mercoledì 18 dicembre 2013

UN ROMANZO A PUNTATE - LA COSCIENZA DI ZENO cap.6

Continuiamo con la pubblicazione dei capitoli de LA COSCIENZA DI ZENO. Oggi vi proponiamo il riassunto del capitolo 6. I primi due capitoli e il video dello sceneggiato RAI del libro, li trovate QUI,


CAPITOLO 6 - LA MOGLIE E L'AMANTE - Dopo il viaggio di nozze, Zeno capì che forse non era solo affetto quello che provava per Augusta, bensì amore vero. Un amore che portava anche all’ammirazione della donna per quella innata capacità di vedere tutto in positivo e per il suo grande vigore. Caratteristica, quest’ultima, manifestata durante la luna di miele a Firenze nella voglia di vedere molti musei o nel voler acquistare moltissimi oggetti per la casa. Le difficoltà comportamentali, come l’insicurezza, si attenuarono in Zeno, ma a volte ritornava prepotentemente come quando si trovò di fronte ad un giornalaio con un buon numero di quotidiani sotto il braccio, acquistati lungo la strada, ed ebbe una “tremenda paura” di doverli pagare. Un altro episodio in cui l’irrequietezza del nostro protagonista emerse in maniera molto evidente, fu quando abbandonò Roma, sempre durante il viaggio di nozze. Egli ebbe un’improvvisa “paura di invecchiare e di morire”. Questo lo portò a pensare molto presto che dopo la sua morte Augusta si sarebbe presto potuta risposare. Ne parlò quindi con sua moglie che scoppiò in un sonoro pianto. Calmatasi rassicurò Zeno dicendogli che non sarebbe mai successo perché lei si era innamorata di lui ancora prima di conoscerlo: furono i racconti del padre a farle scoccare la scintilla. Nonostante questa rassicurazione, Zeno non riuscì a risolvere queste sue preoccupazioni che gli ritornavano alla mente con impressionante regolarità. Il conforto di Augusta fu sempre presente anche se, alla lunga, questo si limitò ad una frase “di circostanza” quale: “Povero Cosini”. Per Zeno era sufficiente. Terminato il viaggio, ritornarono a Trieste e iniziò la vita matrimoniale vera e propria per Zeno e Augusta. Sua moglie si preoccupò in maniera molto scrupolosa di riorganizzare casa anche se talvolta si scontrò con Zeno che, evidentemente, non apprezzava in toto gli “interventi” di Augusta. I primi periodi di convivenza furono inoltre contrassegnati da alcuni episodi significativi quali quelli per cui se Zeno non avvisava di un suo ritardo nel ritorno a casa, sua moglie stava a digiuno o insonne per aspettarlo. Scrive il Bertelli: “Così contro le aspettative di Zeno che si era ripromesso di dare i migliori insegnamenti alla più giovane e più inesperta consorte, era Augusta che finiva con l’educare il marito, da lei tanto amato e ammirato, ad un modello di vita più ordinata e regolare”. Dopo qualche tempo Zeno cominciò anche a lavorare per l’azienda dell’Olivi, lo ricordiamo l’amministratore dei suoi beni, ma ben presto si stufò di svolgere lavori di ordinaria amministrazione così, leggendo tra le scartoffie un’interessante offerta legata all’acquisto di uva sultanina, suggerì l’affare all’amministratore stesso. Egli rifiutò seccato, ma, proprio qualche giorno dopo, i prezzi dell’uva aumentarono notevolmente. Nacque quindi una diatriba tra i due, placata solo dall’intervento del cognato di Zeno che diede ragione all’Olivi. Questo portò il nostro protagonista a licenziarsi e a ritornare al “dolce far nulla” nel proprio studiolo, salvo dopo poco sentirsi “irrefrenabilmente vinto dalla noia” (Bertelli). Un giorno alla casa di Zeno si recò un amico di vecchia data, Enrico Copler, appena guarito da una lunga malattia. In quell’occasione era presente, oltre al nostro protagonista, anche suo suocero, anch’egli malato. L’argomento della discussione fu quindi quello delle malattie e delle eventuali cure che si potevano adottare. Zeno, per non sentirsi tagliato fuori espresse anche i suoi di disturbi, ma, fu presto preso