QUI la prima puntata
PRIMO GIORNO
Prima
Una mattina di fine novembre giungono all’abazia
Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk, a quel tempo novizio. Guglielmo dà
subito prova del suo straordinario acume, aiutando alcuni monaci e famigli a
ritrovare il cavallo che era scappato dall’abbazia: egli, non solo riesce a
descrivere perfettamente un cavallo mai visto prima per mezzo delle impronte
che aveva lasciato sulla neve e da altri particolari apparentemente
insignificanti, ma indica anche la direzione verso cui si sarebbe diretto. Dopo
aver incontrato l’Abate e avergli consegnato una lettera dell’Imperatore nella
quale vengono spiegati i motivi della visita, Guglielmo e Adso vengono
accompagnati dal cellario nei loro alloggiamenti. Segue una descrizione del
complesso abbaziale.
Terza
Dopo essersi rifocillati con il cibo che avevano
portato dei monaci, ha luogo la prima conversazione di Guglielmo con l’Abate, e
Adso, di nascosto, ma non con malizia, ascolta. Così l’Abate lo mette al
corrente dei recenti avvenimenti misteriosi su cui vuole che Guglielmo faccia
luce: infatti era morto pochi giorni prima Adelmo da Otranto, un monaco ancor
giovane ma già famoso come grande miniatore. Il corpo di questo era stato
trovato da un capraio in fondo alla scarpata dominata dal torrione est
dell’Edificio. Ancora una volta Guglielmo sfoggia la sua dote migliore,
intuendo che non si era suicidato poiché, la mattina dopo, le finestre
dell’Edificio erano state trovate chiuse. L’Abate puntualizza subito che
nessuno dei famigli avrebbe potuto entrare nell’Edificio dopo cena perché i
monaci, per farsi rispettare, li minacciavano e quelli avevano paura. Inoltre
si scopre che l’Abate sa qualcosa ma non può dirlo perché lo ha appreso sotto
il sigillo della confessione. Quindi dà a Guglielmo pieni poteri per aggirarsi
per l’abbazia e fare domande ai monaci, ad eccezione della biblioteca perché
contiene anche dei libri eretici.
Sesta
Conclusa la discussione, Guglielmo vuole rivedere il
suo amico Ubertino da Casale e si reca con Adso in chiesa, dove Ubertino
trascorre gran parte del suo tempo. Segue una descrizione accurata della chiesa
e, in particolare, del portale. Dopo aver fatto la conoscenza di Salvatore, un
monaco che parla una strana lingua che è un insieme di più lingue, i due
trovano Ubertino ai piedi di una Vergine in pietra e i due vecchi amici si
salutano commossi. Ubertino è uno degli spirituali, dichiarati eretici dalla
Chiesa perché la desideravano più vicina agli ideali di povertà evangelica. La
curia per questo motivo aveva tentato di ucciderlo più volte, e infine lui si
era dovuto rifugiare nell’abbazia. Poi i due discutono sul fatto che Guglielmo
non lo aveva aiutato a condannare tre uomini, a suo avviso, eretici, mentre
secondo Guglielmo non lo erano, e risale proprio ad allora la sua decisione di
abbandonare la carica di inquisitore. Inoltre parlano anche dell’incontro che
si sarebbe svolto qualche giorno dopo.
Verso nona
Uscendo dalla chiesa, incontrano Severino da
Sant’Ermanno, il padre erborista, che si offre di far visitare l’abbazia ai due
ospiti, quando lo avessero voluto. Guglielmo si interessa un po’ di
erboristeria, così il monaco si dice lieto di avere qualche conversazione con
lui sulle erbe. Poi gli chiede se avesse mai parlato con Adelmo da Otranto e
lui risponde che non ci parlava molto, ma che parlava molto di più con
Venanzio, Jorge e, in particolare, con Berengario. Poi si fanno guidare da
Severino nell’Edificio: prima visitano la cucina, che si trova al primo piano,
poi escono e vedono gli stabbi, le stalle, i pollai e il recinto delle pecore,
quindi rientrano nell’Edificio e passano per il refettorio, andando verso il
torrione orientale che conduce allo scriptorium.
Dopo nona
Arrivati allo scriptorium fanno la conoscenza del
bibliotecario Malachia da Hildesheim e dei monaci che stanno lavorando. Poi
Guglielmo chiede a Malachia di esaminare alcuni libri e questo gli fa vedere un
elenco, dicendogli che avrebbe dovuto prima dirgli l’opera che cercava e poi
lui gliel’avrebbe data se la richiesta fosse stata giusta e pia. Inoltre gli
chiede di vedere i codici che Adelmo miniava e, sia lui che Adso, ne rimangono
molto colpiti per la stranezza delle immagini, che fa anche sorridere. In quel
momento parla Jorge da Burgos, un monaco ceco e molto vecchio, ammonendoli
perché ridono e criticando le immagini di un mondo capovolto. Allora interviene
Venanzio difendendo il monaco defunto e il suo lavoro, citando una dotta conversazione
che si era tenuta qualche giorno prima con Adelmo, ma Jorge dice di non
ricordarla. Infine il vecchio monaco grida l’avvento dell’Anticristo.
Vespri
Verso le 4 e mezza (il vespro) i monaci, tranne il
bibliotecario e il suo aiutante che devono riordinare le cose, sospendono il
loro lavoro e si avviano verso il coro. Ma Guglielmo e Adso visitano il resto
dell’abbazia: gli stabbi e i porcai, le stalle, i dormitori, le latrine e le
fucine. In quest’ultimo luogo conoscono Nicola da Morimondo, maestro vetraio,
al quale Guglielmo mostra i suoi occhiali da vista e il monaco vi mostra un
grande interesse, tanto che gli chiede di prestarglieli un giorno per
esaminarli più a fondo e produrne di simili. Ma Guglielmo lo avverte di stare
attento a non divulgare troppo la notizia dell’esistenza di quelle lenti perché
spesso le novità sono ritenute dal popolo opere del demonio e perché potrebbero
cadere nelle mani sbagliate di uomini avidi di potere. Infine il vetraio dice
che di notte la biblioteca è sempre illuminata. A questo punto Guglielmo inizia
ad avere una versione dei fatti, e cioè, secondo lui, Adelmo si sarebbe buttato
dal parapetto del muro, che in un punto è più basso, per ragioni
ancora sconosciute.
Compieta
Guglielmo e Adso entrano nel refettorio per desinare e
si siedono al tavolo dell’Abate, dove ci sono anche il cellario, Jorge e
Alinardo da Grottaferrata, il monaco più vecchio di tutta l’abbazia. Durante la
cena un monaco tiene la consueta lettura, e ad un certo punto, quando dice che
noi dobbiamo condannare le volgarità, le scempiaggini e le buffonerie, Jorge
ricorda ad alta voce la discussione che si era tenuta quel giorno nello
scriptorium facendo valere la sua ragione, ma Guglielmo gli ricorda che anche
San Lorenzo aveva riso. Finito di mangiare, l’Abate presenta Guglielmo a tutti
i monaci lodando le sue qualità di uomo saggio e dicendo che avrebbe indagato
sulla morte di Adelmo. Poi vanno tutti nel coro per l’ufficio di compieta e si
scopre che c’è un’altra porta per entrare nell’Edificio, che usa il
bibliotecario per uscire dopo aver chiuso le porte dall’interno. Infine
Guglielmo e Adso vanno a dormire nella loro cella.
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