Il Consiglio regionale - Assemblea legislativa indice ogni anno un concorso rivolto agli studenti dal terzo al quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado della Liguria: l'obiettivo è far conoscere meglio ai giovani i valori fondanti, le istituzioni, l'evoluzione e le prospettive dell'Unione europea.
Il concorso, istituito con legge regionale n.35 del 6 agosto 1996, mette in palio un viaggio-premio presso le istituzioni europee per i trenta studenti che hanno presentato i migliori elaborati. I vincitori sono accompagnati nel viaggio da una delegazione regionale.
ALICE GARDELLA, LAURA GAIDA, CLAUDIA AGOSTI della IV C TUR sono le tre vincitrici del concorso "Diventiamo cittadini europei: trenta giovani al parlamento europeo" e tra poco si recheranno a Strasburgo accompagnate dalla Prof.ssa Marcella Galassi.
Pubblichiamo qui i tre elaborati vincenti.
“IN QUEL MOMENTO MI SONO SENTITO DAVVERO EUROPEO”
1) Lo scorso anno ho fatto un viaggio che mi ha segnato nel profondo. Attraverso quel viaggio ho capito davvero di far parte di una comunità. La Comunità Europea.
Tutto è iniziato il 1 settembre 2014, quando, navigando sul web, trovai un’offerta: un tour dell’Europa in un mese. Il tour prevedeva la visita delle principali città europee, l’alloggio in Bed&Breakfast e un accompagnatore turistico che avrebbe seguito il gruppo per tutta la durata del viaggio. In quel momento pensai che era il mio giorno fortunato e che non avrei dovuto perdere quell’occasione straordinaria. Il tour sarebbe iniziato l’1 ottobre, quindi avevo un mese per organizzare questo viaggio. Mi iscrissi subito al sito, feci la prenotazione online e stampai il biglietto.
Il mese di settembre passò molto rapidamente e si avvicinò il giorno della partenza, ero emozionatissima!
Quel giorno arrivò e partii al mattino presto per recarmi nel luogo di ritrovo, l’aereoporto di Milano. Lì incontrai il mio gruppo e l’accompagnatore con cui avrei trascorso la mia esperienza più grande; eravamo in venti.
L’aereo decollò poche ore dopo e la prima tappa fu Lisbona, in Portogallo. Ogni tappa durava due giorni, dopo di che saremmo partiti alla volta di nuove città. Successivamente a Lisbona visitammo Madrid, Parigi, Roma, Londra, Dublino, Bruxelles, Amsterdam, Oslo, Stoccolma, Vienna, Praga, Mosca, Istanbul e Atene.
Durante la visita potevamo ammirare i monumenti più importanti, i musei, i centri storici, i locali caratteristici e le bellezze naturali. Oggi posso affermare che l’Europa è meravigliosa.
Uno dei primi aspetti che mi ha fatto capire di essere all’interno di questa comunità, è stato il fatto che in ogni città potevi parlare una sola lingua, l’inglese, e le persone ti capivano, così riuscivi a dialogare senza sentirti “escluso”.
Un altro elemento importante è la moneta unica: l’euro. Nella maggior parte delle città in cui sono stata potevo utilizzare il metodo di pagamento che conosco meglio e con cui mi trovo bene, acquistando facilmente quello che mi piaceva.
Anche il cibo è una caratteristica fondamentale che unisce i diversi Paesi europei. In tutte le città si possono trovare enormi varietà di prodotti tipici e assaggiare sempre cose diverse estremamente buone. Lungo le vie ci sono molti negozi in cui si possono comprare prodotti alimentari e bancarelle dove provare lo “ street food” della zona, oltre ai numerosi ristoranti.
Persino i mezzi di trasporto fanno sentire un individuo inserito in un contesto familiare, in quanto collegano le principali mete in modo semplice e veloce. In poco tempo puoi raggiungere la città europea che vuoi visitare.
Infine c’è la gente del posto, che ti fa sentire come se fossi a casa. Ti accoglie nel proprio paese con un sorriso, ti aiuta se sei in difficoltà e ti fornisce informazioni di ogni genere.
Tutto questo comporta una strana felicità, un’emozione forte inconsapevole, che però esiste nell’animo di ognuno di noi. L’emozione di essere nato in un continente unito, multiforme e ricco di cose da fare e da scoprire giorno per giorno. Un continente che ospita una grande comunità che si rispetta e si sostiene.
