Ancora grazie al sig. Fulvio Rogantin, pubblichiamo qui una lettera che Joyce scrisse all'amico ed ex allievo di inglese Ettore Schmitz, ossia Italo Svevo. La cosa sorprendente è che l'autore irlandese scrive in perfetto italiano e... in triestino!!
Parigi, 5 gennaio 1921.
Caro signor Schmitz. L’episodio di Circe fu
finito tempo fa ma quattro dattilografe rifiutarono di copiarmelo.
Finalmente si presentò una quinta la quale, però, lavora molto
lentamente sicchè il lavoro non sarà pronto prima della fine di questo
mese. Mi si dice conterrà 170 pagine forma commerciale.L’episodio di
Eumeo il quale è quasi finito sarà pronto anche verso la fine del mese.
Secondo il piano stabilito dal mio avvocato a Nuova York Ulisse
uscirà colà verso il 15 giugno p.v. in un’edizione privata e limitata a
1500 esemplari, dei quali 750 per l’Europa. Il prezzo sarà di dollari
12.50 risp. 6 sterline l’esemplare. Percepisco 1000 sterline come
“tacitazione”. Contemporaneamente però si preparano articoli ed articoli
per sfondare la cittadella, non so con quale risultato e poco
m’importa.
Ora l’importante: non posso muovermi da qui (come credevo di poter
fare) prima di maggio. Infatti da mesi e mesi non vado a letto prima
delle 2 o 3 di mattina, lavorando senza tregua. Avrò presto esaurito gli
appunti che portai qui con me per scriver questi due episodi. C’è a
Trieste, nel quartiere di mio cognato, l’immobile segnato col numero
politico e tavolare di via Sanità, 2, e precisamente situato al terzo
piano del suddetto immobile nella camera da letto attualmente occupata
da mio fratello, a ridosso dell’immobile in parola e prospettante i
postriboli di pubblica insicurezza una mappa di tela cerata legata con
un nastro elastico, di colore addome di suora di carità, avente le
dimensioni approssimative di cm 95 a cm 70. In codesta mappa riposai i
segni simbolici dei languidi lampi che talvolta balenarono nell’alma
mia.
II peso lordo, senza tara, è stimato a chilogrammi 4.78. Avendo
bisogno urgente di questi appunti per l’ultimazione del mio lavoro
letterario intitolato “Ulisse” ossia “Sua Mare Grega” rivolgo cortese
istanza a Lei, colendissimo collega, pregandoLa di farmi sapere se
qualcuno della Sua famiglia si propone di recarsi prossimamente a
Parigi, nel quale caso sarei gratissimo se la persona di cui sopra
vorrebbe avere la squisitezza di portarmi la mappa indicata a tergo.
Dunque, caro signor Schmitz, se ghe ze qualchedun di Sua famiglia che
viaggia per ste parti la mi faria un regalo portando quel fagotto che
non ze pesante gnanca per sogno parchè, la mi capisse, ze pien de carte
che mi go scritto pulido cola pena e qualche volta anca col bleistiff
quando no iera pena. Ma ocio a no sbregar el lastico parché allora
nasserà confusion fra le carte. El meio saria de cior na valigia che si
pol serrar cola ciave che nissun pol verzer. Ne ghe ze tante di ste
trappole da vender da Greinitz Neffen rente al Piccolo che paga mio
fradel el professore della Berlitz Cul. Ogni modo la mi scriva un per di
parole, dai, come la magnemo. Revoltella me ga scritto disendo che ze
muli da saminar par zinque fliche ognedun e dopo i ze dotori de
Revoltella e che mi vegno la de lu per dar lori l’aufgabe par inglese a
zingue fliche ma non go risposto parché era una monada e po’ la marca mi
vegnaria costar cola carta tre fliche come che ze adesso coi bori e mi
avanzaria do fliche per cior el treno e magnar e bever tre giomi, cossa
la vol che sia.
Saluti cordiali e scusi se il mio cervelletto esaurito si diverte un pochino ogni tanto. Mi scriva presto, prego.
James Joyce
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