venerdì 1 marzo 2013

Un romanzo a puntate - ORGOGLIO E PREGIUDIZIO - VII puntata: dal cap. 33 al cap.38


Ecco la settima puntata di ORGOGLIO E PREGIUDIZIO (Pride and Prejudice), di Jane Austen: pubblichiamo oggi i capp. 33-38 . Vi diamo i link che rimandano alla lettura completa di ciascuno (in inglese e testo a fronte in italiano), seguiti dal riassunto del capitolo stesso. Buona lettura!




QUI potete trovare la sesta puntata (capp. 27-32) 


Vol. II, cap. 10 (33)
Durante le sue passeggiate nel parco, a Elizabeth era successo ben tre volte di incontrare Darcy, e mentre la prima volta aveva pensato a una sfortunata coincidenza, il ripetersi di quegli incontri comincia a sembrarle un po' strano, anche perché la conversazione di lui, come sempre piuttosto scarna, si era aggirata intorno ad argomenti che l'avevano lasciata alquanto sconcertata. Un mattino, mentre faceva la sua solita passeggiata leggendo l'ultima lettera di Jane, le capita invece di incontrare il colonnello Fitzwilliam e, nel tornare insieme a lui verso la canonica, la conversazione va prima a parare sulle difficoltà dei figli cadetti, che lasciano Elizabeth piuttosto scettica, anche se alcune allusioni le fanno ipotizzare un interesse del colonnello per lei, poi sul carattere di Darcy e sul fatto che la tutela della sorella fosse affidata congiuntamente al fratello e al cugino, e, infine, su delle confidenze di Darcy circa un amico salvato da un matrimonio imprudente. Fitzwilliam non conosce i particolari, ma è convinto che l'amico sia Bingley, ed Elizabeth ne è molto più convinta di lui. Una volta arrivati alla canonica, il colonnello se ne va poco dopo, ed Elizabeth si rifugia nella sua stanza a rimuginare su quella rivelazione che, sia pure non sorprendente, le ha confermato il ruolo giocato da Darcy nella vicenda, prima solo ipotizzabile. La rabbia per quell'intervento che ha distrutto le speranze della sorella provoca un mal di testa, che, peggiorando nel corso della giornata, impedisce a Elizabeth di recarsi a Rosings, dove erano stati tutti invitati per il tè.
Vol. II, cap. 11 (34)
Restata da sola, Elizabeth continua a rimuginare su quella rivelazione, non del tutto inaspettata, ma che le conferma il ruolo centrale avuto da Darcy nel separare la sorella da Bingley. Rilegge le lettere di Jane, e in ognuna scopre indizi di sofferenza che prima non aveva notato. È in questo stato d'animo, quando viene scossa dal campanello alla porta e, immaginando che possa essere il colonnello Fitzwilliam che viene a chiedere notizie della sua salute, si appresta a riceverlo ma, con enorme stupore, vede entrare Darcy. Dopo averle detto di essere venuto per accertarsi del suo stato di salute, e aver nervosamente girato per la stanza in silenzio, Darcy non riesce più a contenersi e, con visibile agitazione, le dichiara il suo amore. Le sue parole, però, non sono quelle di un innamorato, ma di un uomo che non riesce a nascondere il suo turbamento per essere stato praticamente costretto da sentimenti incontrollabili a dichiarare il proprio amore a una donna di un ambiente sociale nettamente inferiore al suo. Elizabeth dapprima rimane sbalordita, resta in silenzio davanti all'enormità di quella proposta, ma poi, pur cercando di contenersi, lascia libero sfogo alla sua collera, e rifiuta decisamente, prima affermando di sentirsi solo offesa, e non certo lusingata, da quella proposta fatta così malvolentieri, poi accusando Darcy di essere stato la causa della rovina della sorella. Lui non prova nemmeno a negare, anzi afferma di aver fatto l'unica cosa giusta da fare, ed Elizabeth, ancora più incollerita davanti a quella sfacciata ammissione, gli parla del suo abominevole comportamento nei confronti di Wickham. Qui Darcy sembra essere più colpito, anche se lascia cadere l'argomento con apparente indifferenza, sostenendo che forse sono state più le sue parole dure ma franche e a provocare quel rifiuto; Elizabeth lo smentisce, dicendogli che non avrebbe mai acconsentito a diventare sua moglie, neanche se la il tono della dichiarazione fosse stato quello appropriato per un gentiluomo. A questa accusa Darcy vacilla, e non può fare altro, di fronte a quel rifiuto così deciso e fermo, che ritirarsi cercando di mantenere una relativo autocontrollo. Elizabeth resta a rimuginare con il cuore in tumulto; mai avrebbe immaginato una scena del genere e, pur sentendosi in qualche modo gratificata per aver inconsapevolmente conquistato un uomo del genere. non può non ripensare con rabbia a tutto ciò che ha dovuto sentire, alle offese fatte alla sua famiglia, all'alterigia nell'ammettere e nel giustificare il suo comportamento con la sorella, all'indifferenza nei confronti di Wickham, e, non appena sente arrivare la carrozza che riporta a casa i Collins, corre nella sua stanza, sentendosi incapace di affrontare le inevitabili domande di Charlotte.
Vol. II, cap. 12 (35)