Ovviamente ciò è reso possibile soprattutto da un insieme di norme e regole comuni che tutti devono rispettare, le quali rappresentano la struttura portante dell’Europa. Grazie ai diritti e ai doveri delle persone, grazie alla collaborazione, grazie al duro lavoro, grazie ai nostri antenati si è potuta costruire, insieme, l’Unione Europea.
Dopo essere ritornata a casa dal mio viaggio in giro per l’Europa ho capito quanto sia stato importante per me, per la mia formazione e cultura, per il mio carattere, per il mio futuro.
Quando raccontai le mie avventure alle persone a me più care, mi sentii orgogliosa di me stessa, del coraggio avuto a lasciare tutto e partire da sola. Ne è valsa la pena e sono soddisfatta e pronta ad affrontare molte altre occasioni. Finalmente ho capito che la grandezza del mio continente non mi deve spaventare, ma spronarmi a viaggiare e conoscere usi e costumi diversi per arricchire il mio bagaglio culturale, per me stessa e per gli altri.
È stata un’esperienza importante perchè in quel momento mi sono sentita davvero EUROPEA. E ne sarò sicura per il resto della mia vita.
Laura Gaida
2) Un caldo giorno di settembre mentre viaggiavo sul treno da sola sentii due signori anziani parlare dei problemi italiani ed europei e di come il rapporto tra i paesi facenti parte della UE fossero mutati nel tempo. Così cominciai a pensare alle parole di quei due uomini e, riflettendo, una domanda s’ affacciò alla mia mente. Sinceramente, rimasi stupita che mi si fosse presentata solo in quel momento: quand’è che ho cominciato a sentirmi europea piuttosto che italiana, oppure italiana e poi europea, o ancora meglio, europea ed italiana al tempo stesso? Onestamente non riuscii a darmi una risposta immediata, ma mi ci volle l’intero viaggio, giusto il tempo di arrivare a destinazione.
Riflettendo sull’argomento, secondo me il primo passo per l’uguaglianza europea fu la Costituzione, specialmente in quanto questo trattato è incentrato sulla “Vita democratica dell’Unione” e vi si definiscono i principi di uguaglianza democratica, di democrazia rappresentativa e di democrazia partecipativa. Quest’ultima è molto importante perché fa sì che i cittadini degli Stati membri abbiamo la possibilità di far conoscere e di scambiare pubblicamente le loro opinioni in tutti i settori di azione dell’Unione Europea. Un’altra importante tappa che ho vissuto è stata l’emissione dell’euro, la moneta unica. Quest’ultima mi ha suscitato un enorme senso di appartenenza anche agli altri paesi europei.
Mentre guardavo fuori dal finestrino ad ammirare le bellezze della natura, sentivo le persone che parlavano e mi concentravo sulla differenza di dialetti, o anche di lingua, che c’era fra ognuno di loro. Proprio in quel momento cominciai a pensare alla mia adorata Genova, la mia bellissima città natale che offre paesaggi montani e spiagge in estate affollatissime. Pensai che in tutta la mia vita non ci sarà nemmeno un momento nel quale dimenticherò le mie origini. Cominciai a riflettere sulla parola “origini” che, a parer mio, è molto differente dalla parola “radici”; quest’ultima sta a significare infatti che se te ne stacchi muori per mancanza di nutrimento. Mentre il concetto di “origini” è totalmente differente: esse restano le stesse, anche se separate da un movimento continuo dell’uomo verso altre mete.
Personalmente spero proprio che nella mia vita io possa viaggiare molto, ma senza mai dimenticare le mie origini, la mia famiglia, la mia Genova. L’Unione Europea mi dà la possibilità di ampliare i miei orizzonti e i miei obbiettivi, senza limitarli solamente all’interno della mia nazione.