in giro da sua moglie Augusta che gli disse di essere un “malato immaginario”. Il discorso “malato reale, malato immaginario” si protrasse anche nei giorni successivi ed ebbe un’evoluzione interessante: il Copler infatti disse che nei malati reali il desiderio sessuale si affievoliva, mentre nei malati immaginari lo stesso desiderio si acuiva sempre più. Sebbene, con il passare del tempo Zeno rinunciò a qualsiasi pretesa nei confronti di Ada, ritenuta la “donna proibita” e di sua sorella Alberta, egli era sempre propenso a tradire sua moglie Augusta: era in lui “sempre vivo il desiderio di avventura; quell’avventura che cominciava dall’ammirazione di uno stivaletto, un guanto, […]”. Un desiderio fino a quel momento sopito, ma che, dopo la rivelazione del Copler, si risvegliò. Ironia della sorte fu lo stesso Copler a favorire l’incontro tra Zeno e la sua futura amante Carla. Noto per le sue opere filantropiche utilizzando i soldi degli amici, Copler chiese del danaro a Zeno per finanziare un corso di canto ad una giovane ragazza. Qualche tempo dopo, con la scusa di farsi ringraziare, Zeno e Copler incontrarono Carla e sua madre nella loro casa. Qui il protagonista rimase colpito dalla bellezza della giovane donna e, una volta congedati, egli si sentì spinto dal desiderio di incontrarla nuovamente. Magari con la scusa di provvedere personalmente alla formazione artistica della stessa. La “treccia nera che copriva il suo collo [di Carla] niveo” era diventata per Zeno un’ossessione e quindi tentò una serie di approcci con lei, a dire il vero molto timidi ed ingenui. Per iniziare frequentò assiduamente in quei giorni il Parco Pubblico nelle vicinanze della casa della ragazza con la speranza di incontrarla “casualmente”, poi si spinse addirittura a camminare sotto le sue finestre quando, quasi per caso, incontrò sua suocera. Ella era talmente preoccupata per le condizioni di salute del marito che non le parve strano di incontrare Zeno in una zona della città inusuale per lui, ma questo indusse il nostro protagonista a tornare svelto a casa e raccontò dell’incontro ad Augusta. Anche sua moglie non si meravigliò, anzi, attribuì il suo girovagare in luoghi insoliti della città alla noia che stava provando in quel periodo della sua vita. Il giorno seguente Zeno si diresse verso un negozio di musica per acquistare un manuale relativo ad un nuovo metodo per suonare il violino, ma, quasi come segno del destino, gli capitò tra le mani un manuale sul canto. Quale migliore pretesto per rivedere Carla se non quello di regalarglielo? Dopo una breve sosta a casa, dove realizzò che, onde evitare di far insospettire Augusta sull’acquisto di un libro sul canto, fosse meglio portarlo immediatamente da Carla, si recò da lei. Ella lo accolse con sorpresa e manifestò chiaramente la sua gioia nel vederlo. I due parlarono a lungo e la giovane donna espresse i suoi forti dubbi sulle sue autentiche abilità canore. Fu subito tranquillizzata da Zeno che le disse che la sua voce aveva bisogno di qualche semplice accorgimento, ma che con il giusto “allenamento”, sarebbe diventata presto una grande artista. I due raggiunsero in breve un buon livello di confidenza così che Carla confidò a Zeno che il Copler si comportava con lei in maniera tirannica minacciandola di toglierle ogni forma di sussidio se non avesse compiuto dei progressi nel canto. I due si salutarono e si diedero appuntamento per l’indomani. Rientrando a casa Zeno si comportò in maniera nervosa e il suo dolore al fianco, tipica espressione del suo cronico disturbo nervoso, si accentuò. Augusta gli chiese, in tono scherzoso, se stava così perché aveva avuto di discutere con l’Olivi e Zeno, contento del fatto che non si era minimamente accorta del suo invaghimento per Carla, rise di gusto e, preso dal buon umore, acquistò la lavanderia che Augusta desiderava