domenica 9 novembre 2014

THE WALL - A 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino

Venticinque anni fa, il 9 novembre del 1989, crollò il Muro di Berlino. Fu l'evento che costituì la premessa indispensabile per la riunificazione della Germania e rappresentò in modo materiale, visivo, nei picconi della gente che accorse a demolirlo, la fine del comunismo e della contrapposizione dei blocchi in cui era diviso il pianeta dopo la II guerra mondiale. Col Muro di Berlino finì la Guerra fredda. Quando qualche giorno prima, il 18 ottobre, Erich Honecker, il capo di Stato e del partito comunista nella DDR, si era precipitosamente dimesso, lasciando il posto a Egon Krenz, il nuovo Presidente del Consiglio di Stato aveva annunciato una svolta, 'Wende', che in realtà non aveva affatto capito: disse infatti di essere entrato in carica "per mantenere la sovranità statale della Ddr". Diecimila tedeschi dell'est avevano però già lasciato il Paese, per fuggire in occidente attraverso l'Ungheria, o tentando la fortuna con metodi a dir poco avventurosi: c'è un piccolo prezioso 'museo della fuga' che li racconta a Berlino. E altre decine di migliaia protestavano ogni giorno nelle piazze della città della Repubblica democratica tedesca, per chiedere pace e libertà, con lo slogan "Wir sind das Volk!", "Noi siamo il popolo!". Un fiume umano fu artefice della oggi celebrata 'rivoluzione pacifica', che avrebbe portato, di lì a qualche giorno, a gridare "Wir sind ein Volk!", "Noi siamo un popolo!". Nonostante si fosse smantellato il Politburo della Sed, nessuno in Germania aveva previsto l'epilogo. Che arrivò in una conferenza stampa in cui il regime, attraverso il ministro della Propaganda Guenter Schabowski, annunciò improvvisamente un'apertura: la libertà di viaggio verso l'ovest. Un giornalista italiano, il corrispondente dell'epoca dell'ANSA, Riccardo Erhman, pose una domanda: da quando sarà in vigore la legge? "Da subito", fu la risposta. Le agenzie di stampa batterono queste parole, e il popolo inondò il confine: quel Muro lungo 155 km, eretto in una notte (fra il 12 e il 13 agosto del 1961, per mettere freno all'esodo verso l'ovest), fu cancellato dalla 'faccia' della città. Quel che seguì, la riunificazione tedesca, il 3 ottobre del 1990, fu il capolavoro politico del cancelliere Helmut Kohl. Fra qualche giorno, a scendere in piazza per una grande festa popolare, alla Porta di Brandeburgo, epicentro del terremoto che travolse il cordone di cemento che impediva di vedere il retro della quadriga a chi ce l'avesse di fronte, saranno i nuovi tedeschi.