Parlando del presente più recente, vorrei affrontare il problema della crisi economica che sta investendo l’Europa intera. Essa è generale ed, anche se notizie di oltrefrontiera dicono che da noi la disoccupazione ha le percentuali tra le più alte, non vuol dire che gli altri Stati Membri della UE non siano sensibili al problema. Lo scorso 6 ottobre, il Ministro Padoan, partecipando alla seduta del Consiglio Europeo, ha proposto un intervento a tutela di coloro che perdono il lavoro. Esso dovrebbe dare ai disoccupati il 50% dello stipendio che percepivano prima di perdere il lavoro per una durata di 6 mesi. Dovrebbe essere finanziato dal Fondo Europeo e scatterebbe in casi di grave e conclamata crisi straordinaria. Secondo me questo intervento è molto importante in primis per aiutare i paesi europei con una grave situazione economica, ma è anche importante perché rappresenta un aiuto che si danno reciprocamente gli Stati membri dell’UE. Quindi ogni progetto di aiuto comune tra gli stati che ne fanno parte, sicuramente mi fa sentire orgogliosa di questa Comunità Europea.
Al termine di questo mi catena di pensieri e considerazioni, tornando al viaggio iniziale, mi accorsi che ero arrivata a destinazione, Strasburgo! Non vedevo l’ora di entrare nel Parlamento Europeo per sentirmi, in modo concreto, all’interno del fulcro della NOSTRA amata Europa!
Riflettendo sull’argomento, secondo me il primo passo per l’uguaglianza europea fu la Costituzione, specialmente in quanto questo trattato è incentrato sulla “Vita democratica dell’Unione” e vi si definiscono i principi di uguaglianza democratica, di democrazia rappresentativa e di democrazia partecipativa. Quest’ultima è molto importante perché fa sì che i cittadini degli Stati membri abbiamo la possibilità di far conoscere e di scambiare pubblicamente le loro opinioni in tutti i settori di azione dell’Unione Europea. Un’altra importante tappa che ho vissuto è stata l’emissione dell’euro, la moneta unica. Quest’ultima mi ha suscitato un enorme senso di appartenenza anche agli altri paesi europei.
Mentre guardavo fuori dal finestrino ad ammirare le bellezze della natura, sentivo le persone che parlavano e mi concentravo sulla differenza di dialetti, o anche di lingua, che c’era fra ognuno di loro. Proprio in quel momento cominciai a pensare alla mia adorata Genova, la mia bellissima città natale che offre paesaggi montani e spiagge in estate affollatissime. Pensai che in tutta la mia vita non ci sarà nemmeno un momento nel quale dimenticherò le mie origini. Cominciai a riflettere sulla parola “origini” che, a parer mio, è molto differente dalla parola “radici”; quest’ultima sta a significare infatti che se te ne stacchi muori per mancanza di nutrimento. Mentre il concetto di “origini” è totalmente differente: esse restano le stesse, anche se separate da un movimento continuo dell’uomo verso altre mete.
Personalmente spero proprio che nella mia vita io possa viaggiare molto, ma senza mai dimenticare le mie origini, la mia famiglia, la mia Genova. L’Unione Europea mi dà la possibilità di ampliare i miei orizzonti e i miei obbiettivi, senza limitarli solamente all’interno della mia nazione.
Parlando del presente più recente, vorrei affrontare il problema della crisi economica che sta investendo l’Europa intera. Essa è generale ed, anche se notizie di oltrefrontiera dicono che da noi la disoccupazione ha le percentuali tra le più alte, non vuol dire che gli altri Stati Membri della UE non siano sensibili al problema. Lo scorso 6 ottobre, il Ministro Padoan, partecipando alla seduta del Consiglio Europeo, ha proposto un intervento a tutela di coloro che perdono il lavoro. Esso dovrebbe dare ai disoccupati il 50% dello stipendio che percepivano prima di perdere il lavoro per una durata di 6 mesi. Dovrebbe essere finanziato dal Fondo Europeo e scatterebbe in casi di grave e conclamata crisi straordinaria. Secondo me questo intervento è molto importante in primis per aiutare i paesi europei con una grave situazione economica, ma è anche importante perché rappresenta un aiuto che si danno reciprocamente gli Stati membri dell’UE. Quindi ogni progetto di aiuto comune tra gli stati che ne fanno parte, sicuramente mi fa sentire orgogliosa di questa Comunità Europea.
Al termine di questo mi catena di pensieri e considerazioni, tornando al viaggio iniziale, mi accorsi che ero arrivata a destinazione, Strasburgo! Non vedevo l’ora di entrare nel Parlamento Europeo per sentirmi, in modo concreto, all’interno del fulcro della NOSTRA amata Europa!
