sabato 27 febbraio 2016

Un romanzo a puntate - IL NOME DELLA ROSA - Seconda puntata (PRIMO GIORNO)



QUI la prima puntata

PRIMO GIORNO
Prima
Una mattina di fine novembre giungono all’abazia Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk, a quel tempo novizio. Guglielmo dà subito prova del suo straordinario acume, aiutando alcuni monaci e famigli a ritrovare il cavallo che era scappato dall’abbazia: egli, non solo riesce a descrivere perfettamente un cavallo mai visto prima per mezzo delle impronte che aveva lasciato sulla neve e da altri particolari apparentemente insignificanti, ma indica anche la direzione verso cui si sarebbe diretto. Dopo aver incontrato l’Abate e avergli consegnato una lettera dell’Imperatore nella quale vengono spiegati i motivi della visita, Guglielmo e Adso vengono accompagnati dal cellario nei loro alloggiamenti. Segue una descrizione del complesso abbaziale.
Terza
Dopo essersi rifocillati con il cibo che avevano portato dei monaci, ha luogo la prima conversazione di Guglielmo con l’Abate, e Adso, di nascosto, ma non con malizia, ascolta. Così l’Abate lo mette al corrente dei recenti avvenimenti misteriosi su cui vuole che Guglielmo faccia luce: infatti era morto pochi giorni prima Adelmo da Otranto, un monaco ancor giovane ma già famoso come grande miniatore. Il corpo di questo era stato trovato da un capraio in fondo alla scarpata dominata dal torrione est dell’Edificio. Ancora una volta Guglielmo sfoggia la sua dote migliore, intuendo che non si era suicidato poiché, la mattina dopo, le finestre dell’Edificio erano state trovate chiuse. L’Abate puntualizza subito che nessuno dei famigli avrebbe potuto entrare nell’Edificio dopo cena perché i monaci, per farsi rispettare, li minacciavano e quelli avevano paura. Inoltre si scopre che l’Abate sa qualcosa ma non può dirlo perché lo ha appreso sotto il sigillo della confessione. Quindi dà a Guglielmo pieni poteri per aggirarsi per l’abbazia e fare domande ai monaci, ad eccezione della biblioteca perché contiene anche dei libri eretici.
Sesta
Conclusa la discussione, Guglielmo vuole rivedere il suo amico Ubertino da Casale e si reca con Adso in chiesa, dove Ubertino trascorre gran parte del suo tempo. Segue una descrizione accurata della chiesa e, in particolare, del portale. Dopo aver fatto la conoscenza di Salvatore, un monaco che parla una strana lingua che è un insieme di più lingue, i due trovano Ubertino ai piedi di una Vergine in pietra e i due vecchi amici si salutano commossi. Ubertino è uno degli spirituali, dichiarati eretici dalla Chiesa perché la desideravano più vicina agli ideali di povertà evangelica. La curia per questo motivo aveva tentato di ucciderlo più volte, e infine lui si era dovuto rifugiare nell’abbazia. Poi i due discutono sul fatto che Guglielmo non lo aveva aiutato a condannare tre uomini, a suo avviso, eretici, mentre secondo Guglielmo non lo erano, e risale proprio ad allora la sua decisione di abbandonare la carica di inquisitore. Inoltre parlano anche dell’incontro che si sarebbe svolto qualche giorno dopo.
Verso nona
Uscendo dalla chiesa, incontrano Severino da Sant’Ermanno, il padre erborista, che si offre di far visitare l’abbazia ai due ospiti, quando lo avessero voluto. Guglielmo si interessa un po’ di erboristeria, così il monaco si dice lieto di avere qualche conversazione con lui sulle erbe. Poi gli chiede se avesse mai parlato con Adelmo da Otranto e lui risponde che non ci parlava molto, ma che parlava molto di più con Venanzio, Jorge e, in particolare, con Berengario. Poi si fanno guidare da Severino nell’Edificio: prima visitano la cucina, che si trova al primo piano, poi escono e vedono gli stabbi, le stalle, i pollai e il recinto delle pecore, quindi rientrano nell’Edificio e passano per il refettorio, andando verso il torrione orientale che conduce allo scriptorium.
Dopo nona
Arrivati allo scriptorium fanno la conoscenza del bibliotecario Malachia da Hildesheim e dei monaci che stanno lavorando. Poi Guglielmo chiede a Malachia di esaminare alcuni libri e questo gli fa vedere un elenco, dicendogli che avrebbe dovuto prima dirgli l’opera che cercava e poi lui gliel’avrebbe data se la richiesta fosse stata giusta e pia. Inoltre gli chiede di vedere i codici che Adelmo miniava e, sia lui che Adso, ne rimangono molto colpiti per la stranezza delle immagini, che fa anche sorridere. In quel momento parla Jorge da Burgos, un monaco ceco e molto vecchio, ammonendoli perché ridono e criticando le immagini di un mondo capovolto. Allora interviene Venanzio difendendo il monaco defunto e il suo lavoro, citando una dotta conversazione che si era tenuta qualche giorno prima con Adelmo, ma Jorge dice di non ricordarla. Infine il vecchio monaco grida l’avvento dell’Anticristo.
Vespri
Verso le 4 e mezza (il vespro) i monaci, tranne il bibliotecario e il suo aiutante che devono riordinare le cose, sospendono il loro lavoro e si avviano verso il coro. Ma Guglielmo e Adso visitano il resto dell’abbazia: gli stabbi e i porcai, le stalle, i dormitori, le latrine e le fucine. In quest’ultimo luogo conoscono Nicola da Morimondo, maestro vetraio, al quale Guglielmo mostra i suoi occhiali da vista e il monaco vi mostra un grande interesse, tanto che gli chiede di prestarglieli un giorno per esaminarli più a fondo e produrne di simili. Ma Guglielmo lo avverte di stare attento a non divulgare troppo la notizia dell’esistenza di quelle lenti perché spesso le novità sono ritenute dal popolo opere del demonio e perché potrebbero cadere nelle mani sbagliate di uomini avidi di potere. Infine il vetraio dice che di notte la biblioteca è sempre illuminata. A questo punto Guglielmo inizia ad avere una versione dei fatti, e cioè, secondo lui, Adelmo si sarebbe buttato dal parapetto del muro, che in un punto è più basso, per ragioni ancora sconosciute.
Compieta
Guglielmo e Adso entrano nel refettorio per desinare e si siedono al tavolo dell’Abate, dove ci sono anche il cellario, Jorge e Alinardo da Grottaferrata, il monaco più vecchio di tutta l’abbazia. Durante la cena un monaco tiene la consueta lettura, e ad un certo punto, quando dice che noi dobbiamo condannare le volgarità, le scempiaggini e le buffonerie, Jorge ricorda ad alta voce la discussione che si era tenuta quel giorno nello scriptorium facendo valere la sua ragione, ma Guglielmo gli ricorda che anche San Lorenzo aveva riso. Finito di mangiare, l’Abate presenta Guglielmo a tutti i monaci lodando le sue qualità di uomo saggio e dicendo che avrebbe indagato sulla morte di Adelmo. Poi vanno tutti nel coro per l’ufficio di compieta e si scopre che c’è un’altra porta per entrare nell’Edificio, che usa il bibliotecario per uscire dopo aver chiuso le porte dall’interno. Infine Guglielmo e Adso vanno a dormire nella loro cella.

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