da tempo. La sera la trascorsero a casa della madre di Augusta e, appena prima di addormentarsi, Zeno, guardando sua moglie si ripromise di non volerla far soffrire per nessuna ragione rinunciando così a vedere Carla. La notte Zeno fece un sogno terribile: mangiava il collo a Carla senza però arrecarle nessun dolore, dolore che invece arrecava ad Augusta. Il mattino seguente Zeno mise in una busta dei soldi atti al sostentamento di Carla nel momento in cui i due si sarebbero separati (aveva infatti intenzione di troncare ogni rapporto), ma Augusta lo invitò a casa di suo padre dove era arrivato il signor Speier da un viaggio in Argentina. Profondamente a disagio in questa situazione Zeno si comportò in maniera diseducata e, prima mise in imbarazzo Guido e Speier con un’uscita non del tutto puntuale, poi fece per andarsene da casa senza salutare nessuno. Prontamente ripreso da Augusta, Zeno ritrovò per un attimo il buon umore e si congedò prendendo in giro la parlata di Speier dalla forte cadenza argentina. Quindi, si diresse vero la casa di Carla. Quando vi arrivò trovo lei e sua madre nel mentre stavano rammendando un vecchio lenzuolo. Salutò con garbo la signora e con maggiore freddezza la sua futura amante, poi, senza andare troppo per il sottile, si mise a leggere ad alta voce con fare autoritario e burbero il manuale di canto. Dopo qualche tempo Carla, resasi conto che sua madre si stava annoiando, la invitò ad allontanarsi e, quando fu lontana, Zeno baciò Carla la quale inizialmente si divincolò poi non fece nulla per “difendersi” dalle attenzioni del nostro protagonista nonostante sapesse che egli fosse sposato. Zeno le raccontò della storia del suo matrimonio, di come lui in realtà fosse innamorato della sorella di Augusta, ma poi finì per affezionarsi e sposarsi con Augusta. Arrivò il momento del congedo, Zeno offrì la busta con i soldi che aveva preparato il giorno precedente, ma Carla inizialmente rifiutò salvo poi accettare una piccola quantità di denaro per evitare di infastidirlo. Si salutarono con un bacio appassionato: “una cosa che lasciò un segno indelebile nella memoria di Zeno”. Tornato a casa ignorò quasi del tutto Augusta, sorpresa del suo ritardo (e della sua freddezza). Terminata la colazione Zeno aprì un vocabolario e alla lettera C scrisse in grande la parola “Carla” con la data odierna. La data dell’inizio dei tradimenti i quali generarono in lui crescenti sensazioni di malessere che lo costrinsero presto a letto. Augusta si sedette amorevolmente accanto e gli chiese se per caso l’origine del suo male era legato al fatto che pensasse ancora a sua sorella Ada. Zeno la tranquillizzò dicendo che ormai era acqua passata e che il suo imminente matrimonio non era assolutamente all’origine dei suoi disturbi che giustificò come imputabili ad un calo della vista. Quella notte non dormì e pensò a Carla, alla quale si ripromise di dire che provava un grande amore verso sua moglie. Svevo scrive: “si preparava a sedurre una donna con in bocca la dichiarazione d’amore per un’altra”. Il giorno successivo, prima di uscire di casa, Zeno si ripromise di dire a Carla quanto lui amasse sua moglie, ma, quando si trovò da solo nella stanza di lei, la passione soffocò qualsiasi parola e i due finirono per ritrovarsi nel letto a scambiarsi effusioni amorose. Terminate le quali, Zeno chiese a Carla il perché si fosse concessa a lui. Ella gli rispose che lo aveva visto come un “cavaliere” venuto a salvarla e che, sebbene si sentisse un po’ in colpa per il fatto di intraprendere una relazione con un uomo sposato, era allo stesso tempo sollevata dal fatto che Zeno non amasse sua moglie, come le era stato detto il giorno precedente. Pronunciate queste parole, Zeno si sentì profondamente a disagio e venne colto da uno dei suoi tipici dolori al fianco e preso dai sensi di colpa, pensò tra