mercoledì 24 febbraio 2016

Il genio di Einstein

L’onda gravitazionale è una deformazione della curvatura dello spaziotempo che si propaga come un’onda. Infatti, secondo la teoria della relatività, la curvatura e la distorsione dello spaziotempo sono legate alla distribuzione delle masse e dell’energia.
Già nel 1916, un grande fisico e filosofo tedesco, Albert Einstein, aveva ipotizzato l’esistenza di queste onde gravitazionali, e dopo cento anni hanno confermato questa teoria.
La scoperta è stata resa possibile da un catastrofico impatto accaduto quasi un miliardo e mezzo di anni fa; si trattava di una collisione tra due buchi neri e grazie a quel terribile “scontro”, si è dimostrato al mondo, ancora una volta, quanto la mente e l’intelligenza di Einstein superassero quelle del genere umano.
In quell’attimo, e in una frazione di secondo, nell’Universo è stata emessa l’energia pari a tre masse solari.
L’annuncio è stato dato giovedì 11 febbraio, nel corso di due conferenze congiunte, una negli Stati Uniti a Washington nella sede della National science foundation (Nsf), mentre l’altra in Italia; a Cascina, vicino a Pisa, nella sede dello European gravitational observatory (Ego). La frase che riunisce tutti i concetti di questa conferma è: “Le onde gravitazionali sono state rilevate per la prima volta il 14 settembre 2015 da due buchi neri in un sistema binario”.
Le ricerche non avvengono solo in Italia e negli Stati Uniti; ma questa importante teoria viene studiata da oltre mille ricercatori, appartenenti a quasi 140 istituzioni di tutto il mondo.
Grazie a questa conferma, l’approccio con l’Universo è completamente nuovo. La scoperta fatta da Ligo, che è la denominazione di “Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory”, potrebbe riscrivere quelli che sono stati considerati per molti anni dei “solidi postulati”.
Gli scienziati hanno osservato in modo diretto le onde gravitazionali: increspature nel “tessuto” dello spaziotempo, perturbazioni del campo gravitazionale, arrivate sulla Terra dopo essere state prodotte da un cataclisma astrofisico avvenuto nell’Universo profondo.
Sono usate diverse similitudine per descrivere questo fenomeno come: “un sasso ha perturbato la superficie di uno stagno, generando increspature che ancora oggi stanno propagando, nello spazio e nel tempo e alla velocità della luce”. Solo che il sasso è un enorme buco nero rotante, nato dall’abbraccio di due di questi voraci cannibali cosmici, e lo stagno l’intero universo, di cui il Sistema solare non è che una molecola.
Questo scontro tra titani è avvenuto al di fuori della Via Lattea, a una distanza dalla Terra di circa 410 megaparsec, dove un parsec equivale a poco più di tre anni luce, quindi le onde hanno viaggiato tutto questo tempo nel cosmo, alla velocità della luce, fino ad adesso.
Il primo segnale diretto di un’onda gravitazionale è brevissimo, della durata di una frazione di secondo, captato il 14 settembre 2015. È stato generato da due buchi neri che spiraleggiano l’uno intorno all’altro fino a scontrarsi a una velocità enorme, pari a circa la metà di quella della luce, fondendosi in un unico buco nero rotante che, prima di stabilizzarsi, vibra come una campana. Un vero e proprio “terremoto” che ha prodotto, anziché onde sismiche, onde gravitazionali.
Mai prima d’ora, gli scienziati erano riusciti a catturare un segnale, un’informazione di prima mano, proveniente direttamente dal cuore impenetrabile di questi buchi neri.

Questa scoperta è stata definita anche: “Come quando Galileo puntò al cielo il suo cannocchiale”, dove scoprì che la Terra gira attorno al Sole e non il contrario. È come avere puntato al cielo un nuovo tipo di cannocchiale, come fece Galileo quattro secoli fa. Ogni volta che questo è successo in passato l’essere umano ha fatto scoperte straordinarie, oppure ha dovuto porsi nuove domande, spesso ancora senza risposte.
Jessica Grandi

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