giovedì 17 gennaio 2019

ALDO MORO: “LA POLITICA IN RIVOLUZIONE”


Pubblichiamo un approfondimento di Nicolò De Rosa (II A LES) sulla figura di Aldo Moro, uomo politico del '900, ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse nel 1978

Aldo Moro nacque il 23 Settembre 1916, a Maglie (provincia di Lecce), figlio di una maestra elementare e di un ispettore scolastico.
Dopo il liceo, intraprese gli studi presso l'Università di Giurisprudenza a Bari, dove si laureò ed ottenne, pochi anni dopo, la cattedra come docente di filosofia del diritto.
Nel 1943 fondò il periodico “La rassegna” che uscì fino al 1945.
Per quanto riguarda la sua vita privata, sposò Eleonora Chiavarelli con la quale ebbe quattro figli: Anna, Agnese, Maria e Giovanni.
Il 19 marzo del 1943, Moro e altri esponenti del centro-sinistra si riunirono clandestinamente per dar vita a quel documento che avrebbe segnato l'inizio del partito della Democrazia Cristiana.
Dopo la caduta del regime fascista, Moro fu eletto all'Assemblea Costituente ed eletto nel nuovo parlamento nel 1948.
Nei successivi governi della DC fu eletto varie volte ministro, con cariche differenti a seconda del governo; tra i vari ministeri da lui presieduti, vi è quello della Pubblica Istruzione.
Proprio in questo ambito, Moro ebbe l'idea di “sfruttare” l'appena nata Rai come strumento per favorire l'alfabetizzazione della popolazione tramite vari programmi tra i quali “Non è mai troppo tardi”.
La sua carriera fu molto variegata e divenne per la prima volta Presidente del Consiglio durante la quarta legislatura (1963-1968), all'interno della quale ebbe tre governi diversi tra loro, a causa di vari problemi legati alla maggioranza nel Parlamento.
Il suo primo governo, in particolare, è ricordato per la presenza di esponenti socialisti al suo interno.
Tornò a Palazzo Chigi tra il 1974 e il 1976, dove infine lasciò il posto a Giulio Andreotti (uno dei principali leader della Democrazia Cristiana).
Nel 1977 iniziò una trattativa di tipo politico fra il suo partito, la DC, e il Partito di Enrico Berlinguer, ovvero il Partito Comunista Italiano (PCI).
L'accordo era considerato “rischioso” perché sul piano internazionale non trovava consensi fra le principali potenze mondiali (URSS e USA).
Questo accordo, oltre a non essere apprezzato al di fuori dei confini nazionali, non era ben visto neanche da vari esponenti di estrema sinistra interna che lo tacciavano come anti-democratico.
I dissensi raggiunsero il loro culmine nella tragica mattina del 16 marzo del 1978. Quella stessa mattina mentre Moro si stava recando a Montecitorio per la presentazione del governo che vedeva protagonista l'accordo tra DC e PCI. l'auto sulla quale viaggiava fu intercettata dalle Brigate Rosse, un gruppo terrorista di estrema sinistra nato all'interno dell'Università di Padova e trasferitosi in Liguria, notoriamente “rossa” fin dal dopoguerra.
Quel giorno i brigatisti uccisero l'intera scorta che viaggiava sull'auto e sequestrarono il segretario della DC.
Alcune lettere scritte da Aldo Moro
mentre era prigioniero delle BR
Aldo Moro venne quindi tenuto sotto sequestro, e dopo 55 giorni di prigionia, durante i quali venne “processato” dai suoi sequestratori. Gli stessi lo misero nel bagagliaio di un'auto (una Renault 4 rubata) e gli dissero di coprirsi perché sarebbe stato trasferito in un altro covo, ma appena il presidente si mise sotto la coperta che gli era stata data, venne ucciso con dodici colpi di pistola.
Secondo la ricostruzione dei fatti, l'auto con il cadavere fu ritrovata a metà strada tra la sede della Democrazia Cristiana e quella del Partito Comunista Italiano, precisamente in via Fani, probabilmente come atto simbolico, era il 9 maggio 1978.
Durante i giorni di prigionia, Moro scrisse molte lettere passate alla storia come le “Lettere dal patibolo”, indirizzate principalmente alla famiglia ed ai compagni politici, con un'attenzione particolare a Bettino Craxi (segretario del Partito Socialista Italiano) e Giulio Andreotti.
Tra queste lettere, ne possiamo individuare una in particolare, destinata al segretario socialista, nella quale Moro lo implorava di non interrompere i suoi tentativi di trattare per la sua liberazione in cambio di altri prigionieri politici. Si legge infatti: sono qui a scongiurarti di continuare ed anzi accentuare la tua importante iniziativa. È da mettere in chiaro che non si tratta d’inviti rivolti agli altri a compiere atti di umanità, inviti del tutto inutili, ma di dar luogo con la dovuta urgenza ad una seria ed equilibrata trattativa per lo scambio di prigionieri politici”.
Questa lettera purtroppo, come sappiamo, fu vana.
Dopo la morte di Moro, il 13 maggio 1978, nella Basilica di San Pietro, l'allora pontefice Paolo VI celebrò i funerali di questo grande protagonista della scena politica italiana che cercò di cambiare le sorti del nostro Paese.
Al funerale sedettero in prima fila tutti gli esponenti politici principali dell'epoca, dalla Destra alla Sinistra.
Aldo Moro fu sepolto nel comune di Torrita Tiberina, in provincia di Roma. 

Nicolò De Rosa, II A LES

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