Umberto Eco spiegato ai quindicenni (e il ricordo di un Capodanno speciale)
Umberto Eco, chi era costui?, direte voi, studenti del primo
anno delle superiori. Forse non ne avete mai sentito parlare, in casa.
Forse, lunedì, la vostra professoressa di lettere vi leggera' qualcosa
di lui. O forse una vostra zia, o il nonno, vi racconteranno che questo
signore di 84 anni, scomparso venerdi sera a Milano, è stato, all'estero
e negli ultimi trent'anni, lo scrittore italiano più amato, venduto e
rispettato (non sempre le tre cose viaggiano insieme).
Vi diranno, la vostra prof, o la zia, o vostro nonno, che era un
piemontese di provincia ma spiritoso, brillante e provvisto di
un'intelligenza acuminata. come capita spesso a quelli cresciuti nel
Piemonte povero - tra l'Astigiano di Paolo Conte e l'alessandrino terra
di battaglie e invasioni . Era, soprattutto, un signore curioso. Degli
esseri umani e del mondo.
Umberto Eco, cari quindicenni, aveva voglia di andar via dalla provincia. Per questo studiava, moltissimo, e per questo si appassiono' a quella cosa assai nuova, spuntata dal nulla quando lui era ancora ragazzo: la tv.
La Rai era una novita' meravigliosa, nei primi anni '60, un po' come per voi il web. Umberto Eco ando' a lavorare alla Rai, a Torino, e poi scrisse un meraviglioso libriccino - pamphlet lo definirono allora - dedicandolo al simbolo assoluto della tv e di quella stagione:"Fenomenologia di Mike Bongiorno".
Lo so, anche questo nome non vi e' nuovo ma non sapreste dire dove e quando l'avete sentito. Il nonno, o la zia, vi diranno di più'. A me il compito di confidarvi che quella "Fenomenologia" è stata la prima cosa di Umberto Eco da me letta. La seconda? "Nonnita", le confessioni amorose di un ragazzo innamorato di un'anziana. Nato come parodia di "Lolita", ma preveggente, oggi che le milf cinquanta-sessantenni si fidanzano con i ragazzini.
Mi rivedo piegata in due sul librino "Nonnita". Piegata in due per le risate. Perché Eco, cari quindicenni, aveva questa sua doppia dimensione, unica e favolosa: era un semiologo raffinato, un medievista. Ma anche uno scrittore e un uomo molto divertente.
Impossibile non ridere delle sue gag. Impossibile resistere alla sua conversazione scoppiettante nelle serate tra amici. Ricordo un Capodanno a Parigi, a casa di un suo amico artista, a Montmartre. C'erano le persone che gli erano state amiche nelle varie fasi della vita, Furio Colombo, col quale aveva collaborato alla Rai di Torino, ed Emilio Tadini, il pittore-scrittore.
Insieme, loro tre, improvvisarono un pezzo di cabaret che rese quel Capodanno memorabile.
Vi sto raccontando queste cose, cari quindicenni, perche' spesso, tra i vostri amici, chi studia e apprezza la parola cultura viene preso in giro. Essere colto, brillante, non fa figo. Non e' cool.
Invece, pensate un po', essere colti puo' anche coincidere con l'essere molto divertenti. Grazie al suo talento Umberto Eco ha avuto fama, onori, l'ammirazione delle donne più belle e, quel che più conta, una vita mai noiosa.
Certo, è stato anche un uomo coerente. Era sicuro di sé, poteva permetterselo. L'incoerenza é degli insicuri. Il giornalista Franco Ferraro, nel suo post su HF, cita l'ultimo libro di Eco, "Numero zero" tutto concentrato sulla menzogna, sulla realtà manipolata da giornali, storici, tv. E' bello che fosse un ottantenne a mettere sull'avviso voi ragazzi.
Ha avuto una vita piena, Umberto Eco. E non si è annoiato mai, o almeno cosi sembrava. L'ultima nostra conversazione risale a un anno fa, per L'Intervista di Skytg24. Mi disse:"I comici sono gli unici a dire la verità. Per questo Renzi ha più' paura di Crozza che di Matteo Salvini".
Datemi retta, cari quindicenni, prendete il librino più smilzo di Umberto Eco, cominciate, magari, da "Nonnita". Vi piacera'.
Umberto Eco, cari quindicenni, aveva voglia di andar via dalla provincia. Per questo studiava, moltissimo, e per questo si appassiono' a quella cosa assai nuova, spuntata dal nulla quando lui era ancora ragazzo: la tv.
La Rai era una novita' meravigliosa, nei primi anni '60, un po' come per voi il web. Umberto Eco ando' a lavorare alla Rai, a Torino, e poi scrisse un meraviglioso libriccino - pamphlet lo definirono allora - dedicandolo al simbolo assoluto della tv e di quella stagione:"Fenomenologia di Mike Bongiorno".
Lo so, anche questo nome non vi e' nuovo ma non sapreste dire dove e quando l'avete sentito. Il nonno, o la zia, vi diranno di più'. A me il compito di confidarvi che quella "Fenomenologia" è stata la prima cosa di Umberto Eco da me letta. La seconda? "Nonnita", le confessioni amorose di un ragazzo innamorato di un'anziana. Nato come parodia di "Lolita", ma preveggente, oggi che le milf cinquanta-sessantenni si fidanzano con i ragazzini.
Mi rivedo piegata in due sul librino "Nonnita". Piegata in due per le risate. Perché Eco, cari quindicenni, aveva questa sua doppia dimensione, unica e favolosa: era un semiologo raffinato, un medievista. Ma anche uno scrittore e un uomo molto divertente.
Impossibile non ridere delle sue gag. Impossibile resistere alla sua conversazione scoppiettante nelle serate tra amici. Ricordo un Capodanno a Parigi, a casa di un suo amico artista, a Montmartre. C'erano le persone che gli erano state amiche nelle varie fasi della vita, Furio Colombo, col quale aveva collaborato alla Rai di Torino, ed Emilio Tadini, il pittore-scrittore.
Insieme, loro tre, improvvisarono un pezzo di cabaret che rese quel Capodanno memorabile.
Vi sto raccontando queste cose, cari quindicenni, perche' spesso, tra i vostri amici, chi studia e apprezza la parola cultura viene preso in giro. Essere colto, brillante, non fa figo. Non e' cool.
Invece, pensate un po', essere colti puo' anche coincidere con l'essere molto divertenti. Grazie al suo talento Umberto Eco ha avuto fama, onori, l'ammirazione delle donne più belle e, quel che più conta, una vita mai noiosa.
Certo, è stato anche un uomo coerente. Era sicuro di sé, poteva permetterselo. L'incoerenza é degli insicuri. Il giornalista Franco Ferraro, nel suo post su HF, cita l'ultimo libro di Eco, "Numero zero" tutto concentrato sulla menzogna, sulla realtà manipolata da giornali, storici, tv. E' bello che fosse un ottantenne a mettere sull'avviso voi ragazzi.
Ha avuto una vita piena, Umberto Eco. E non si è annoiato mai, o almeno cosi sembrava. L'ultima nostra conversazione risale a un anno fa, per L'Intervista di Skytg24. Mi disse:"I comici sono gli unici a dire la verità. Per questo Renzi ha più' paura di Crozza che di Matteo Salvini".
Datemi retta, cari quindicenni, prendete il librino più smilzo di Umberto Eco, cominciate, magari, da "Nonnita". Vi piacera'.
Maria Latella
(blog su Il Messaggero)
(blog su Il Messaggero)
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