Junior Cally è il rapper mascherato finito al centro delle polemiche per le sue “orrende” parole con cui descrive un femminicidio, all’interno del suo brano
intitolato “Si chiama Gioia”.
Il rapper, che parteciperà tra i big alla 70ima edizione del Festival di Sanremo, è stato accusato di sessismo e prontamente sono arrivate le sue scuse qualora qualcuno
si fosse sentito ferito dal suo brano. Il testo sembrerebbe argomentare di una donna poco dignitosa con scarsi principi morali, l’artista pare che abbia composto questo brano per “denigrare” l'immagine
femminile con frasi molto dure ed esplicite.
Sono in molti a pensare che non sia l’unico artista a farlo, giustificandolo inoltre per la sua giovane età.
La mia personale idea è che al giorno d’oggi, a prescindere da quello che esprime Junior Cally, si siano persi molti valori e che gli esempi distorti che vengono
trasmessi alla società odierna, creino degli stereotipi sbagliati. Ci sono cantanti, “rapper”, che hanno come argomento principale dei loro brani droga, sesso, maschilismo, violenza e volgarità. Dicono
faccia parte del loro personaggio. Il dato preoccupante è che, spesso, questi artisti hanno un seguito di pubblico molto giovane, che purtroppo rischia di prendere come esempio o addirittura come ideale queste
persone e i loro messaggi.
Di fatto, oggi le new generation di giovani adolescenti sono più “avanti” e a contatto con realtà non adatte alla loro età, situazioni che
dovrebbero essere affrontate ed argomentate in maniera tale da sviluppare una reale presa di coscienza.
L’artista chiamato in causa, con il suo messaggio sessista ha sicuramente sfruttato un onda mediatica, perché purtroppo oggi giorno si diventa “noti” o “famosi”
anche grazie a questo, della serie "parlatene bene o parlatene male purché se ne parli".
In ogni caso, c’è da riflettere sul perché una manifestazione importante e "nazional-popolare" come Sanremo abbia convocato Junior Cally per la partecipazione,
dal momento che quest ultimo è noto per brani duri di questo genere.
La risposta, a parer mio, è strategia mediatica e commerciale.
Mi auguro solo che possa essere il palcoscenico giusto
per “pulire” il pensiero che c’è nell’immaginario comune (per fortuna non di tutti) che il posto giusto della donna sia “un passo indietro”, per citare l'infelice espressione
usata da Amadeus per definire una delle donne presenti sul palco sanremese.
La società di oggi purtroppo presenta questa mentalità e questi esempi e tutto gira intorno ad essi, soldi compresi.
Myriam Danese, V D tur
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