Alice Gardella
3) Chiedere
ad un ragazzo che frequenta un istituto superiore in quale momento si sia
sentito
davvero parte dell’Europa, è un quesito assai impegnativo ma al contempo
interessante, perché ogni adolescente ha il suo
modo di pensare. Europa: già dal fatto che sia un continente possiamo comprenderne
la grandezza e intuirne la varietà. Infatti l’Unione Europea è costituita da quattrocentonovantanove
milioni di persone, stimati nell’anno 2008, che la abitano ed hanno ognuno un carattere, una personalità ed una mente diversa.
C’è
chi non riesce a sentirsi parte nemmeno dell’Italia, figuriamoci di un’Unione
che va ad mettere insieme più paesi, per la precisione ventotto, la quale, da dopo
il primo novembre dell’anno 1993, quando è entrata in vigore, dovrebbe
garantire la libera circolazione di servizi, di persone e di merci! Dovrebbe
promuovere la pace, il valore ed il benessere dei suoi popoli e dovrebbe
combattere l’esclusione sociale e la discriminazione. E uso il verbo “dovrebbe”
in modo intenzionale, perché non sempre è così.
Non
tutti quindi vogliono sentirsi chiamare: Europei, alcuni a tal punto da
scappare dall’Europa in America o in altri Stati per cercare una vita, a loro
dire, migliore. Fortunatamente il mondo è bello perché è vario e vi è anche l’altra
faccia della medaglia, vale a dire le persone che sono assai fiere della patria
e del luogo di cui fanno parte, nel quale sono nati o nel tempo sono venuti a
vivere. Io, se dovessi dare un parere personale, sarei un po’ combattuta tra i
due opposti sentimenti di appartenenza e rifiuto..
Nell’anno
2013 Marco Zatterin, un corrispondente da Bruxelles, pubblicò sulla Stampa un
articolo che diede da pensare a molti, me compresa. Il titolo era: “Sentirsi
Europei è diventato di moda” ed in questo fondo spiegava che solo sei cittadini
europei su dieci si consideravano parte della UE, mentre gli altri non sapevano
nemmeno di cosa si stesse trattando; inoltre solo il 45% degli Europei,
interrogati in quel Settembre, affermavano di conoscere i diritti garantiti
dalla cittadinanza e dai Trattati Europei, mentre altri si rifiutavano persino
di sapere di più sui loro diritti, chi per fretta, chi per noia e chi per puro
disinteresse; senza contare che vi sono state persone che hanno combattuto per
darci i diritti che abbiamo oggi e senza quei grandi, saremmo ancora molto
arretrati e lontani dalla libertà e dalla democrazia. Pertanto gli europei
dovrebbero occuparsi in primis dell’Unione, anche solo in segno di rispetto
verso tutti gli uomini e le donne che
hanno combattuto e manifestato un loro ideale per ottenere tutto ciò. Per una
ragione o per l’altra, per alcuni non hanno senso neppure i diritti di cui
dovrebbero godere e si preferisce vivere nella beata ignoranza.
Come
ho detto in precedenza non riesco a sentirmi totalmente Europea, o per meglio
dire almeno non con sicurezza assoluta: non ho certezze nemmeno sulla mia
giornata quotidiana, figuriamoci su un argomento così vasto ed imponente! E
questa mia indecisione forse dipenderà dal fatto che sono ancora troppo giovane
e consapevole di non aver acquisito la giusta
conoscenza di tale argomento per espormi troppo, oppure dal fatto che non mi
riconosco in alcune idee e comportamenti usati dai grandi capi di Stato, o dal
fatto che (lasciatemelo dire, anche se è molto triste da ammettere) le più
volte noi giovani d’oggi ci sentiamo parte dell’Europa solo grazie ad una
partita di calcio che ci porta a riunirci tutti in uno stadio durante un
Campionato Europeo ed a tifare la stessa squadra. E a volte neppure questo
accade perché, anche in quell’occasione, ci sono quelli che si sentono “meno
Europei” e creano scompiglio, perfino dinanzi ad un gioco che dovrebbe essere
fatto per tutti i popoli uniti, con lo scopo di divertire.
