La paura di crescere è il timore di molti
ragazzi, soprattutto adolescenti. Se da un lato si ha voglia di acquisire
maggiore libertà, dall'altro crescere spaventa: maggiori responsabilità,
l'università, il lavoro, il mondo visto con occhi diversi. L'argomento è spesso
affrontato a scuola, ma molti ragazzi non riescono a mettere nero su bianco
tutto quello che sentono e che pensano, Crescere non
dovrebbe farci paura, lo facciamo dal concepimento, eppure ci sono età in cui a
questo termine si dà un significato diverso, più denso, più importante: uno di
questi momenti è quello dell’adolescenza, dal quale dobbiamo uscire adulti,
“cresciuti”, appunto. Per avere un’idea di cosa voglia dire questa crescita
allora ci guardiamo intorno, guardiamo i nostri genitori, esempio di coppia (a
prescindere dal loro esserlo o meno), di responsabili della vita dei più
piccoli (a cominciare da noi stessi) e di lavoratori. Dopo aver lanciato uno sguardo
su mamma e papà, allarghiamo il campo visivo e
includiamo gli altri adulti che fanno parte della nostra vita e poi i nostri
coetanei, cercando di immaginare che adulti saranno… e alla fine ci guardiamo
allo specchio, proviamo a fantasticare su come saremo tra dieci anni e ci si
chiude lo stomaco per la paura… almeno a me capita spesso. Crescere vuol dire diventare più indipendenti,
prospettiva che ci fa piacere sicuramente, ma che si accompagna all’assunzione
di più responsabilità. Queste responsabilità non riguardano solo noi stessi ma
anche altre persone, senza parlare di quelle riguardanti il lavoro o lo studio:
dopo le superiori se continueremo a studiare lo faremo per noi e mentire
sull’essere andati a scuola non avrà più alcun significato perché non è ai
nostri genitori che dovremo risposte. Con l’età adulta anche i rapporti con i
genitori, infatti, cambiano: è un gioco di accettazione da entrambe le parti e
sia i più giovani che i meno giovani dovranno trovare un nuovo ruolo e imparare
a rispettare i limiti che questo presuppone, senza contare il fatto che più
cresceremo più vedremo i nostri genitori invecchiare, con la paura di perderli
che sale… D’altro canto, i genitori vorranno vedere i nostri
risultati, magari qualche nipotino, e dovranno imparare a non fare pressioni in
questo senso, nonostante la (loro) paura di perdersi qualche pezzo importante
della vita del figlio o della figlia.
Nell’età adulta si suppone arrivi la persona con la quale formeremo una famiglia e divideremo forse la crescita di un figlio: si sa che matrimoni e convivenze oggigiorno hanno una durata che di solito non è più quella del “finché morte non vi separi” e questa è una consapevolezza che rende più complicati rapporti, che già normalmente non sono semplici, vale a dire quelli con qualcuno che potremmo voler considerare un prossimo partner in funzione di una crescita individuale, che ci si aspetta vada in una certa direzione.
La vita sociale di un adolescente è flessibile (entrano ed escono nuovi membri) e tuttavia rigida: ci si aspetta che gli amici si attengano a un certo codice di comportamento nei nostri confronti e chi non lo fa viene allontanato con grandi sofferenze. Impariamo, via via che l’età adulta si avvicina, che così come le persone possono incrociare la nostra strada esse possono anche allontanarsene e il sistema delle amicizie nell’età adulta, età in cui non si è nemmeno obbligati a stare in una classe con un certo numero di coetanei, appare piuttosto difficile e porta con sé la paura della solitudine: andremo bene così come siamo per altre persone? Come cambierà il nostro modo di condividere e divertirci con gli amici, una volta che saremo grandi e avremo una serie di cose da fare, incluso il lavoro?
L’ultima grande incertezza riguarda per l’appunto l’ambito lavorativo, del quale per lo più non abbiamo ancora un’idea chiara e che se fino a questo momento dava preoccupazioni che ci toccavano solo marginalmente, in futuro riempirà gran parte dei nostri pensieri, soprattutto vista la situazione del nostro paese, che presenta dati sulla disoccupazione molto alti. Come potremo costruire la nostra vita da adulti se saremo sempre lavoratori precari, impossibilitati a programmare una vacanza, figuriamoci una famiglia?
Nell’età adulta si suppone arrivi la persona con la quale formeremo una famiglia e divideremo forse la crescita di un figlio: si sa che matrimoni e convivenze oggigiorno hanno una durata che di solito non è più quella del “finché morte non vi separi” e questa è una consapevolezza che rende più complicati rapporti, che già normalmente non sono semplici, vale a dire quelli con qualcuno che potremmo voler considerare un prossimo partner in funzione di una crescita individuale, che ci si aspetta vada in una certa direzione.
La vita sociale di un adolescente è flessibile (entrano ed escono nuovi membri) e tuttavia rigida: ci si aspetta che gli amici si attengano a un certo codice di comportamento nei nostri confronti e chi non lo fa viene allontanato con grandi sofferenze. Impariamo, via via che l’età adulta si avvicina, che così come le persone possono incrociare la nostra strada esse possono anche allontanarsene e il sistema delle amicizie nell’età adulta, età in cui non si è nemmeno obbligati a stare in una classe con un certo numero di coetanei, appare piuttosto difficile e porta con sé la paura della solitudine: andremo bene così come siamo per altre persone? Come cambierà il nostro modo di condividere e divertirci con gli amici, una volta che saremo grandi e avremo una serie di cose da fare, incluso il lavoro?
