QUI la quinta puntata
QUINTO GIORNO
Prima
Al risveglio, Adso e Guglielmo si recano nella sala
capitolare dove avviene l’incontro tra le due delegazioni. C’è da dire che,
prima di entrare, Adso vede Bernardo parlare con Malachia. Dalla parte dei
francescani ci sono Michele da Cesena, Arnaldo d’Aquitania, Ugo da Novocastro,
Guglielmo Alnwick, il vescovo di Caffa, Berengario Talloni, Bonagrazia da
Bergamo e altri minoriti della corte avignonese; dalla parte papale, invece,
partecipano Bernardo Gui, Lorenzo Decoalcone, il vescovo di Padova, Jean
d’Anneaux, Giovanni Dalbena. Al centro, rispetto ai due schieramenti, si
trovano l’Abate e il cardinale Bertrando. È l’Abate ad aprire la seduta
riassumendo gli eventi religiosi accaduti fino ad allora, interrotto poi dal
cardinale che lo corregge in alcuni punti. Segue una lunga discussione sulla
reale povertà di Cristo, ma alla fine i monaci delle delegazioni, oltre che
scontrarsi verbalmente, finiscono per farlo anche fisicamente, mentre l’Abate e
il cardinale li invitano a calmarsi.
Terza
In quel putiferio Guglielmo e Adso escono
nell’affollato nartece per parlare con Severino, il quale vorrebbe andare in un
luogo più appartato, ma Guglielmo non può allontanarsi troppo perciò lo invita
a parlare a bassa voce. Così gli dice di aver trovato tra i libri del
laboratorio il libro che Berengario aveva sottratto dal tavolo di Venanzio e lo
prega di andare con lui a vederlo. Ma Guglielmo in quel momento è atteso nella
sala capitolare, e così dice a Severino di chiudersi dentro il laboratorio e
attenderlo, mentre ordina ad Adso di seguire Jorge, che intanto aveva quasi
sicuramente sentito la loro conversazione. Ma Adso, vedendo Jorge andare da
un’altra parte e vedendo il cellario seguire furtivamente Severino, decide di
pedinare il secondo, finché non arrivano davanti alla porta chiusa dell’ospedale.
Allora, mentre il cellario si dirige verso la cucina, Adso ritorna nella sala
capitolare e si scontra con Bencio che gli chiede se Severino abbia trovato
qualcosa lasciato da Berengario, poi Adso riferisce a Guglielmo tutto quanto.
Dunque riprende il dialogo tra le due parti e questa volta interviene Guglielmo
ad esporre le tesi dei teologi imperiali, dicendo che il papa non ha alcun
diritto ad intromettersi nelle cose secolari e che quindi non può mandare al
rogo gli eretici, ma può solo segnalare la cosa all’imperatore, il quale
provvederà a punirli se abbiano nociuto ad altre persone. Quando ha terminato
il suo discorso, entra il capitano degli arcieri che sussurra qualcosa a
Bernardo, poi questo dice a tutti che era capitato qualcosa di brutto.
Guglielmo pensa subito a Severino.
Sesta
Il corpo di Severino, con la testa fracassata da una
sfera armillare, si trova nell’ospedale in un lago di sangue. Gli arcieri,
incaricati da Bernardo di arrestare il cellario per altri motivi, lo avevano
trovato mentre rovistava tra i libri del laboratorio e lo sospettano di essere
l’assassino. In giornata si sarebbe svolto un primo tribunale contro Remigio.
Guglielmo e Adso continuano le indagini per conto loro: l’inglese nota che
l’erborista indossava dei guanti; inoltre fa sgombrare la stanza e, insieme ad
Adso, cercano il famoso libro di Venanzio, ma non lo trovano. Con loro c’è
anche Bencio, che sostiene di non aver visto entrare Malachia, ma che fosse già
dentro l’ospedale, nascosto dietro una tenda. Poi fa andare Bencio a
controllare Malachia nello scriptorium. Poco dopo Guglielmo si rende conto che
il libro che cercano era quello in arabo e si precipitano a prenderlo, ma non
lo trovano più. Così tornano al capitolo a seguire l’istruttoria.
Nona
Bernardo accusa Remigio di due crimini, quello di
eresia e quello di omicidio. A testimoniare contro di lui vengono chiamati
Malachia e Salvatore, i quali sostengono l’accusa di eresia. Non sapendo più
quale sia l’accusa peggiore, alla fine il cellario decide di difendersi da
quella di omicidio e confessa di essere stato un dolciniano. Poi, per terrore
della tortura, confessa anche di aver ucciso i tre monaci. Questo è proprio
quello che Bernardo voleva per mettere in cattiva luce tutti i francescani, che
secondo lui sono tutti eretici, e fa delle allusioni ad Ubertino. Infine
annuncia che Remigio sarebbe stato portato ad Avignone per il
processo definitivo.
Vespri
Così Guglielmo predispone la fuga del vecchio amico e
cerca di convincere Michele a non andare ad Avignone, ma lui risponde che ci
sarebbe andato perché voleva la piena accettazione dell’ideale di povertà da
parte del papa. A cena Guglielmo parla a Bencio e questo gli dice di aver dato
il libro a Malachia, il quale gli ha proposto in cambio la carica di aiuto bibliotecario.
Compieta
A compieta l’Abate fa parlare Jorge e questo fa un
lungo discorso ai confratelli sul compito che ha l’abbazia, che è quello di
custodia e non di ricerca, e sulla venuta dell’Anticristo. Infine tutti i
monaci vanno a dormire.
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