Come al di fuori sembriamo e appariamo?
Noi tutti, più o meno, abbiamo una certa visione su noi stessi, sia esteticamente che interiormente.
Essere e apparire: cosa è più importante al mondo d’oggi? E per noi giovani?
Quanto è importante, per te, affermare e far rispettare la tua personalità e perché?
Siamo nell’epoca dell’apparire, e questo è verificabile in ogni istante, ma forse non è una caratteristica solo di quest’epoca, ma dell’essere umano in generale. Secondo me, per quanto riguarda i nostri tempi, ha avuto un ruolo fondamentale la televisione, con i personaggi del mondo dello spettacolo e quelli dello sport., che mostrano - e impongono per suggestione - modelli di vita particolari, talora addirittura estremi, che a molti piacerebbe seguire e, di conseguenza, si è spinti a far risaltare in se stessi un carattere che, in realtà, non ci appartiene.
Sin da piccola, quando lessi il libro “Il piccolo principe” mi rimase impressa una frase : “Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”. Ma purtroppo questo concetto è applicato da ben poche persone: di solito nessuno ti giudica per quello che sei, ma per quello che sembri, perciò si cerca spesso di interpretare nella propria vita, almeno credo, un ruolo che non rispecchia noi stessi, la nostra vera personalità.
Questa trasformazione, questo cambiamento di noi stessi, è spesso dato da una fragilità e paura del proprio carattere o meglio del proprio essere, però noi, io per prima , facciamo questo tipo di ragionamento perché, in qualche modo, ci fa stare meglio, più accettati dagli altri.
Però sono consapevole che l’elemento essenziale che non deve cambiare in una persona è proprio l’essere.
Molte persone si domandano se è più importante l’essere o l’apparire.
Non saprei dare una risposta sinceramente, o meglio, una parte di me pensa che l’essere sia molto più importante dell’apparire, ma poi ci ripenso e credo che sia importante anche il modo in cui appari ad una persona.
Infatti, quando incontriamo una persona per la prima volta, la prima impressione che ci facciamo non la cambiamo nel maggior dei casi, anche dopo averla conosciuto meglio.
Questo perché, mi chiedo? Anche io pretendo di essere accettata per quello che sono, ma sono la prima a farmi dei piccoli pregiudizi sulle persone, quindi mi domando, è una cosa sbagliata? è normale?
Non è assolutamente detto che, se anche molte persone ragionano così, sia per questo giusto!
Anche perché, se ci pensiamo, apparire nel modo in cui vuole la nostra società ti aiuta a stabilire delle relazioni (magari utili anche relativamente al lavoro o alla professione) e quindi diventa una cosa indispensabile l’apparire, se vuoi fare bella figura e cominciare a dialogare con qualcuno, o no?
Che confusione! Tutto pare fatto per apparire e quello che appare è destinato ad essere visto, sentito, gustato, odorato.
Quindi, alla fine, essere e apparire coincidono?
Cioè, per sentirsi esistenti in questo mondo, dobbiamo apparire, dobbiamo essere visti?
Occorre esibirsi, mostrarsi, essere individuati e percepiti per essere accettati, ammessi, per soddisfare il bisogno d’amore e arrivare al suo appagamento.
Cosi inizia quella recita che chiamiamo vita: ognuno di noi si sceglie un personaggio e cerca di recitarlo e interpretarlo al meglio.
Mi viene in mente la frase di William Shakespeare: “Gli uomini sono soltanto degli attori che hanno le loro uscite e le loro entrate e ognuno, nel tempo che gli è dato, recita molte parti”.
Ma veramente siamo cosi, io mi chiedo, e dove arriveremo, perché ci dobbiamo comportare cosi? Io non capisco.
L’ immagine è la prima cosa che si “spende” nel contattare l’altro.
Essere è l’identità della persona, la sua intima natura, ciò che si è; apparire è il mettersi in vista, avere l’apparenza, sembrare ma anche mostrarsi.
Attraverso l’essere esprimiamo la nostra identità, un modo di vivere personale necessario, la nostra unicità, il nostro contenuto, ma vivendo di relazioni anche l’apparire diventa una manifestazione necessaria, quindi viviamo in una società in cui conta più l’apparire o l’essere? Oppure l’apparire coincide con l’essere?
Io stessa sono confusa, non nascondo di aver recitato anche io molte parte nel mio piccolo palcoscenico, ma era solo per paura di non essere accettata, o meglio, amata.
Ma principalmente, noi tutti ci fingiamo altre persone perché dentro di noi non ci piacciamo e quindi: come pretendiamo di ricevere amore dagli altri se siamo i primi a non amarci?
Va bene, sono capaci tutti a pensarla così, ma poi, se dovessimo applicare questa regola, quanti di noi la eseguirebbero?
Non possiamo permetterci di pensarla in questo modo perché ci sono troppe persone a pensarla nel senso opposto, cioè che bisogna farsi amare per amarsi. Come risolvere questo dilemma? Non ne ho idea, purtroppo. E del resto, chi sono io per dire quello che si dovrebbe o non si dovrebbe fare?
Credo che incomincerò da un piccolo lavoro su me stessa, ma gli altri? Gli altri dovranno semplicemente capire che non sono uscita di scena, ma che il palco su cui mi esibirò per un po’di tempo sarà solo nella mia testa.
Giorgia La Fauci, IV E TUR
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