La
società in cui viviamo è profondamente interessata all’apparenza e all’esteriorità:
siamo “bombardati” continuamente da immagini, le quali, senza che ce ne
accorgiamo, ci impongono modelli, che siamo stimolati a raggiungere ed emulare.
Purtroppo per valorizzare così tanto la nostra immagine esteriore, finiamo per
tralasciare aspetti fondamentali dell’individuo, quali la personalità, le
qualità intellettive, i pregi caratteriali.
A
ciò si aggiunge il fatto che i giovani di oggi vengono sempre più “preservati”,
protetti, dalle famiglie ma anche dalla società in generale: tendono ad essere
sottovalutati quelli che possono essere i reali problemi con cui noi giovani dovremo
confrontarci, si tende a posticiparli o rinviarli usando la scusa del “ma tu
sei giovane, non pensare a questo” e si limita così il pensiero dell’adolescente
che cresce, naturalmente ponendosi dubbi sul domani che, soprattutto nel nostro
paese e in questo periodo storico, non appare così roseo.
Per
quanto riguarda la scuola, il luogo in cui ci si prepara al futuro, mi sento di
dire che andrebbe apportato al più presto un rinnovamento, ma non nell’ambito
dei docenti o dei programmi, proprio nel senso strutturale! Capita spesso,
infatti, di sentire notizie poco rassicuranti sulle condizioni strutturali degli
edifici scolastici italiani, ma non solo: sono profondamente convinto che il
nostro paese debba ripartire da ciò, che l’amministrazione pubblica debba agire
più concretamente, cercando di concentrare i propri fondi sulla costruzione di
ospedali più adatti alle nuove tecnologie e i nuovi metodi di cura, ma anche di
scuole dove gli alunni siano in grado di sviluppare conoscenze in campi diversi,
con nuovi laboratori e ambienti adatti ad ogni tipo di indirizzo scolastico. Una
volta pensato alla sicurezza, non bisogna però dimenticare che, nelle scuole si
“costruiscono” i futuri cittadini. A questo proposito, sostengo che l’impegno
debba provenire soprattutto da noi studenti, perché dobbiamo sforzarci di
capire che ciò che ci viene insegnato all’interno delle scuole, servirà per il
nostro avvenire di persone e di lavoratori, ma soprattutto per aprire la nostra
mente alla ragione, cercando di evitare la chiusura mentale e i luoghi comuni.
Come
ho scritto in apertura di queste mie considerazioni, il ”male” della nostra
società sono quei programmi televisivi che ci danno l’idea di dover apparire in
un determinato modo, mentre ciò che conta davvero è soltanto essere se stessi, liberare la nostra
personalità e non farci scoraggiare dalle delusioni o dal fallimento, che può
benissimo arrivare, perché in fondo la nostra vita è fatta di fallimenti.
Sapersi rialzare, riprendere il percorso è l’unico modo per andare avanti,
consapevoli che un duro lavoro e una grande passione portano al raggiungimento
di un obbiettivo o, ancora meglio, di un sogno. Io vedo intorno a me molte
persone che non sono realmente libere, perché si vincolano da sole ad essere
ciò che gli altri vogliono e si aspettano che sia; dal mio punto di vista ho
imparato invece che non devo avere paura di rivelare chi sono e in cosa credo,
come ad esempio in campo religioso.
Un
punto molto interessante - tema di discussione anche polemica in questi giorni,
a livello nazionale - sul quale vorrei soffermarmi prima di concludere queste
mie riflessioni sul nostro futuro, è l’alternanza scuola-lavoro che nei diversi
indirizzi di studio è messa in atto in modi vari. A mio parere, nei licei le
ore di alternanza non vengono sfruttate nel modo più adeguato, portando spesso gli
studenti – forse con ragione - a lamentarsi dell’inutilità di queste ore,
mentre nel caso degli istituti tecnici e professionali, per mia esperienza l’alternanza
è una grande opportunità per iniziare a pianificare il proprio futuro, a
partire dalla base economica che un certo lavoro ci potrà offrire, ma
soprattutto per cercare di capire a quale tipo di impiego ci sentiamo più
adatti, magari stravolgendo anche i piani che un adolescente ha già formulato,
ma che in realtà sono in continua evoluzione.
Concludo
dicendo che la mia visione del futuro è buona in questo momento, non tanto per
la società in cui vivo, perché a mio parere ha bisogno di un gran cambiamento
che deve partire proprio da noi giovani, quanto invece per il mio personale
futuro, perché ho fiducia nelle mie capacità e pur non avendo ben chiaro quali
siano i miei piani dopo la scuola superiore, so che potrò riuscire a fare
qualsiasi cosa deciderò di intraprendere, mettendoci impegno, affrontando anche
sacrifici, per raggiungere un futuro migliore, continuando ad inseguire i miei
sogni, che saranno in continuo sviluppo.
Filippo Tassistro, IV E tur
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