Prima
di rispondere alla domanda che dà il titolo a questo mio tema, mi sono divertita
a chiederlo ad alcuni miei amici e parenti, in modo da raccogliere diversi
esempi di circostanze favorevoli al sentirsi parte dell’unione. Forse l’ho
fatto perché avevo bisogno anch’io di pareri diversi per comprendere meglio,
prima di dare una risposta, o anche semplicemente per la curiosità di mettere a
confronto tante opinioni e devo
ammettere che alcune sentenze mi hanno stupita e fatta pensare.
Quando
ho chiesto questo a mia zia, gliel’ho domandato per telefono, senza darle
troppe spiegazioni perché volevo che la sua risposta fosse naturale e venisse
dal cuore. Senza neanche pensarci su due minuti lei mi ha detto: “Io l’ho
pensato sul cammino di Santiago. Pare che la mia prima idea di Europa sia nata
lì, mentre uno spagnolo mi prestava la crema per le mie spalle ustionate ed un
francese si preoccupava e mi chiedeva come stessi; ed anche se noi eravamo lì a
faticare e ci “picchiavamo” per comunicare e capirci, nonostante le lingue
diverse, io mi sono sentita davvero Europea”. Poi, proseguendo nella mia
ricerca, ho interpellato mia madre, che mi ha detto di essersi sentita parte
dell’UE in un momento nel quale si vergognava di esserlo, a causa di certe
figure meschine fatte dai nostri rappresentanti politici, durante una riunione
del Parlamento Europeo: allora, anche se non era orgogliosa di essere
“Italiana”, nello stesso tempo provava piacere nel sentirsi parte di qualcosa
di più grande come l’Europa, nel poter allargare i propri orizzonti ed essere
fiera che l’Italia fosse lì, partecipe in quella giornata nel decidere il
destino della Nazione europea di cui fa parte.
Mi
sono anche rivolta a mia nonna, donna di quasi ottant’anni. All’inizio non
volevo chiederle nulla, ma poi ho pensato che chi meglio di lei, che ha vissuto
un po’ della Seconda Guerra Mondiale e ha visto nascere la Costituzione del
nostro Paese, avrebbe potuto darmi un parere sincero e avveduto, che mi aiutasse
a riflettere. Così a lei l’ho chiesto in una giornata di sole, mentre eravamo
sedute attorno al tavolo della sua cucina, tra il buon odore del pesto fresco,
fatto in casa che aveva appena preparato. Guardandomi con occhi sbalorditi, ma
di chi ne ha viste davvero tante, mi ha chiesto un attimo per pensare, ha
chiamato a rispondere assieme a lei suo figlio, mio zio, per essere rassicurata,
e poi ha esclamato: “Per dire di essere felici di una cosa, è vero che si può
essere entusiasti per un avvenimento successo, ma bisognerebbe anche dire di
essere felici rispetto a qualcos’altro e quello lo puoi dire solo se hai
sperimentato e confrontato. Noi non abbiamo mai avuto abbastanza soldi per
farlo ed è quello che auguro di fare a te, anche per noi che non siamo riusciti
a permettercelo. Detto sinceramente io e tuo zio non siamo nemmeno orgogliosi
di essere Italiani, figuriamoci di essere Europei”.
A
questo punto avrei voluto fermarmi, ma ho voluto perseverare ed andare avanti:
volevo cercare ancora un po’ al di fuori della mia famiglia e così ho fatto,
prendendo il telefono in mano per chiedere ad una tra le mie due migliori
amiche che, mi ha risposto che lei personalmente non si era mai sentita parte
di tutto ciò, ma si era sentita Italiana quando, appunto, il nostro paese aveva
vinto i mondiali di calcio.
Subito
dopo ho domandato ad un mio amico di Brescia, appena tornato da un viaggio in Europa,
deciso all’improvviso su due piedi: “Sinceramente io preferisco le culture
asiatiche, ma in questo viaggio ho potuto vedere che l’Europa è un bellissimo
posto”. Una frase di poche parole che esprime la sua personalità, e mi ha fatta
riflettere su una cosa: pensate a quante meraviglie abbiamo in questo
continente e non ce ne rendiamo nemmeno conto, quante tra queste non
valorizziamo abbastanza o lasciamo
andare al degrado. In Europa ci sono tanti bellissimi posti diamine, che avrebbero
bisogno di più attenzione da parte di chi sta al governo e dovrebbe impegnarsi
a valorizzarli.
