domenica 18 novembre 2018

LA RICERCA DELLA FELICITÀ DI NICOLÒ GOVONI

Il giorno 8 novembre 2018, noi studenti abbiamo assistito alla presentazione di un giovane scrittore, Nicolò Govoni.
Classe 1993, ci ha parlato di cosa si occupa, stupendoci con il racconto del coraggio che ha avuto nel fare l'importante scelta che gli ha cambiato la vita.
Costantemente circondato da persone che non credevano in lui, i suoi genitori in particolare, all'età di vent'anni decide di partire per l'India e fare il volontario per aiutare i bambini meno fortunati che si trovano in orfanotrofio.
“Da quel momento cambiò tutto”, dice, e decide così di stabilirsi definitivamente in India per poter continuare a fare del bene per questi bambini pieni d'amore.
Lì, si iscrive all'università per studiare giornalismo e inizia, nel contempo, ad insegnare ai più piccoli.
Circa un anno dopo il suo arrivo, sulla soglia dei ventun'anni, avvia una raccolta fondi per salvare l'orfanotrofio ormai prossimo alla chiusura. Con grande successo ci riesce e poco tempo dopo prende la decisione di fondare un'associazione per supportare quella che lui definisce ''la sua missione''.
Nel 2015 scrive ''Uno'', un libro i cui fondi ricavati dalla vendita gli permetteranno di mandare tutti i suoi bambini a scuola e alcuni ragazzi più grandi all'università.
Successivamente, a causa dell'insufficienza di denaro necessario a garantire lo studio ad altri ragazzi, decide di pubblicare un nuovo libro intitolato ''Bianco come Dio'', il quale diventa subito un successo.
Due anni dopo, infine, ormai ventiquattrenne, decide di lasciare l'India per lavorare in Palestina e in seguito a Samos, in Grecia, dove costruisce, insieme ai suoi collaboratori, un centro educativo per i
bambini rifugiati sfuggiti alle guerre di paesi come Siria, Afghanistan, Iraq e Congo.
Una volta terminata la presentazione, i miei compagni ed io abbiamo avuto la possibilità di fare delle domande su ciò che più ci aveva incuriosito di questa esperienza.
Tra le tante ce ne sono state alcune molto specifiche, come ad esempio "Perché il libro è intitolato Bianco come Dio?'', oppure ''Come riuscivi a comunicare con i bambini?'', "Hai imparato l'indiano durante la tua permanenza?'', ''Torneresti mai a vivere a Cremona dove sei cresciuto?''.
Le risposte di Nicolò sono state tutte molto approfondite e complete, ma ce n'è stata una in particolare che, personalmente, mi ha colpita di più rispetto alle altre ed è stata quella inerente al titolo del libro: “Il libro - dice - porta questo nome perché una volta, mentre ero in India, mi è capitato di incontrare un anziano del posto, il quale, al vedermi, ha reagito sorpreso dicendomi che ero bianco come Dio. Da lì ho capito che il titolo sarebbe stato questo”. In queste parole c'è stato qualcosa che in qualche modo mi ha impressionata e mi ha dato da pensare... Come ci vedono queste persone che in un certo senso sono ''costrette'' a vivere in una sorta di realtà chiusa e limitata? Io penso che proverebbero meraviglia e curiosità alla conoscenza di culture, tradizioni e modi di vivere differenti dai loro, che poi del resto sarebbe esattamente quello che proverei io se fossi al loro posto.
Per questo motivo sostengo che un'esperienza come quella che ha vissuto questo ragazzo sia un' esperienza di vita, che, come egli stesso ha dichiarato, nel profondo, ''ti cambia''.

Martina Corso, IV D tur



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