lunedì 23 novembre 2015

Io non ho più paura

Ellen ha solamente 9 anni, è timida, porta occhiali spessi da quando era molto piccola ed ha i capelli arruffati. Spesso legge seduta in un angolino qualche libro che la maestra lascia su un tavolino durante l'intervallo. Non le piacciono i vestiti, la moda, i trucchi, le piacciono i libri, il silenzio, ha una sola amica; se stessa.
Ed è per questo che viene presa in giro, perché ha gusti differenti dai suoi compagni di classe, perché non fa parte della massa.
Un giorno, dopo essersi opposta ad una richiesta stupida di un suo compagno, viene spinta contro un armadio. Le compagne invece di aiutarla, ridacchiano e la prendono in giro per il suo modo di essere così “stupida”. Stupida è l'aggettivo che più spesso si sente ripetere, quando è solamente “timida” l'aggettivo che la incalza di più.
Ellen ha 12 anni, e alle medie continua ad essere presa di mira dai suoi coetanei, si odia per non essere bella come Lucia o come Giulia, cammina a testa bassa e ha iniziato a sentir ridacchiare anche nel silenzio, tanto è abituata a sentire qualcuno che ride dei suoi pantaloni troppo larghi o delle sue magliette poco alla moda.
Ellen ha 18 anni, e si è stufata della gente che la giudica da quando era molto piccola. Non porta più gli occhiali ed ora è fiera di se stessa, pur non aggregandosi comunque allo stile della massa, e non le importa più di quello che pensa la gente di lei.
Non tutti però, sono forti come lo è stata Ellen, che è riuscita a tirarsi su da sola senza l'aiuto di nessuno.
Sentiamo ogni giorno tramite mass media e internet, di ragazzi più piccoli o più grandi di Ellen, che non ce l'hanno fatta perché non sopportavano più il peso delle prese in giro o della violenza fisica che gli veniva inflitta da qualcuno che semplicemente non tollerava scelte di vita differenti dalle loro.
Il bullismo è diverso se praticato da maschi o da femmine? Assolutamente no.
Si ha una distinzione tra bullismo fisico/verbale, che sono tipi di bullismo diretto, oppure si parla di bullismo indiretto. Un tipo di bullismo più insidioso, invisibile, che lascia cicatrici non diverse dai graffi o dai lividi lasciati da pugni e calci, il bullismo indiretto lascia cicatrici invisibili che però spesso sono incancellabili, e segnano le persone nel profondo.
Se un ragazzo è timido, viene spesso additato come omosessuale, con parole e soprannomi sgradevoli dove l'omosessualità viene vista come una malattia, che comporta quindi l'esclusione dal mondo esterno come se si fosse in quarantena, e comporta in alcuni casi, anche episodi di violenza fisica che a volte, ha portato alla morte degli innocenti.
Questo però non esclude che le ragazze siano in realtà meno manesche dei loro coetanei, ultimamente sono circolate molte notizie dove alcune ragazze hanno picchiato altre ragazze anche per motivi futili e non sempre fondati come dicerie sullo stesso ragazzo frequentato magari in passato da una delle due, che porta l'altra in uno stato di gelosia che scatena rabbia ingiustificata verso qualcuno che non ne può assolutamente niente.
I soggetti di un atto simile, sono però molteplici; il bullo, solitamente una persona violenta e instabile che a sua volta, pur non ammettendolo, è una persona triste e debole, che ferisce per il solo gusto di sentirsi importante. Abbiamo poi qualcuno che appoggia il bullo, che naturalmente, gira in gruppi, i cui membri sono persone che hanno paura del loro capo, come nei branchi, e che gli danno manforte per evitare di avere dei problemi. Una vittima, che può essere passiva (= non reagisce, subisce spesso senza veri motivi..) oppure attiva, un tipo di vittima aggressiva che provoca situazioni scomode sollecitando chi lo vuole aggredire.
Ma il soggetto che personalmente ritengo il peggiore, è lo spettatore. Colui che ride quando osserva scene di questo genere, che le filma e le mette in rete per rendere partecipi tutti, anche i non presenti. Quelli che guardano e finiscono col non fare niente per un motivo o per l'altro, come la paura del poter essere anche loro bullizzati.
Un fattore molto rilevante in una vittima, è quello della bassa autostima. Spesso i ragazzi che soffrono di bassa autostima, hanno più facilità ad essere presi in giro perché “consentono” alle parole dei loro aggressori, di entrare e di depositarsi all'interno del loro cuore, tanto che poi finiscono quasi col crederci. Sentono la vocina che ripete loro quanto siano un fallimento, degli incapaci, quando non è assolutamente così.
Ma la bassa autostima è dovuta soprattutto al rapporto con l'esterno durante la crescita; una mamma che riprende sempre il suo bambino e non gli fa sentire l'affetto, la stima, la comprensione, renderà insicure le basi di un futuro adolescente che non si sentirà apprezzato dalla famiglia, e quindi nemmeno da se stesso. Anche l'ambiente scolastico fa la sua parte, soprattutto una maestra comprensiva deve poter prendere le parti dei suoi alunni in difficoltà e deve essere oltre che un'insegnante, un esempio e una confidente per i suoi allievi.
La sensazione che più spaventa una vittima, è la paura. La paura che pietrifica una persona che non gli consente di chiedere aiuto, la paura che non fa reagire e che non permette agli altri sentimenti di uscire.
Rivolgendosi a centri di ascolto come telefono azzurro o consultori per ragazzi dove non è necessaria la presenza di un adulto, si può parlare con qualcuno che possa ascoltare con attenzione il problema e agire di conseguenza.
Bisogna imparare che chiedere aiuto non è semplice, ma è necessario per uscirne se non ci si riesce da soli. Chiedere aiuto non è una cosa da persone deboli, enorme stereotipo che esiste da sempre, che ci fa pensare di potercela cavare anche da soli senza nessun tipo di aiuto, e la maggior parte delle volte, non è così.
Trovando il coraggio di denunciare i fatti, si arriva ad un punto dove a voce alta la frase da ripetere è “io non ho più paura”.
Fonti: Quaderno sul bullismo di Telefono Azzurro.

                                                                                                                     Erica Benassi VET

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