Ho
invitato poi a rispondere al mio quesito Andrea, un ragazzo romano conosciuto
all’inaugurazione della Piazza per Don Andrea Gallo. Un giovane dal viso tenero
e dai lunghi capelli rasta che danno valore ai suoi occhi, nascosti dagli
occhiali. Egli ha invece voluto esprimere il suo parere dicendomi queste testuali
parole: “ Negli ultimi anni si fa fatica a sentirsi europei. No, non mi ci
sento, sono contro l’Europa unita perché non credo possa essere diversa da
com’è, checché ne dica Tsipras. Ovviamente non voto e ti dico che qualcosa di
buono l’UE l’ha fatta, ad esempio la sentenza sulla Diaz, ma voglio permettermi
una frase azzardata: nel complesso l’attuale Europa unita in ginocchio sotto il
dominio tedesco è di fatto il sogno di Hitler, realizzato con mezzi del
duemila, le banche, e non con mezzi del secolo scorso, i carri armati. Dopo i
muri contro i migranti e i ricatti alla Grecia no, non mi sento europeo”.
Andando
avanti con la mia inchiesta, ho anche incontrato chi mi ha detto che non avrebbe
saputo cosa scrivere, che non c’era niente da dire, ma penso che invece ci sia
molto di cui parlare e la dimostrazione me l’hanno data tre donne, amiche anche
se più grandi di me. Mi hanno dato le tre risposte più significative per questa
traccia che vorrei riportare qua così, intonse, come mi sono state espresse,
perché mi hanno colpito il cuore e sono fiera di farle entrare in questo mio
resoconto. La prima, Anna, mi ha risposto con naturalezza, anche se essendo
anarchica fa un po’ fatica a sentirsi parte dell’Europa; mi ha detto che lei si
sente europea quando vede i nostri connazionali di Lampedusa che soccorrono i
migranti, rimboccandosi le maniche ed uscendo dalla mentalità del “confine”.
Oppure, ha aggiunto, quando a Dario Fo è
stato assegnato il Nobel per la letteratura, lei in quel momento ha esclamato
col cuore di sentirsi davvero parte dell’Europa.
La
seconda, Elsa, cui ho posto questa domanda mi ha detto senza pensarci due
volte: “Direi senza dubbio quando ha vinto il NO alla vivisezione” spiegandomi
che si erano dati molto da fare facendo dei banchetti per raccogliere delle
firme, con l’aiuto di un medico della lega LIMAV, il quale appunto faceva parte
dei medici internazionali contro la vivisezione. Nelle sue parole ho subito
avvertito un senso di vittoria sudata e vissuta, come mi ha confessato lei
stessa e sono contenta di poter mettere una parte positiva della sua battaglia
in questo mio tema.
La
terza, Marisa, che è anche lei una guerriera, come le due precedenti, una
persona che combatte per i propri ideali, è
la tipica donna che non molla ed è proprio per questo che ho deciso di
lasciarla per ultima di questi tre brevi riferimenti. Alla mia domanda, a
differenza di Anna ed Elsa, ha replicato: “Io non mi sono mai sentita europea,
ma cittadina del mondo. Lo so, sembra un luogo comune, ma qualcuno mi insegnò
tanti anni fa ad abbattere le barriere. E io le ho viste dal vivo in Palestina
e le viviamo tutti i giorni con i comportamenti razzisti e omofobi nei
confronti di chi, in qualche modo, è diverso da noi per il colore, per la
religione, per un handicap o un’ identità sessuale. L’unica cosa di cui sono
innamorata è Genova, ma potrebbe essere anche San Paolo o Barcellona o altre
città. Per non parlare poi della politica: vorrei un capo di governo che va a
zappare e paga l’affitto. Cosa c’è da essere orgogliosi ad essere europei?
Credo nulla, almeno per me”.
Con
tutti questi pareri, tutti questi pensieri, di tante teste diverse e di età
altrettanto differenti tra loro, sono riuscita a capire che ogni persona che
compone l’UE potrebbe esprimere un’idea diversa e stupirmi ogni volta. Grazie a
queste testimonianze che ho raccolto sono riuscita a farmene una mia, che in
realtà nel profondo del mio cuore avevo già ben delineata quando ho iniziato a
battere le prime righe di questa traccia. Ora tocca me rispondere al quesito e
solo adesso che mi pongo questa domanda capisco quanto sia bello riuscire a
trovarci una risposta, sia essa positiva o negativa.
