QUI la quarta puntata.
Come programmato andammo in
spiaggia fino a sera, ma della nostra presunta fenice non c’era traccia e, un
po’ delusi, tornammo a casa.
Dopo cena, io e Ryan ci chiudemmo
in camera a pensare.
“Secondo te ieri è stato un caso
che fosse lì?” mi chiese lui.
“Non lo so. Probabilmente non era
un caso, ma noi non dovevamo vederlo e oggi, per essere sicuro che noi non lo
vedessimo, non è venuto…” gli risposi.
“Ha senso…”
“Almeno quello…”
Restammo un po’ in silenzio a
guardare il soffitto, poi Ryan disse: “Hai paura?”
Io scossi la testa: “Perché
dovrei?”
“Non lo so, io al posto tuo sarei
almeno un po’ intimorito da tutto ciò… Insomma, non è normale che sogni degli
occhi e trovi una piuma dello stesso colore sul davanzale… E per due notti di
fila!”
“Beh, in effetti, messa così è un
po’ inquietante, ma gli occhi che sogno non sono cattivi, non lo so è come se
mi sentissi al sicuro, nonostante tutto…”
“Beata te, a sto punto!” disse,
continuando a guardare il soffitto.
“Ryan!” lo chiamai ad un certo
punto
“Dimmi!” rispose
“Grazie! Non avrei potuto dirlo a
nessun altro!”
Lui sorrise, poi disse: “Dovremmo
trovare delle parole in codice in modo da poterne parlare senza doversi
svegliare alle prestissimo di mattina!”
“Già, ci vorrebbe proprio…
Fenice!”
“Non è molto fantasioso, ma mamma
e papà non lo capiranno mai…”
“A meno che a uno dei due non venga
in mente di guardare dietro lo specchio…”
“Cosa può esserci di così
interessante dietro uno specchio?”
“Non lo so, ma mi sentirei più
sicura se trovassimo una postazione di riserva… La mamma, quando pulisce, di
solito, ci passa dietro allo specchio…”
“In effetti forse è meglio avere
un piano B” disse Ryan alzandosi dal letto e cominciando a frugare ovunque per
cercare un posto adatto a nascondere delle piume.
Alla fine prese una scatola da
scarpe piena di cose che ormai ci eravamo dimenticati di avere e disse: “Nei
momenti di emergenza svuotiamo questa, ci mettiamo dentro le piume e tutto il
resto, poi la ri-riempiamo e la mettiamo al suo posto”
“Sì, mi sembra un buon piano!”
approvai.
Poi la mamma ci chiamò di sotto,
perché stava per iniziare il nostro telefilm preferito. Prima di uscire
controllai che in camera tutto fosse in ordine.
Per quanto fosse inquietante,
come diceva Ryan, avevo una paura matta che tutto questo finisse…
Non sapevo ancora di
preciso cosa fosse e una persona normale ne sarebbe stata spaventata, ma, ve
l’ho detto, io non sono mai stata, e mai sarò, una persona normale. E, sì, non
volevo rinunciare a tutto quello che mi stava succedendo…
Chiara Benassi, III E TUR
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivi qui il tuo commento: sarà pubblicato dopo la moderazione.