sé e sé che sarebbe stato più opportuno correre subito a casa per abbracciare la sua Augusta. Ovviamente non lo fece, anzi, rimase con Carla svestendo per un attimo le vesti dell’amante e indossando quelle dell’educatore. Rimproverò la giovane ragazza per aver cacciato così improvvisamente il suo maestro di canto e per voler allontanare anche il Copler. Prima di tornare a casa, Zeno lasciò, non senza incontrare resistenze da parte di Carla, una busta con dei soldi atti al mantenimento suo e di sua madre. Quindi abbandonò la casa del tradimento e fece ritorno dalla moglie. Il suo rapporto con Augusta si fece paradossalmente sempre più affettuoso all’aumentare dell’intensità della passione che Zeno provava per Carla. Il giorno successivo i coniugi si sarebbero dovuti ritrovare a casa Malfenti per festeggiare le nozze imminenti di Guido ed Ada. Si presentarono di buon ora la mattina per aiutare a sistemare la casa, fino a quando non incontrarono il dottor Paoli che aveva appena finito di visitare Giovanni, lo ricordiamo, il padre di Augusta. Egli disse che il Copler aveva avuto una grave paralisi renale e versava in condizioni disperate. Senza farselo ripetere due volte, anche perché si stava annoiando, Zeno corse a casa del Copler dove fu accolto dalla domestica. Sentì dei mugugni di dolore dalla stanza da letto e gli tornarono in mente i dolori e le sofferenze di suo padre. Non ebbe il coraggio di entrare. Colse però l’occasione per rendere visita a Carla, la quale però si era assentata per andare a comprare dei piatti, probabilmente rotti a causa di una furente lite con la madre. Dopo aver comunicato la notizia dell’imminente decesso del Copler alla madre di Carla, che si mostrò più preoccupata per la possibilità che venissero meno gli aiuti economici (Zeno la tranquillizzò dicendo che ci avrebbe pensato lui) piuttosto che della salute dell’uomo, si recò nella stanza della sua amante e l’aspettò finch’ella non giunse. Comunicò anche a lei la notizia delle precarie condizioni di salute dell’amico Copler e Carla si mostrò veramente dispiaciuta e scossa tant’è che propose a Zeno di dormire con lei quella notte. Il nostro protagonista, tuttavia, rifiutò e, cercando di attenuare un poco il fuoco della passione per quella relazione, disse che non se la sentiva perché aveva comunque degli “insopprimibili” obblighi morali nei confronti della moglie. Congedata Carla, ritornò dal Copler che era ormai morto da un paio d’ore. Il tradimento e la morte dell’amico sconvolsero Zeno che, tornando al banchetto preparato per festeggiare il matrimonio futuro tra Ada e Guido, si comportò in maniera inqualificabile nei confronti di Giovanni il quale, a causa delle sue precarie condizioni di salute, non poteva abbuffarsi né bere alcolici. Zeno, al contrario, mangiava molto voracemente tant’è che fu ripreso dallo stesso Giovanni. La reazione da parte del nostro protagonista fu sproporzionata: per sfregio si accese una sigaretta, poi rinfacciò a Giovanni di non avere il coraggio di ribellarsi, anche solo per un momento, alle prescrizioni del medico, quindi gli offrì di versargli del vino (sapendo che non poteva berlo). Si rese però presto conto di aver esagerato e si giustificò dicendo che la morte del Copler lo aveva profondamente turbato, anche se, poco prima, aveva affermato per non turbare la giovialità del banchetto, che, sebbene versasse in condizioni disperate, egli non era ancora morto. Colta la contraddizione (perché ora non si preoccupava più di non rattristare i convitati?), Zeno disse, in un clamoroso tentativo di arrampicarsi sugli specchi, che era in realtà uno scherzo alimentando ancora di più la confusione. Intervenne quindi la signora Malfenti che tagliò corto proponendo di non parlare più di quel “povero malato”. Zeno il mattino seguente si svegliò con un mal di testa sordo e con la mente