Io
mi sento parte dell’Unione Europea nelle piccole cose, come quando vado nei
vicoli di Genova ed incontro tanti individui di nazionalità diverse e mi piace
chiacchierare con loro, scambiare opinioni anche non esclusivamente in italiano,
ma in francese, inglese, spagnolo, tedesco ed, anche se si ci sforza per
capirsi e nella maggior parte dei casi si finisce a comunicare gesticolando, mi
piace pensare che veniamo tutti da posti così lontani ed abbiamo storie diverse
tra noi, ma qualcosa ci lega a tutti: siamo europei, ma anche cittadini del
mondo, perché io penso si possa anche essere entrambe le cose.
Mi
sento Europea nei momenti in cui prendo parte alle manifestazioni, siano esse
per difendere un centro sociale o per esternare un mio parere politico, quando
sono lì insieme a delle persone che manifestano un ideale come il mio e siamo
tutti uniti per cercare un cambiamento di “qualcosa” o “qualcuno”. Lì sì che mi
sento Europea. Mi sento Europea ogni 20 Luglio in Piazza Carlo Giuliani
Ragazzo, meglio conosciuta come Piazza Alimonda. Quando parlo dell’Europa mi
viene sempre in mente un grande formicaio di cui ognuno di noi fa parte e alla
quale ognuno dovrebbe portare il proprio contributo per far sì che la nazione
europea prosegua nel suo cammino. E quando dico “tutti” intendo anche i Capi di
Stato, coloro che dovrebbero ascoltarci ed hanno il dovere di operare per la
terra in cui viviamo, come Italia e come Europa. Io mi sento parte dell’Europa quando vado a
prendere mia zia che lavora al centro accoglienza immigrati ed aspettandola al
cancello vedo i tanti volti che entrano ed escono, visi che mi guardano e mi
sorridono, uomini che si fermano a parlare, a ridere, a chiedermi se ho bisogno
ed in alcuni casi, vedendomi ragazzina, mi chiedono se vado a scuola ed
iniziano a darmi lezioni di francese senza che io chieda loro nulla. Io mi
sento fiera di essere Europea quando incontro gente libera come me, quando vedo
che il “diverso”, per gli stereotipi che impone questa società, viene accettato
comunque, che sia egli un barbone, un tossico o un carcerato. Mi fanno sentire
Europea tutti i clochard che incontro nel mio tempo libero quando giro nel
centro storico di Genova, che mi fermano a parlare perché mi conoscono ed ormai
non mi chiedono più una moneta e non pretendono nemmeno più il pezzo di
focaccia che gli portavo, ma vogliono solo un po’ d’ascolto. E mi sento europea
quando vedo che c’è gente come me che si
siede, ascolta le loro avventure per l’Europa e per il mondo, i loro pensieri e
gli fa capire che anche loro fanno parte di questa società. Ecco, in quei casi
sono fiera di essere Europea.
Ho
avuto la sensazione di essere Europea quando, il 7 Gennaio 2015, è stato fatto
dall’ISIS l’attentato alla Francia, alla sede del giornale satirico di Charlie
Hebdo, a Parigi. In quel momento ho avuto paura, ho temuto per i francesi ed
allo stesso tempo li ho sostenuti e quindi ho provato una voglia di vicinanza e
coraggio, ma anche un timore simile al loro.
Ho
pensato d’essere parte della UE quando, il 10 Ottobre del 2014, ho pianto la
morte di Loukanikos, il cane simbolo della rivolta Greca contro l’austerità,
facente parte dei “Riot Dogs”, quei cani che vengono visti alle manifestazioni
di piazza: quel giorno piangere la sua morte mi ha fatta sentire Europea,
perché ho capito che in quel momento il popolo Greco non aveva perso solamente
un semplice animale a quattro zampe, ma aveva perso un simbolo e soprattutto un
compagno che lottava con loro per i loro diritti.