L’ultima grande incertezza riguarda per l’appunto l’ambito lavorativo, del quale per lo più non abbiamo ancora un’idea chiara e che se fino a questo momento dava preoccupazioni che ci toccavano solo marginalmente, in futuro riempirà gran parte dei nostri pensieri, soprattutto vista la situazione del nostro paese, che presenta dati sulla disoccupazione molto alti. Come potremo costruire la nostra vita da adulti se saremo sempre lavoratori precari, impossibilitati a programmare una vacanza, figuriamoci una famiglia?
In conclusione, visto che la capacità di
prevedere e manovrare in anticipo il futuro non rientra tra quelle che sono
state date in dote all’essere umano, l’unico modo che abbiamo per calmare la nostra
paura di crescere è quella di cercare di prendere decisioni di cui possiamo assumerci la
responsabilità. Cerchiamo di seminare bene nel tempo presente, di apprendere
dagli altri fintanto che non arriveremo a dover mettere in pratica quanto
imparato e per il resto… speriamo per il meglio. Fino a
ora ho parlato un po’ in generale, di come la pensa la maggior parte della
gente; io devo dire che questo
problema, se si può chiamare così, mi tormenta ogni giorno dalla mattina alla sera: è difficile pensare a
come sarò tra dieci anni in questo momento, mi sento ancora molto lontana dall’ avere un
lavoro o una famiglia. Mi piacerebbero fare così tante cose, cioè nella mia testa so bene cosa fare, però il
mondo in cui vivo oggi non mi concede di farlo…
Insomma: tra
me e me so quello che voglio fare, poi apro un attimo gli occhi, mi affaccio
sul mondo reale,
e mi chiedo: “ sarà la giusta scelta?”, “ma se faccio questo poi non è che in
qualche modo me ne dovrò pentire?” e dall’altra parte temi sempre comunque del
giudizio della tua famiglia e delle persone che ti circondano in questi giorni.
Il periodo che sto vivendo, l’adolescenza, è senz’altro uno
dei periodi più difficili della mia vita. In questa fase della crescita, devo
affrontare parecchi problemi e responsabilità; sono infatti molti i progetti e
le preoccupazioni che caratterizzano questo periodo.
Devo ammettere che ho scelto come scuola
l’istituto turistico, perché mi permette di avere molte aperture
nel campo lavorativo. Non ho tanto
le idee chiare, anzi quasi per niente, ma
prima di scegliere questa scuola, ho capito che non si può partire subito con
un’idea prefissata, e quindi ho cercato una scuola che mi permettesse di
raggiungere un buon grado di cultura generale. Quando ero più piccola, avevo
moltissimi progetti per il mio futuro, o meglio uno, ma uno di quelli molto
grandi, un sogno, ma ogni giorno cambiavo idea e ancora oggi, devo dire che proprio quell’obiettivo mi fa molta paura, e questo si collega all’altra
mia paura: quella, tremenda, di crescere e di intraprendere nuove strade.
Durante l’adolescenza
dobbiamo intraprendere
la strada giusta, se non vogliamo rendere impossibile il raggiungere
quegli obiettivi che ci siamo prefissati. A questa consapevolezza ansiogena (e
come potrebbe essere altrimenti?) si uniscono una serie di dubbi sulle nostre
capacità e se da un lato non vediamo l’ora di spiccare il volo, dall’altro
siamo siamo frenati dalla paura di sfracellarci sulle rocce come un
uccello distratto …
Possiamo immaginare il nostro futuro in molti
modi diversi perché magari abbiamo molti talenti, oppure abbiamo un sogno
preciso e questo è così delineato che l’idea che non si avveri ci paralizza e ci
impedisce di tentare qualcosa per realizzarlo o, ancora, non abbiamo la più
pallida idea di quello che vorremmo dal futuro: in un caso o nell’altro la
paura è lì, presente, e possiamo decidere di ignorarla o di combatterla, ma non se ne andrà.
Il problema è che questa paura non se ne va
mai: anche se arriveremo a un punto in cui saremo soddisfatti di quello che
abbiamo,
la nostra memoria tenderà sempre a ricordarci tutte le volte in cui abbiamo
preso una direzione invece di un’altra, determinando quello che allora era il
nostro futuro e che oggi è il presente. A seconda della nostra personalità, ci
domanderemo su cosa avremmo potuto fare di diverso o di migliore, oppure
continueremo sulla nostra strada, cercando di non pensarci troppo, ma
passato, presente e futuro continueranno a incrociarsi per tutta la durata
della nostra esistenza, magari in momenti difficili o quando avremo “abbassato
la guardia”.
Noi esseri
umani non solo viviamo secondo questo tempo, ma lo teniamo costantemente tra le mani,
rendendolo protagonista ogni volta di costruzioni diverse, di significati
diversi. Il tempo può essere il nostro migliore amico quando consideriamo gli
eventi della nostra vita come occasioni di crescita e cambiamento, oppure
può trasformarsi in un tremendo nemico nel momento in cui cominciamo a
rimpiangere amaramente alcune scelte, o quando non ci rassegniamo davanti a eventi
tragici che sono avvenuti nelle nostre vite. Non è solo il futuro quindi a
farci paura, ma anche il presente che anni fa era futuro, o il passato che si è
ripresentato oggi.
Giorgia La Fauci IV E TUR
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