annebbiata a causa dell’eccesso di vino. Alcuni flash: parlò con il suocero di Borsa, fece il “piedino” ad Alberta e lanciò un’occhiata piena di desiderio ad Ada che, accortasene, si allontanò da lui turbata. E’ proprio vero che “il vino è un grande pericolo specie perché non porta a galla la verità, bensì rivela dell’individuo al storia passata e non la sua attuale volontà”. La relazione con Carla entrò nel vivo per merito, anche, delle sue abilità canore decisamente migliorate che incantarono letteralmente Zeno. Ella però, a causa di alcune richieste, a giudizio di Zeno, ancora fuori luogo, come quella di voler dormire insieme a lui una notte intera, suscitò nel nostro protagonista dei sentimenti di rimorso e di improvviso amore verso sua moglie Augusta. A causa di una disattenzione, un giorno Zeno comunicò a Carla il fatto che, a causa delle precarie condizioni di salute di suo genero, Augusta sarebbe stata al suo capezzale tutta la notte. Questa fu la migliore occasione, per Carla, di chiedere a Zeno di dormire da lei l’intera notte e Zeno, non senza rimorsi e qualche desistenza, accettò. Mangiarono insieme alla “vecchia madre”, quindi si appartarono in una stanzetta caldissima e senz’aria. Dopo poco, con una scusa qualsiasi (disse che si era dimenticato di consegnare un mazzo di chiavi ad Augusta, senza le quali non sarebbe riuscita a rientrare a casa), si allontanò dalla casa del “tradimento” e, dopo aver aspettato sotto un portico per più di un’ora che smettesse di piovere, si precipitò a casa del signor Malfenti morente. Dopo qualche giorno Zeno, visti i miglioramenti di Carla, ottenuti grazie al suo impegno e la sua dedizione, decise di assumere un nuovo maestro: “il più bravo di Trieste”. In realtà quello a più buon mercato. I miglioramenti furono incredibili, sebbene più passasse il tempo più Zeno diventava geloso di Vittorio Lali, il maestro di canto, fino ad un giorno in cui Carla gli rivelò che il Lali le propose di sposarsi. Zeno montò su tutte le furie e volle in un primo momento congedare (poco elegantemente) il maestro, poi pensò tra sé e sé che forse sarebbe stato possibile continuare la tresca con Carla anche se lei si fosse sposata. In questo momento emerge tutta la contraddittorietà di Zeno e la sua totale incapacità di prendere una decisione definitiva: da un lato si sentiva pronto a spingere la ragazza verso il matrimonio, dall’altra si rendeva conto che non era ancora arrivato il momento opportuno. La conclusione fu che si esibì in una spontanea dichiarazione d’amore nei confronti di Carla la quale promise che non avrebbe amato mai nessun uomo al di fuori di lui. Entrambi, comunque, si convinsero che non fosse il caso di cessare le lezioni di canto che quindi continuarono. Passarono i mesi. Giovanni morì e Carla non si accontentò più di limitarsi ad incontrare Zeno tra le sue mura domestiche. Scaturirono quindi due episodi che, sebbene non eccessivamente rilevanti, ebbero delle importanti conseguenze sul prosieguo della relazione. Il primo fu legato all’esigenza, legittima, da parte di Carla di uscire con Zeno e passeggiare per la città. La richiesta fu esaudita anche se Zeno decise di fissare un limite: il Giardino Pubblico. Oltre quell’immaginaria linea di confine non ci si poteva spingere. Un giorno, proprio mentre i due stavano camminando sotto braccio all’interno del Giardino, Zeno incontrò l’amico Tullio al quale presentò, con qualche imbarazzo, Carla come un’ “amica di sua moglie”. Stizzita la ragazza si allontanò e, una volta giunta a casa, accompagnata da Zeno, scoppiò a piangere. Il secondo episodio fu invece legato al fatto che Carla voleva conoscere, o quanto meno vedere, Augusta. Zeno la accontentò organizzando un incontro casuale in una via molto frequentata di Trieste, ma non con Augusta bensì con la bella Ada. Questo per tutelarsi da qualche “atto