mercoledì 12 marzo 2014

RIVOLTE SOCIALI IN VENEZUELA

Da cinque settimane il Venezuela è scosso quotidianamente da manifestazioni violente. Il movimento di protesta è chiaramente politico, perché la stragrande maggioranza dei manifestanti chiede le dimissioni del presidente Nicolas Maduro, eletto l’anno scorso dopo la morte del suo predecessore Hugo Chávez.
A protestare è soprattutto la destra, che considera le nazionalizzazioni volute da Chávez e il controllo dello stato sull’economia le cause principali della disoccupazione e dei problemi economici del paese. Alla base della protesta c’è soprattutto l’esplosione della rabbia della classe media.
Per inquadrare la vicenda bisogna considerare che il Venezuela è ormai diventato uno dei paesi più pericolosi del mondo, con una media di 65 omicidi al giorno su una popolazione di 29 milioni di abitanti. Furti, stupri e aggressioni a mano armata sono sempre più frequenti e hanno creato un clima di paura e oppressione. Inoltre, nonostante il Venezuela disponga delle più importanti riserve petrolifere al mondo, l’inflazione ha superato il 56 per cento annuo e lo stato deve affrontare una carenza di beni essenziali come i prodotti alimentari, quelli per l’igiene, le medicine e i componenti industriali.
Il governo ha il merito di aver garantito ai più poveri il diritto all’alimentazione, all’alloggio e allo studio attraverso un imponente sistema di assistenza sociale, e questo spiega come mai le classi più basse restino fedeli al ricordo di Hugo Chávez e al suo successore. Mentre i più ricchi continuano a non avere problemi, a pagare il prezzo più alto della crisi sono le classi medie, la cui vita è ormai insostenibile.

 Dalla nostra corrispondente Monica Hernandez:

La criminalità incessante, l'elevato debito e la scarsità dei beni alimentari sono le realtà quotidiane che oggi obbligano i venezuelani ad uscire in strada per manifestare in distinte città del paese.
In mezzo ad un collasso sociale ed economico l'unica cosa che è rimasta al popolo venezuelano per manifestare il proprio disagio e per esprimere la propria libertà di parola è la strada.
Nella seconda settimana di febbraio differenti rivolte sociali sono esplose nel paese senza che i mezzi di comunicazione potessero trasmettere reportage sugli accadimenti, impediti a testimoniare come vengano spaventati i cittadini e privati dei loro diritti di protestare e a rendere pubblica la crisi e la rovina nel quale si trova il paese, perchè bloccati e censurati dal regime di Maduro.
Ventisei è a oggi il numero delle vittime, centinaia i feriti e migliaia le persone in Venezuela che sono vittime di un sistema che opprime gli innocenti.
E' inaccettabile che ai giorni nostri le persone debbano convivere con queste realtà, dove non c'è la libertà di parola né il diritto a manifestare pacificamente il proprio dissenso, perchè qualunque cosa venga detta viene immediatamente repressa con la violenza. 
Monica Hernandez (III E tur)

3 commenti:

  1. È un articolo bellissimo brava :)

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  2. Articolo magnifico!! brava!!

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  3. Concordo con l'altro anonimo! Bravissima monica ce ne fossero di persone come te!! Complimenti ancora :)

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