L’onda gravitazionale è una
deformazione della curvatura dello spaziotempo che si propaga come un’onda.
Infatti, secondo la teoria della relatività, la curvatura e la distorsione dello
spaziotempo sono legate alla distribuzione delle masse e dell’energia.
Già nel 1916, un grande fisico e
filosofo tedesco, Albert Einstein, aveva ipotizzato l’esistenza di queste onde
gravitazionali, e dopo cento anni hanno confermato questa teoria.
La scoperta è stata resa possibile da un
catastrofico impatto accaduto quasi un miliardo e mezzo di anni fa; si trattava
di una collisione tra due buchi neri e grazie a quel terribile “scontro”, si è dimostrato
al mondo, ancora una volta, quanto la mente e l’intelligenza di Einstein superassero
quelle del genere umano.
In quell’attimo, e in una frazione
di secondo, nell’Universo è stata emessa l’energia pari a tre masse solari.
L’annuncio è stato dato giovedì 11
febbraio, nel corso di due conferenze congiunte, una negli Stati Uniti a Washington
nella sede della National science foundation (Nsf), mentre l’altra in Italia; a
Cascina, vicino a Pisa, nella sede dello European gravitational observatory
(Ego). La frase che riunisce tutti i concetti di questa conferma è: “Le onde
gravitazionali sono state rilevate per la prima volta il 14 settembre 2015 da
due buchi neri in un sistema binario”.
Le ricerche non avvengono solo in
Italia e negli Stati Uniti; ma questa importante teoria viene studiata da oltre
mille ricercatori, appartenenti a quasi 140 istituzioni di tutto il mondo.
Grazie a questa conferma,
l’approccio con l’Universo è completamente nuovo. La scoperta fatta da Ligo,
che è la denominazione di “Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory”,
potrebbe riscrivere quelli che sono stati considerati per molti anni dei
“solidi postulati”.
Gli scienziati hanno osservato in
modo diretto le onde gravitazionali: increspature nel “tessuto” dello
spaziotempo, perturbazioni del campo gravitazionale, arrivate sulla Terra dopo
essere state prodotte da un cataclisma astrofisico avvenuto nell’Universo
profondo.
Sono usate diverse similitudine per
descrivere questo fenomeno come: “un sasso ha perturbato la superficie di uno
stagno, generando increspature che ancora oggi stanno propagando, nello spazio
e nel tempo e alla velocità della luce”. Solo che il sasso è un enorme buco nero
rotante, nato dall’abbraccio di due di questi voraci cannibali cosmici, e lo stagno
l’intero universo, di cui il Sistema solare non è che una molecola.
Questo scontro tra titani è
avvenuto al di fuori della Via Lattea, a una distanza dalla Terra di circa 410
megaparsec, dove un parsec equivale a poco più di tre anni luce, quindi le onde
hanno viaggiato tutto questo tempo nel cosmo, alla velocità della luce, fino ad
adesso.
Il primo segnale diretto di un’onda
gravitazionale è brevissimo, della durata di una frazione di secondo, captato
il 14 settembre 2015. È stato generato da due buchi neri che spiraleggiano l’uno
intorno all’altro fino a scontrarsi a una velocità enorme, pari a circa la metà
di quella della luce, fondendosi in un unico buco nero rotante che, prima di
stabilizzarsi, vibra come una campana. Un vero e proprio “terremoto” che ha
prodotto, anziché onde sismiche, onde gravitazionali.
Mai prima d’ora, gli scienziati
erano riusciti a catturare un segnale, un’informazione di prima mano, proveniente
direttamente dal cuore impenetrabile di questi buchi neri.
Questa scoperta è stata definita
anche: “Come quando Galileo puntò al cielo il suo cannocchiale”, dove scoprì
che la Terra gira attorno al Sole e non il contrario. È come avere puntato al
cielo un nuovo tipo di cannocchiale, come fece Galileo quattro secoli fa. Ogni
volta che questo è successo in passato l’essere umano ha fatto scoperte
straordinarie, oppure ha dovuto porsi nuove domande, spesso ancora senza
risposte.
Jessica Grandi
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