lunedì 30 ottobre 2017

Alla scoperta del Teatro della Tosse: quando l'Alternanza Scuola Lavoro apre nuovi orizzonti

 E' con grande piacere e soddisfazione che pubblichiamo un articolo di Stefano Pavlovic che, pur avendo cambiato sezione, è rimasto a far parte della nostra redazione. Buona lettura!

Il luogo in cui ho svolto l’attività relativa al progetto “scuola alternanza lavoro” è stato il Teatro della Tosse.
Per alcune caratteristiche il teatro può definirsi azienda.
La forma giuridica o l’organizzazione che gli ideatori del progetto teatrale hanno scelto è la fondazione.
Questo tipo di forma giuridica è quasi sempre optata dalle organizzazioni che hanno scopo culturale o no profit.
La struttura è ubicata nella parte più antica della città di Genova, è stata costruita in uno spazio antecedentemente occupato da abitazioni civili e dal teatro Nazionale.
Il bombardamento degli inglesi, durante la seconda guerra mondiale, ha distrutto l’intero quartiere. Il teatro è stato ricostruito nella medesima area e gli è stato modificato il nome.
La struttura se pur piccola è ben articolata: è costituita da tre sale, la sala Aldo Trionfo, la sala Dino Campana e la Claque, quest’ultima destinata al cabaret e alla musica.
Ciascuna delle tre sale ha dimensioni e finalità diverse. In generale il prodotto che offre questa “azienda-teatro” è alternativo rispetto alle produzioni classiche proposte dai teatri più grandi della città.
Ad esempio la sala D. Campana è la più piccola e offre il prodotto più alternativo e innovativo, rispecchiando in pieno la personalità e l’originalità del poeta a cui è dedicata.
Gli ospiti sono rappresentati da due tipologie differenti: lo spettatore pagante e la compagnia che offre la sua rappresentazione. Queste due componenti costituiscono i due elementi essenziali di qualsiasi genere di spettacolo.
Per il funzionamento del teatro occorrono figure qualificate in diversi ambiti: curatori della parte amministrativa, della linea culturale proposta e portata avanti dall’Ente, i promotori del prodotto culturale, tecnici di varie qualifiche per garantire il buon funzionamento della macchina teatrale, tecnici responsabili delle normative di sicurezza, tecnici per l’allestimento delle scenografie, degli abiti, dei trucchi, ecc…
Essendo l’Ente teatro un’organizzazione con finalità esclusivamente culturali sono fondamentali le risposte alle seguenti istanze: il prodotto deve essere accuratamente scelto e deve attenersi alle finalità e agli obiettivi sanciti dalla normativa che disciplina lo statuto della fondazione.
Nel caso del Teatro della Tosse il prodotto è diretto e presentato a fasce di clientela particolari, come famiglie, scuole, infanzia, adulti e amanti della “cultura di nicchia”.
Questo teatro offre molta sperimentazione.
Nel caso di teatro si può trattare di fornitori culturali che sono rappresentati dalle compagnie e dai registi che offrono le loro produzioni.
Le compagnie vengono scelte in base alla linea culturale prestabilita dal direttore del teatro.
Il teatro è piccolo in dimensioni, ma riesce a offrire una programmazione annuale, non si può parlare di vera e propria concorrenza con il teatro Carlo Felice che è il riferimento nazionale di Genova e propone altri generi destinati ad un altro tipo di clientela, anche le dimensioni fisiche dei due teatri non sono paragonabili, non si può parlare, quindi, di un’effettiva competizione.
Le strategie di marketing adottate dall’Ente sono in generale comuni a quelle adottate da tutte le aziende: divulgazioni attraverso mezzi informatici, grafica pubblicitaria, passaparola e ultimamente si è aggiunta, secondo me, l’alternanza scuola-lavoro.
Un’altra strategia di marketing che ho notato è la diversificazione delle fasce di età e degli spettacoli proposti.
Il Teatro della Tosse essendo giuridicamente un Ente culturale deve attenersi per la contabilità e il funzionamento economico alle norme insite nella tipologia “Ente culturale”.
Nel caso del Teatro della Tosse i punti di debolezza e di forza coincidono. Ad esempio la sperimentazione teatrale, essendo una novità e quindi non conosciuta, prevede un’affluenza di pubblico non numerosa. Pertanto si può parlare di rischio, tuttavia lo stesso elemento di rischio diventa l’elemento principale che cattura l’attenzione della clientela.
Le mie mansioni all’interno del teatro consistevano in attività di sondaggio, di cura e informazione del cliente-spettatore.
Le competenze acquisite nel percorso scolastico attraverso materie specifiche di indirizzo, mi sono state d’aiuto in determinate circostanze. Mi hanno chiarito in maniera tecnico-formale l’organizzazione dell’”azienda-teatro” all’interno della quale operavo.
La mia esperienza è durata quindici giorni, tra tutte le realtà lavorative che la scuola mi ha offerto questa è stata la più coinvolgente e la più interessante di tutte.
Innanzitutto mi sono trovato all’interno di un luogo intimo e protetto, carico di storia e di significato che è evidente già dalla sua denotazione architettonica.
Un ambiente in cui sono presenti tutti quegli elementi che creano la magia della comunicazione. Sul palco vengono riprodotte le storie e le emozioni degli uomini, la platea reagisce a sua volta con altrettanto spessore emotivo. Il ritmo è dato dalla parola degli attori, dai silenzi e dal codice che usano gli spettatori per accordare il loro consenso: l’applauso.
L’acustica è un aspetto sostanziale del teatro, il costruttore deve tener conto della propagazione del suono e costruire in modo che questo non venga danneggiato.
Tutto ciò ho potuto notarlo dopo aver assistito ad alcune rappresentazioni e dopo essermi ambientato in quegli spazi. Le emozioni provate sono state forti.
L’esperienza mi ha portato a chiedermi molte cose: come mai, ad esempio, in certi momenti le emozioni erano così intense da procurarmi i brividi?
La risposta è complessa e sfaccettata, ma allo stesso tempo semplice, è stato il “tutto” che in precisi istanti ha funzionato così bene da coinvolgermi profondamente dal punto di vista emozionale. Per “tutto” intendo la magica combinazione dello spazio e degli attori. Per attori mi riferisco sia la pubblico che ai teatranti, in quanto tutti e due costituiscono parte attiva della drammaturgia.
Ho studiato poco di teatro, ma sono riuscito, comunque, a percepire ciò che ha spinto e stimolato i greci a concepire, amare e vivere la rappresentazione dell’emotività umana.  

Stefano Pavlovic, V A tur 

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