inconsulto” eventualmente compiuto da Carla e per colpire l’amante che vedeva una donna così bella tradita per colpa sua. Il giorno dopo, come Zeno aveva accuratamente calcolato, Carla vide Ada, ma l’esito di questo incontro assunse dei contorni non previsti. In effetti, quando i due amanti si rividero, Carla manifestò a Zeno la sua precisa volontà di voler troncare la relazione in quanto sua moglie (secondo Carla), estremamente bella, le era parsa molto sofferente. E lei si sentì in colpa per questo. Zeno cercò in tutti i modi di far rinsavire la giovane amata, ma ella espresse la volontà di sposare il maestro di canto, il Lali. Una crisi di pianto del nostro protagonista impietosì Carla che si concesse per l’ultima volta. I successivi tentativi di entrare in contatto con Carla fallirono. Riuscì appena a lasciare una busta con il denaro a sua madre con l’obiettivo di rivedere la fanciulla o per riprendersi i soldi, oppure per venire ringraziato. L’irritazione rimaneva comunque molto forte e un giorno emerse in tutta la sua violenza come quando, in occasione di una lite con Augusta per dei futili motivi (una minestra troppo salata), si esibì in una reazione vergognosa facendo rovesciare a terra i piatti e le posate. Resosi conto chiese scusa e Augusta lo perdonò. Dopo una giornata passata insieme con sua moglie, ella parlò dei neo-sposi Guido e Ada e disse che un giorno il genero di Zeno fu trovato abbracciato ad una domestica, prontamente allontanata. Zeno allora chiese che cosa avrebbe fatto Augusta se si fosse trovata in una situazione come quella di sua sorella. Lei rispose che avrebbe perdonato, quanto meno perché c’era un figlio in comune. Qualche mese dopo Ada regalò due gemelli a Guido e in cuor suo Zeno pensò che adesso, in nome dei figli, anch’egli sarebbe potuto venire meno agli obblighi coniugali. La parola fine alla relazione clandestina con Carla arrivò un giorno quando i due si diedero appuntamento al Giardino Pubblico. Carla con grande freddezza gli restituì la busta con i soldi e, nonostante le suppliche di Zeno, si mostrò irremovibile nella sua decisione e, anzi, rincarò la dose dicendo che quanto meno il Lali non aveva avuto nessun tipo di timore nel passeggiare insieme abbracciati per le vie della città. Carla disse anche di aver raccontato tutto il suo passato al maestro di canto di cui ora era innamorata, al che Zeno, furibondo, si scatenò in una serie di pesanti e vergognose ingiurie rivolte a lei e al Lali. La ragazza si allontanò disgustata. Zeno la inseguì fin su per le scale del suo condominio cercando di farsi perdonare, senza però riuscirci. Il giorno seguente Zeno scrisse un’accorata lettera a Carla scusandosi per l’atteggiamento tenuto nei suoi confronti e sperando, dentro di sé, di riuscire a riallacciare un rapporto con lei, magari diventando anche amico del futuro marito. La risposta che ricevette fu algida. Non soddisfatto si recò nuovamente a casa della giovane ragazza dove incontrò la madre che gli spiegò di quanto Carla e il Lali fossero innamorati e che si sarebbero sposati nel giro di poche settimane. Uscendo di casa si rese conto di provare un irresistibile voglia di un ultimo abbraccio con Carla, paragonabile forse alla voglia di fumare un’ultima sigaretta. Doveva disabituarsi a pensare a lei e, per cominciare, fu attratto da una prostituta dei sobborghi della città con la quale consumò un rapporto mercenario. Tale azione fu talmente ripugnante anche per Zeno che per tutto il giorno si comportò stranamente sia con Augusta sia con la figlia (che non ebbe il coraggio di baciare). Pensò che per poter recuperare quella tranquillità interiore che aveva perduto, potesse tessere una relazione con una nuova donna, ma purtroppo “in questo mondo” non vi era un’altra fanciulla che potesse sostituire Carla.

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