Mi
sono sentita davvero Europea quando andai a Mentone con la scuola e nel tempo
libero, conobbi Floriano, un uomo che chiedeva l’elemosina in una via della
città, e parlandomi, dopo aver capito che ero italiana, mi spiegò di essere di
Torino e ci abbracciammo come se ci fossimo conosciuti da una vita. In quel
momento il mio cuore era felice di essere Europeo e tutt’ora mi auguro che
quell’uomo che da Torino era arrivato fino in Francia per trovare la fortuna,
sia riuscito nel suo intento.
Mi
sono sentita parte dell’Europa quando sono andata in posti di Genova che mi
erano sconosciuti e sulle sue alture per vederla nella sua immensità, quando
sono andata a Monaco, in Francia, quando ho visitato Roma e varie città
italiane che mi hanno fatto capire quante bellezze abbiamo qui, anche se
ovviamente quello che ho visto io, nella mia tenera età, sono consapevole sia
un semplice antipasto di tutto quello che offre la UE.
Mi
sento Europea quando le persone omosessuali non vengono considerate malate, ma
viene riconosciuto che l’amore è amore indipendentemente da chi si ama e forse
mi sentirò più parte dell’Europa quando verranno legalizzati i matrimoni, come
le adozioni di una coppia gay, lesbica, trans gender o con orientamenti
bisessuali.
Mi
sento Europea quando vengono abbattute le frontiere, tagliati i fili spinati
che fanno da confine e vengono accolte le persone profughe, non quando vengono
allontanati con l’uso di armi, violenza, rabbia, e molto egoismo.
C’era
un uomo, proveniente dall’Università della Strada, come gli piaceva definirsi,
che affermava: “Restiamo umani ragazzi, perché possiamo anche rinnegare la
nostra provenienza, ma non potremo mai rinnegare il nostro essere umani. Non ho
mai sentito un uomo dire che appartiene alla categoria dei coccodrilli, no,
siamo umani ragazzi e cerchiamo di restarlo”; un uomo che predicava
l’accoglienza e diceva che l’Europa doveva mantenere il suo impegno a
combattere il razzismo, partendo dal fatto di accogliere e l’Italia era il
primo paese che doveva darsi da fare. Un uomo che ha passato la sua vita tra
gli ultimi ed i disadattati. Quell’uomo era Don Gallo, colui che diceva che
bisognava vivere con il vangelo in una mano e la Costituzione nell’altra.
Forse oggi se fosse ancora qui mi avrebbe reso orgogliosa di scrivere un suo
parere e di parlarne con lui, ma purtroppo non si può fare. Così mi accontento
di alcune risposte che mi sono state date da persone che lo conoscevano e provo
ad immaginarmi una sua risposta: “ La cosa ormai certa è che in questo mondo,
non solo in Europa, non siamo più abituati ad avere un principio di umanità,
ogni popolo è egoista con se stesso e c’è chi butta via il cibo e chi muore di
fame, ci piace vivere con il prosciutto sugli occhi, lamentandoci e credendoci
persone furbe, finché anche noi non finiamo con un piede nella fossa nei guai
nazionali. Quando i nodi vengono al pettine tutti noi diventiamo più docili.” E’ vero, ragionando ho capito che ci sono
giorni che urlerei al mondo la mia gioia di essere Europea, altri invece in cui
me ne vergogno amaramente e vorrei estraniarmi da questo grande formicaio. E la
seconda reazione, tirando due somme e vedendo i tempi che corrono, è quella che
prevale di più nei trecentosessantacinque giorni che vanno a comporre un anno.
Sono anche assolutamente consapevole che una persona come me vorrebbe essere
fiera di visitare il Parlamento Europeo entrandoci con il cuore che pulsa per
la gioia e non con l’amarezza per tutte le ingiustizie che si sentono ogni
giorno
Decido
di concludere questo tema con la domanda iniziale che è stata posta a tutti
quelli che hanno aderito a questo concorso “Quando ci siamo sentiti davvero
parte dell’Europa?”, permettendomi però di aggiungere una mia breve annotazione
personale: prima di domandarci se ci sentiamo davvero europei o no, dovremmo
chiederci quanto ci sentiamo umani. Perché senza umanità non si è nulla. Quando
avremo trovato la risposta, forse potremmo chiederci se siamo degli Europei
giusti o degli Europei che, come definiva Marco Zatterin nel 2013, lo sono solo
per moda e per sentito dire.
Claudia Agosti
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