propagarsi del virus, ma è successo comunque.
Al centro nord chiusero le scuole preventivamente, per evitare luoghi di assembramento tra più persone. Sembrava quasi che il tre fosse il numero perfetto! In caso contrario la polizia disperdeva la folla.
I primi giorni di marzo iniziò la psicosi da mascherina e gel disinfettante per le mani. I prezzi andarono alle stelle. Ancora oggi 12 marzo, le mascherine e il gel sono introvabili e se li trovi il prezzo è centuplicato.
I centri commerciali e supermercati furono presi d’assalto per riempire la dispensa di ogni genere di prima necessità, e non solo…
In ogni ambiente si deve rispettare il metro di distanza di sicurezza per evitare il contagio. All’inizio erano due metri e potendo si montava un vetro divisorio.
I viaggiatori Italiani, sia che fossero in viaggio per lavoro che per turismo all’estero, furono fatti rimpatriare e se erano rimpatriati dalla Cina, furono tenuti insieme in campi per quindici giorni.
Nessun paese compra più prodotti provenienti dall’Italia. Anche i profughi non vogliono più sbarcare. Una sola “carretta del mare” è arrivata in Sicilia in questo ultimo periodo.
I danni all’economia, al turismo e all’esportazione sono incalcolabili.
Le funzioni religiose sono rallentate a tante chiese hanno addirittura chiuso.
Chiunque incontri per strada parla sempre delle stesse cose. La preoccupazione è nazionale. Si parla di salute di economia, di possibili complotti americani, di virus creati in laboratorio e “sfuggiti al controllo”… Sui pipistrelli e i serpenti ce ne siamo fatti inizialmente una cultura... Adesso invece parliamo di esercitazioni dell’esercito americano su suolo Europeo e la cosa non ci piace per niente, o per lo meno ci crediamo poco.
Fortunatamente in mezzo a tutti questi discorsi ritrovo un po’ di leggerezza, grazie alle tecnologie. Con alcuni compagni di scuola ci sentiamo e parliamo via Skype ed è quasi come ritrovarsi a scuola a “raccontarcela”.
L'altra sera l’organizzazione mondiale della sanità ha proclamato la pandemia.
È stato un colpo forte! I miei genitori sono preoccupati perché lavorano in esercizi pubblici e oltre alla possibilità concreta di poter contrarre il virus, temono di perdere il posto di lavoro.
Il Premier Conte dice che tutti dobbiamo rinunciare a qualcosa per vivere contro il coronavirus. In primis alle nostre libertà di cittadini.
Le scuole saranno chiuse fino al 3 di aprile. Non si può più andare in palestra. Il campionato di calcio è stato sospeso.
Il decreto firmato da Conte il 9 marzo è stato battezzato col nome di “io resto a casa”.
Probabilmente restare a casa è l’unica cosa che si potrà fare per debellare il virus.
Quello che succederà, e ne sono certo, è che i nostri figli e nipoti studieranno questo periodo sui loro libri di storia.

Simone Banella, II A LES

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