domenica 18 settembre 2016

Dal nostro inviato (e ritornato) speciale in Serbia

Di ritorno da Belgrado, capitale della Serbia, dove ha soggiornato sei mesi, il nostro redattore Stefano Pavlovic della IV E Tur ci ha raccontato la sua esperienza in questo interessante articolo. 

In questo anno scolastico, dopo il primo trimestre ho maturato una decisione: terminare l'anno scolastico all'estero e più precisamente in Serbia. 
Mio padre è di nazionalità serba, io ho dei parenti, nonni e zii, che tutt'ora vivono in quel paese. Sin da piccolo i rapporti con la famiglia di mio padre sono stati e sono ancor oggi stretti e frequenti. 
Per tali motivi avevo desiderio e piacere di trascorrere un periodo di tempo continuativo in Serbia. 

Sono partito alla fine di Dicembre e sono rientrato in Italia alla fine di Giugno, la mia esperienza è durata sei mesi. Ho soggiornato nella capitale, Belgrado, e mi spostavo costantemente per raggiungere i vari parenti che abitano a est della capitale. Loznica, Šabac e Novi Sad erano le mie destinazioni quando lasciavo Belgrado. Ho frequentato la scuola "Srednja škola za ekonomiju, prava i administracija", è la scuola con l'indirizzo più vicino a quello che frequentavo a Genova. La scuola è ubicata nel centro della città antica, vicino c'è un parco dove sorgono vestigia romane, la fortezza Kalemegdan. Io abitavo da solo o meglio condividevo un piccolo appartamento con un compagno di studi del luogo. Gli orari scolastici non erano molto differenti dall'Istituto Firpo, entravo al mattino alle otto e mezzo e uscivo alle due del pomeriggio, durante l'intervallo là è permesso uscire dall'Istituto, sia per i minorenni che i maggiorenni. Dal punto di vista didattico avevo più materie rispetto a Genova. Per me è stato molto impegnativo affrontare seriamente la programmazione per difficoltà linguistiche e per le nuove materie. Per potermi inserire in corso d'anno nella scuola ho dovuto sostenere degli esami di ammissione. Le nuove materie sono state psicologia, statistica, sociologia, diritto costituzionale serbo, letteratura e storia del nuovo paese. Per quanto riguarda le discipline turistiche, ho dovuto mettermi in pari perché nella nuova scuola questa materia era proposta già nel primo anno. In Serbia ogni materia ha la sua aula, gli insegnanti sono severi e pretendono dagli allievi, quasi tutti i docenti mi hanno aiutato e sostenuto nelle mie difficoltà linguistiche, tranne uno. Avrei preferito affrontare lo studio in una scuola statale, ma non è stato possibile perché non conoscevo la lingua in maniera approfondita. La scuola è privata ma non costosa e il piano di studi è uguale a quello della scuola pubblica. 

Le zone che ho frequentato possono essere definite morfologicamente collinari, il clima è continentale, freddissimo d'inverno specialmente per me che venivo da Genova. Nel mese di Gennaio abbiamo toccato le punte dei meno venti gradi! Infatti le vacanze invernali sono più lunghe rispetto a quelle italiane, servono anche per limitare i disagi pericolosi come il ghiaccio sulle strade. Il cibo è adatto ad abitanti che vivono un clima invernale molto rigido, zuppe calde, carne e grappa. Un piatto caratteristico di tutta la ex Jugoslavia è una specie di pasta sfoglia, salata o dolce, che può essere farcita con carne macinata, patate, formaggio e marmellata. Si gusta sia nelle famiglie che nei locali frequentati dai giovani alla sera. La vita notturna in Serbia, soprattutto nella capitale, è più tradizionale di quella italiana, i locali da ballo si chiamano "Kafane". La Kafana è un misto tra bar, ristorante e discoteca. La musica è folkloristica. La via dove abitavo è piena di questi locali, è detta "la via boema" e somiglia ad alcune strade di Montmatre. La zona in cui risiedevo si affaccia sul Danubio, che poco più avanti incontra il fiume Sava, l'affluente. Qui si trova il parco che prende il nome della fortezza romana, è frequentatissimo dagli abitanti, per molti è un parco magico per vari motivi. Le persone possono dipingere, scrivere e suonare immerse nel verde e ammirando il panorama con il Danubio. 
Ho frequentato persone di diverse età, mi sono trovato bene con tutti. Questo popolo ha avuto un passato recente toccato dalla guerra, le persone ricordano. Sono persone chiuse, sorridono ma sembra che portino sempre dentro un rancore. 

Quando sono partito avevo dubbi e timori perché, anche se appoggiato dalla famiglia a Belgrado, mi sarei trovato da solo, senza neanche la sicurezza della lingua. Ma adesso posso fare un bilancio ed è positivo sotto tutto gli aspetti. Ho viaggiato ed è stata un'esperienza bellissima, ho imparato una lingua in modo approfondito la so usare, ho avuto confidenza con persone che hanno storie diverse dalla mia e mi hanno dato molto.

Stefano Pavlovic

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