La pena di morte è una condanna giusta?
La pena di
morte, o pena capitale, è un tipo di condanna
inflitta ai colpevoli di reati considerati gravi dall’ordinamento
giuridico, che consiste nell’uccisione del reo. Nonostante sia una
pratica antica, ancora oggi sono molti gli stati (ben 95 nel mondo,
tra cui Stati Uniti, Cina e Giappone) che attuano la pena di morte
per “vendicare” il reato commesso da una persona. Giustiziare un
uomo e condannarlo a morte è davvero una cosa giusta o non è una
pena adatta?
Uno dei primi pensieri contro la condanna a morte
venne elaborato dall’illuminista Cesare
Beccaria, che nel Settecento pubblicò il saggio “Dei
delitti e delle pene”, in cui Beccaria argomentava come, con
la pena di morte, lo Stato, per punire un delitto, ne commetteva uno
a sua volta. Pertanto, egli affermava che la pena capitale fosse uno
strumento crudele, disumano e inutile,
che viola il diritto alla vita e nega una possibilità di
riabilitazione
al condannato.
Tuttavia, c'è chi pensa che la pena di morte sia
una cosa giusta, sia per la dignità umana, nel caso dell’ergastolo,
che per l’economia e sicurezza del Paese. Infatti la condanna a
morte, dal punto di vista umanitario,
è meno punitiva e più dignitosa dell’ergastolo, inoltre assicura
un “risarcimento morale" ai parenti delle vittime del crimine.
Friedrich
Nietzsche, filosofo dell’Ottocento, sosteneva che
la morte del criminale è l’unico atto che può assolverlo dalla
colpa. Affermava dunque che il valore della pena non deve essere
quello di destare il senso di colpa e neanche quello di rieducare il
criminale, ma soltanto quello di punirlo. Oltre che per questi
motivi, molte sono le persone a favore della pena capitale, perché
questa evita allo Stato le spese derivanti dal mantenimento
improduttivo e a vita dei criminali condannati all’ergastolo
e riduce la criminalità grazie al suo effetto deterrente.
A mio avviso ritengo che l'esecuzione di un
condannato sia una punizione
inadeguata che può portare ad una grave conseguenza, ovvero
l'uccisione di un innocente a causa di un errore giudiziario, per
colpa di una difesa legale non adatta o per le false testimonianze e
la corruzione dei giudici; tutto ciò sarebbe un crimine, forse il
più orribile e ingiusto di tutti.
Pertanto, se ci viene detto
che è illegale uccidere un’altra persona, perché dovrebbe essere
legale uccidere il criminale?
E’ giusto che il criminale venga punito in qualche
modo, però, al posto della pena di morte, ci sono tanti altri
sistemi, come quello dei lavori
forzati che oltre a punire l’imputato, se voliamo
anche parlare di temi economici, garantisce un guadagno monetario
allo Stato. Va detto poi che la pena di morte non dà conforto ai
famigliari della vittima, infatti l’uccisione dell’assassino non
riporta in vita la vittima e né cancella la sofferenza dei suoi
famigliari, anzi, infligge sofferenza ai famigliari e amici del
condannato.
Per concludere, la pena di morte è sintomo di una
cultura di violenza, e lo Stato che la esegue dimostra la stessa
prontezza nell’uso della violenza fisica. Come disse Beccaria
“Nessun uomo può disporre della vita di un altro”. La pena
capitale è solo un metodo fallimentare che vien fuori dal pessimo
esempio dei regimi autoritari del mondo antico.
Monica Hernandez IV E tur
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