Per ventotto anni il Muro di Berlino e' stato il simbolo della divisione di un Paese e, soprattutto, dell'incomunicabilita' e contrapposizione totale di due sistemi ideologici ed economici, quelli comunista e capitalista. Ma la barriera di filo spinato di oltre 150 chilometri tirata su in una notte, il 13 agosto del 1961, per separare Berlino ovest da Berlino est e dal resto della Repubblica democratica (DDR), poi diventata un muro in mattoni e cemento sempre piu' alto e invalicabile, è stata soprattutto una ferita inflitta nella carne di chi in quella citta' ha vissuto. E magari ha trovato la morte nel tentativo di fuggire da uno Stato sempre piu' repressivo. Prima di cadere, il 9 novembre del 1989, il Muro di Berlino ha fatto almeno 138 morti, la maggior parte dei quali sono stati uccisi dalle guardie di confine nei primi cinque anni trascorsi dalla sua costruzione. La prima vittima ha perso la vita nella Bernauer Strasse, nel tentativo finito male di saltare dal balcone verso l'ovest, il 22 agosto del 1961. In quei primi giorni di caos, chi poteva provava ancora in ogni modo a lasciare quella che stava prendendo la forma di una prigione a cielo aperto, 'venduta' dal regime comunista come il ''vallo di difesa antifascista''. I primi colpi mortali sono stati sparati due giorni dopo, il 24 agosto, contro Gnter Litfin, mentre tentava di attraversare a nuoto la Sprea, il fiume di Berlino. L'ultima persona uccisa e' stato un ragazzo di vent'anni, Chris Gueffroy, contro cui le guardie di confine hanno sparato il 5 febbraio del 1989 durante un tentativo di superare il confine a Neukoelln. Mentre l'ultima vittima, Winfried Freudenberg, e' morta l'8 marzo cadendo dal cielo poco dopo aver superato il Muro con un pallone aerostatico 'fatto in casa', nel quartiere occidentale di Zehlendorf. Durante la sua famigerata 'carriera', il Muro - che si estendeva in varie forme lungo i 155 chilometri di confine con Berlino Ovest, 43 dei quali attraversavano la citta' - ha subito diverse trasformazioni. Dal filo spinato si e' passati velocemente ai mattoni, poi al cemento, con evoluzioni nel 1962 e 1965. Si giunge a una doppia barriera composta da due muri, separati dalla cosiddetta striscia della morte - che alla fine del 1989 aveva dimensioni tra i 15 e i 150 metri -, pattugliata costantemente da soldati e cani addestrati e sorvegliata da oltre 300 torri di sorveglianza. Dal 1975, 42 chilometri di Muro vengono sostituiti con elementi prefabbricati alti 3,60 metri dal peso di 2,75 tonnellate, sovrastati da cilindri in cemento. In quegli anni i punti di passaggio tra est e ovest, sorvegliatissimi, erano otto. Il piu' famoso dei quali era ed e' tutt'oggi il 'Checkpoint-Charlie', il passaggio con il settore statunitense, dove nel 1961 e' andato in scena un duro confronto, con carri armati statunitensi e sovietici schierati gli uni di fronte agli altri. Nonostante i controlli, le morti, gli omicidi e gli oltre 10mila soldati impegnati negli anni nella sorveglianza, piu' di 5mila persone riuscirono a fuggire dalla DDR raggiungendo Berlino ovest.



A seguito della caduta del muro, verso la fine del 1989, vi era l’esigenza di organizzare una grande festa, un memorabile evento per celebrare la fine di un’era; ovviamente si pensò immediatamente ad un concerto, magari una specie di grande festival in cui riunire i maggiori artisti di tutto il pianeta. La scelta ricadde invece su Roger Waters, ex leader dei Pink Floyd e principale autore di The Wall, grande album di successo del gruppo britannico. Lo stesso Waters scelse i musicisti, si occupò dell’allestimento scenico e dello spettacolo in ogni suo minimo dettaglio. Il risultato è uno dei più grandi concerti che la storia del rock ricordi: il 21 Luglio 1990 oltre 450 mila persone si riversano a Postdamer Platz per assistere al concerto. Le analogie tra l’evento storico della caduta del muro e il “muro” immaginario narrato dai Pink Floyd non si fermano soltanto al semplice accostamento figurativo. The Wall narra la storia di Pink, una rock star (personaggio autobiografico dello stesso Waters) in piena decadenza psicologica e mentale, il quale erge un muro immaginario tra sè e il resto del mondo, vittima della solitudine e dell’incomunicabilità. Vari episodi tristi della sua vita (la perdita del padre in guerra, l’abbandono della moglie, l’atteggiamento della madre oppressiva) non sono altro che “altri mattoni nel muro” (Another bricks in the wall) i quali favoriscono il processo di isolamento del protagonista. L’epilogo della storia è il processo (The Trial) dove Pink, messo alla sbarra e sotto il giudizio di tutti quei personaggi che hanno contribuito alla sua emarginazione, viene giudicato per essere stato “colto in flagrante mentre mostrava sentimenti di natura quasi umana”. Il processo termina con il giudice che condanna Pink alla pena più severa: il ritorno nel mondo reale in mezzo ai suoi simili, a quella gente “normale” che finalmente, proprio come a Berlino, tornerà ad incontrarsi, senza nessun vincolo e senza nessun ostacolo.
(informazioni ricavate dalla rete)

La Redazione


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