martedì 28 maggio 2019

Piccoli gesti e grandi delusioni

La nostra redattrice Rebecca Carta ci propone un'interessante riflessione



Ci siamo mai accorti di quanto i piccoli gesti facciano tanto? Non so voi ma io sì, quell’accortezza nel farli mi fa impazzire. Insomma da un piccolo gesto nasce tutto, ad esempio io quando qualcuno lo fa nei miei confronti, so a mia volta come comportarmi, sicuramente so di poter aver fiducia e poi tutto ha un succedersi di attenzioni, di gesti gentili... E vi è mai successo di avere delusioni? Io troppe. Vi chiederete cosa c’entri con quanto stavo scrivendo, ma queste delusioni sono state portate anche dai piccoli gesti non compiuti per disinteresse ed egoismo. L’egocentrismo delle persone è veramente fastidioso, forse è per questo che ho imparato a mettere da parte il timore di deludere, e iniziare a pensare più a me stessa e meno agli altri. Non fraintendetemi: no, non è egoismo il mio, ma è solo questione di guardarsi meglio intorno e capire che, prima o poi, tutti ti deluderanno e il primo a deluderti inaspettatamente sarai tu stesso. C’è un sentimento chiamato “amore” sembra una parola così piccola, invece ha un significato così grande, cinque lettere di vera importanza... A me viene da ridere quando sento quei “TI AMO” dissipati, quando vedo che oggi espressioni così preziose non hanno più il loro significato autentico. Io un giorno mi sono resa conto di quanto questa parola influisca nelle nostre vite. Tutta l’incertezza di non sapere ciò che si prova o che provano gli altri nei tuoi confronti, mi amareggia. C’è chi dice che gli adolescenti non sappiano cosa sia l’amore, che non lo sappiano esprimere, beh in parte è vero, ma dall’altra vorrei contraddire questa opinione, perché penso che, sì, la maturità faccia tanto, ma ci sono molti fanciulli in grado di amare e di saper esprimere tale sentimento, anche se c’è chi invece “ci marcia sopra” e non ne sa nemmeno il significato. Molti dicono superficialmente “TI AMO”, perché non sono abbastanza maturi da sapere che in una relazione non ci si dice solo questo, anzi, forse “TI AMO” non dovrebbe essere pronunciato solo quando si pensa che la persona che ci sta a fianco sia fedele o che sia tutto per noi. Questa espressione, “TI AMO”, non si deve né sopravvalutare , né forzare, né sottovalutare, né forzare, né sprecare. La mia rabbia viene dall’ignoranza collettiva, il fatto che nessuno pensi prima di agire e non riflette sulle conseguenze... Il male che provocano certe parole non tutti lo sanno, il problema non è tanto il fatto di dire ciò che si pensa, ma ignorare che quelle parole hanno un significato: eccome se ti trafiggono il cuore! Per molti sarà una stupidaggine, ma a ferire una persona ci vuole davvero poco. Non tutti mostrano i propri sentimenti e le proprie ferite, molto probabilmente per farsi vedere orgogliosi o forse per paura di farsi vedere troppo deboli. Il risultato è farsi ritenere molto superficiali e apatici... Peccato che poi dentro vi frantumiate piano piano, con quella sensazione fastidiosa di ansia mista a rabbia, il sentirsi sotto pressione e sull’orlo di un’esplosione, sentimenti che vorreste tirare fuori ma trattenete per non essere considerati fragili e diversi. È atroce questa voglia di essere tutti uguali ed è così noiosa... Io con il tempo ho imparato a esplodere e a piangere, perché solo così ti sfoghi veramente e capisci l’importanza di molte cose. Poi, mentre piangi, iniziano a venirti mille paranoie: il ragazzo o la ragazza, i problemi in famiglia, i problemi di accettazione di se stessi, i soldi maledetti, la morte di un tuo caro, la solitudine. Quei momenti in cui vorresti colmare quel silenzio che ti isola, ed è davvero straziante, perché a quel punto capisci di aver sbagliato a tenerti addosso quella maledetta MASCHERA che anche tu stesso odi. Decidi allora di cambiare per te: solo a quel punto ti senti libero/a e senza più quella terribile sensazione, ma tutti ti guardano con un’aria menefreghista, indifferente, non provano neanche a chiederti “COME STAI”, ma se te lo chiedono, tu ti senti obbligata a dire “BENE”, perché va sempre tutto bene. Muori dentro, inizi ad avere le lacrime agli occhi, solo che le lacrime hanno un valore e sai che se piangi o tutti ti notano o a nessuno comunque importa di come ti senti. Hai una sensazione di fragilità e di rabbia all’interno di te stessa. Solo dopo che hai pianto, però hai una sensazione di libertà e allo stesso tempo hai lo sguardo allagato e il tuo cervello dice di smettere di tirare giù fiumi di patimenti, ma, non so come mai, continui comunque a provare dolore . Non voglio avere attenzioni mentre mi rammarico poiché mi sento ancora più oppressa.

Rebecca Carta, I A LES

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