Pubblichiamo un approfondimento di Nicolò De Rosa (II A LES) sulla figura di Aldo Moro, uomo politico del '900, ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse nel 1978
Aldo Moro nacque il 23
Settembre 1916, a Maglie (provincia di Lecce), figlio di una maestra elementare
e di un ispettore scolastico.
Dopo il liceo, intraprese gli
studi presso l'Università di Giurisprudenza a Bari, dove si laureò ed ottenne,
pochi anni dopo, la cattedra come docente di filosofia del diritto.
Nel 1943 fondò il periodico
“La rassegna” che uscì fino al 1945.
Per quanto riguarda la sua
vita privata, sposò Eleonora Chiavarelli con la quale ebbe quattro figli: Anna,
Agnese, Maria e Giovanni.
Il 19 marzo del 1943, Moro e
altri esponenti del centro-sinistra si riunirono clandestinamente per dar vita
a quel documento che avrebbe segnato l'inizio del partito della Democrazia
Cristiana.
Dopo la caduta del regime
fascista, Moro fu eletto all'Assemblea Costituente ed eletto nel nuovo
parlamento nel 1948.
Nei successivi governi della
DC fu eletto varie volte ministro, con cariche differenti a seconda del
governo; tra i vari ministeri da lui presieduti, vi è quello della Pubblica
Istruzione.
Proprio in questo ambito, Moro
ebbe l'idea di “sfruttare” l'appena nata Rai come strumento per favorire
l'alfabetizzazione della popolazione tramite vari programmi tra i quali “Non è
mai troppo tardi”.
La sua carriera fu molto
variegata e divenne per la prima volta Presidente del Consiglio durante la
quarta legislatura (1963-1968), all'interno della quale ebbe tre governi
diversi tra loro, a causa di vari problemi legati alla maggioranza nel
Parlamento.
Il suo primo governo, in
particolare, è ricordato per la presenza di esponenti socialisti al suo
interno.
Tornò a Palazzo Chigi tra il
1974 e il 1976, dove infine lasciò il posto a Giulio Andreotti (uno dei principali
leader della Democrazia Cristiana).
Nel 1977 iniziò una trattativa di tipo politico fra il suo partito, la
DC, e il Partito di Enrico Berlinguer, ovvero il Partito Comunista Italiano
(PCI).
L'accordo era considerato
“rischioso” perché sul piano internazionale non trovava consensi fra le
principali potenze mondiali (URSS e USA).
Questo accordo, oltre a non
essere apprezzato al di fuori dei confini nazionali, non era ben visto neanche
da vari esponenti di estrema sinistra interna che lo tacciavano come
anti-democratico.
I dissensi raggiunsero il loro
culmine nella tragica mattina del 16 marzo del 1978. Quella stessa mattina
mentre Moro si stava recando a Montecitorio per la presentazione del governo
che vedeva protagonista l'accordo tra DC e PCI. l'auto sulla quale viaggiava fu
intercettata dalle Brigate Rosse, un gruppo terrorista di estrema sinistra nato
all'interno dell'Università di Padova e trasferitosi in Liguria, notoriamente
“rossa” fin dal dopoguerra.
Quel giorno i brigatisti
uccisero l'intera scorta che viaggiava sull'auto e sequestrarono il segretario
della DC.
Alcune lettere scritte da Aldo Moro mentre era prigioniero delle BR |
Aldo Moro venne quindi tenuto
sotto sequestro, e dopo 55 giorni di prigionia, durante i quali venne
“processato” dai suoi sequestratori. Gli stessi lo misero nel bagagliaio di un'auto (una
Renault 4 rubata) e gli dissero di coprirsi perché sarebbe stato trasferito in
un altro covo, ma appena il presidente si mise sotto la coperta che gli era
stata data, venne ucciso con dodici colpi di pistola.
Secondo la ricostruzione dei
fatti, l'auto con il cadavere fu ritrovata a metà strada tra la sede della
Democrazia Cristiana e quella del Partito Comunista Italiano, precisamente in
via Fani, probabilmente come atto simbolico, era il 9 maggio 1978.
Durante i giorni di prigionia, Moro scrisse molte lettere passate
alla storia come le “Lettere dal patibolo”, indirizzate principalmente alla
famiglia ed ai compagni politici, con un'attenzione particolare a Bettino Craxi
(segretario del Partito Socialista Italiano) e Giulio Andreotti.
Tra queste lettere, ne
possiamo individuare una in particolare, destinata al segretario socialista,
nella quale Moro lo implorava di non interrompere i suoi tentativi di trattare
per la sua liberazione in cambio di altri prigionieri politici. Si legge
infatti: “sono qui a scongiurarti di continuare
ed anzi accentuare la tua importante iniziativa. È da mettere in chiaro che non
si tratta d’inviti rivolti agli altri a compiere atti di umanità, inviti del
tutto inutili, ma di dar luogo con la dovuta urgenza ad una seria ed
equilibrata trattativa per lo scambio di prigionieri politici”.
Questa lettera
purtroppo, come sappiamo, fu vana.
Dopo la morte di Moro, il 13
maggio 1978, nella Basilica di San Pietro, l'allora pontefice Paolo VI celebrò
i funerali di questo grande protagonista della scena politica italiana che
cercò di cambiare le sorti del nostro Paese.
Al funerale sedettero in prima
fila tutti gli esponenti politici principali dell'epoca, dalla Destra alla
Sinistra.
Aldo Moro fu sepolto nel
comune di Torrita Tiberina, in provincia di Roma.
Nicolò De
Rosa, II A LES
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