Classe
1993, ci ha parlato di cosa si occupa,
stupendoci con il racconto del coraggio che ha avuto nel fare l'importante
scelta che gli ha cambiato la vita.
Costantemente
circondato da persone che non credevano in lui, i suoi genitori in particolare,
all'età di vent'anni decide di partire per l'India e fare il volontario per
aiutare i bambini meno fortunati che si trovano in orfanotrofio.
“Da
quel momento cambiò tutto”, dice, e decide così
di stabilirsi definitivamente in India per poter continuare a fare del bene per
questi bambini pieni d'amore.
Lì,
si iscrive all'università per studiare giornalismo e inizia, nel contempo, ad
insegnare ai più piccoli.
Circa
un anno dopo il suo arrivo, sulla soglia dei ventun'anni, avvia una raccolta
fondi per salvare l'orfanotrofio ormai prossimo alla chiusura. Con grande
successo ci riesce e poco tempo dopo prende la decisione di fondare
un'associazione per supportare quella che lui definisce ''la sua missione''.
Nel
2015 scrive ''Uno'', un libro i cui
fondi ricavati dalla vendita gli permetteranno di mandare
tutti i suoi bambini a scuola e alcuni ragazzi più grandi all'università.
Successivamente,
a causa dell'insufficienza di denaro necessario a garantire lo studio ad altri
ragazzi, decide di pubblicare un nuovo libro intitolato ''Bianco come Dio'', il
quale diventa subito un successo.
Due
anni dopo, infine, ormai ventiquattrenne, decide
di lasciare l'India per lavorare in Palestina e in seguito a Samos, in Grecia,
dove costruisce, insieme ai suoi collaboratori, un centro educativo per i
bambini
rifugiati sfuggiti alle guerre di paesi come Siria, Afghanistan, Iraq e Congo.
Una
volta terminata la presentazione, i miei
compagni ed io abbiamo avuto la possibilità di fare delle domande su ciò che
più ci aveva incuriosito di questa esperienza.
Tra
le tante ce ne sono state alcune molto specifiche, come ad esempio "Perché il libro è intitolato Bianco come Dio?'', oppure
''Come riuscivi a comunicare con i
bambini?'', "Hai imparato l'indiano
durante la tua permanenza?'', ''Torneresti
mai a vivere a Cremona dove sei cresciuto?''.
Le
risposte di Nicolò sono state tutte molto approfondite e complete, ma ce n'è
stata una in particolare che, personalmente, mi ha colpita di più rispetto alle
altre ed è stata quella inerente al titolo del libro: “Il libro - dice - porta
questo nome perché una volta, mentre ero in India, mi è capitato di incontrare
un anziano del posto, il quale, al vedermi, ha reagito sorpreso dicendomi che
ero bianco come Dio. Da lì ho capito che il titolo sarebbe stato questo”. In
queste parole c'è stato qualcosa che in qualche modo mi ha impressionata e mi
ha dato da pensare... Come ci vedono queste persone che in un certo senso sono
''costrette'' a vivere in una sorta di realtà chiusa e limitata? Io penso che
proverebbero meraviglia e curiosità alla conoscenza di culture, tradizioni e
modi di vivere differenti dai loro, che poi del resto sarebbe esattamente
quello che proverei io se fossi al loro posto.
Per
questo motivo sostengo che un'esperienza come quella che ha vissuto questo
ragazzo sia un' esperienza di vita, che, come
egli stesso ha dichiarato, nel profondo, ''ti cambia''.
Martina Corso, IV D tur
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