Il mattino successivo Elizabeth cerca di liberarsi la mente dal pensiero dello straordinario avvenimento del giorno prima andando a passeggio, ma dopo poco si imbatte proprio in Darcy; cerca di evitarlo, ma lui si avvicina e le consegna una lettera, pregandola di leggerla e accomiatandosi rapidamente. Nella lettera Darcy parla delle due colpe delle quali era stato accusato: aver separato Jane da Bingley ed essersi comportato in modo pessimo con Wickham. Per la prima accusa rivela a Elizabeth che, pur considerando la loro famiglia, escluse loro due, assolutamente inadeguata e priva di decoro, la ragione principale del suo comportamento è da ricercare nella sua convinzione sulla sostanziale indifferenza di Jane verso il crescente affetto di Bingley, una convinzione tratta da un attento esame del comportamento della sorella durante le serate passate insieme. Pur ammettendo di potersi essere sbagliato, ritiene quindi giustificato il suo comportamento, e si rammarico solo di essersi abbassato a nascondere all'amico la presenza di Jane a Londra. Per quanto riguarda la seconda accusa, che giudica molto più pesante, in quanto se fosse vera lo metterebbe in pessima luce, avendo disatteso le ultime volontà del padre verso un amico d'infanzia senza nessuna colpa, spiega a Elizabeth che Wickham, subito dopo la morte del padre, aveva accettato tremila sterline in cambio del beneficio ecclesiastico che gli sarebbe spettato, e aveva preferito andare a Londra per, a suo dire, studiare legge. Dopo qualche tempo, evidentemente senza più denaro e avendo saputo che quel beneficio si era reso vacante, aveva cercato di ottenerlo comunque, ma lui si era rifiutato con decisione di concederglielo, avendo compreso ormai da molto tempo di che pasta fosse fatto l'ex amico. Oltre a questo, Wickham, subito dopo quegli eventi, aveva cercato di sedurre la sorella, appena quindicenne, convincendola a una fuga d'amore, con la complicità di una governante. Puntava evidentemente alla dote della sorella, trentamila sterline, ma anche a vendicarsi di quel rifiuto. Lui era riuscito per caso a sventare la fuga, e da quel momento i rapporti tra i due erano ovviamente del tutto cessati. Darcy termina la lettera chiamando a testimone il cugino Fitzwilliam, esecutore testamentario del padre e co-tutore della sorella, che era a conoscenza dell'intera vicenda.
Vol. II, cap. 13 (36)
Elizabeth, senza sapere bene che cosa aspettarsi, legge la lettera di Darcy. All'inizio, nella parte riguardante Jane e Bingley, la sua avversione non diminuisce; legge le sue parole come un ulteriore prova di orgoglio e alterigia. Ma quando arriva alla parte riguardante Wickham non può fare a meno, sia pure con molte resistenze, di riflettere sul comportamento di quest'ultimo, sulla sconvenienza di quell'essersi aperto su particolari così intimi con una estranea, sul fatto che di Wickham in realtà nessuno sapesse nulla di più di quanto aveva detto lui stesso, sulle contraddizioni del suo comportamento. Comincia così a ripercorre il suo rapporto con lui con occhi del tutto diversi, e alla fine, dopo aver letto della vicenda nella quale era stata coinvolta Georgiana Darcy, si convince di essersi completamente sbagliata. Questa riflessione la porta a rileggere la prima parte, e anche qui comincia a vedere le cose in modo molto diverso, in particolare il giudizio di Darcy sull'apparente indifferenza di Jane e sulla mancanza di decoro di tutta la famiglia eccetto loro due. Il risultato è l'amara constatazione di essersi completamente ingannata, sull'uno e sull'altro. Con sentimenti del genere, accortasi di essere stati fuori per diverse ore, torna alla canonica, dove viene a sapere della breve visita di congedo di Mr. Darcy e di una visita più lunga da parte del colonnello Fitzwilliam, che se n'era andato dopo essersi fermato un'ora ad aspettarla.
Vol. II, cap. 14 (37)
Il mattino dopo i due cugini lasciano Rosings e tutto il gruppo della canonica viene invitato a pranzo, visto che Lady Catherine è ormai sola e ha bisogno di compagnia. La conversazione si sviluppa come sempre: sua signoria si informa, dà consigli per il prossimo viaggio di ritorno delle due ragazze, resta sorpresa nell'apprendere che lo zio di Elizabeth abbia la possibilità di mandar loro un domestico per accompagnarle, ed Elizabeth le è quasi grata per avere tante domande a cui rispondere e consigli da rintuzzare, un impegno che le consente di non pensare troppo alle sue pene personali. Ma quando è sola non può ovviamente fare a meno di farlo, di rileggere la lettera di Darcy fino a saperla a memoria e di rendersi conto di quanto siano veri quei giudizi sulla sua famiglia, gli stessi giudizi che all'inizio le erano sembrati solo da respingere e disprezzare. Arriva finalmente il momento della partenza, e l'ultima sera Lady Catherine continua imperterrita a dispensare consigli, tanto che Maria Lucas, al ritorno nella canonica, si sente in dovere di rifare da capo i bagagli secondo i dettami di sua signoria.
Vol. II, cap. 15 (38)
Il mattino dopo Elizabeth e Maria partono da Hunsford per Londra, non senza essere state sottoposte, prima Elizabeth e poi entrambe, ai verbosi ringraziamenti di Mr. Collins. Elizabeth lascia l'amica senza aver affatto cambiato opinione su Mr. Collins, ma con la consapevolezza di come Charlotte si sia perfettamente adattata a quel marito cercando di cogliere le opportunità positive e mettendo in ombra i lati negativi della sua nuova vita. Dopo sole tre ore le due ragazze sono a Londra dai Gardiner, ed Elizabeth ha il piacere di trovare Jane in buona salute e si ripromette, una volta tornate a Longbourn, di raccontare alla sorella gli straordinari avvenimenti di Rosings, non senza, da una parte, rammaricarsi di poter risvegliare in lei dolorosi ricordi, dovendo necessariamente citare in qualche modo Bingley, dall'altra, di sentire solleticata la propria vanità per quella proposta di matrimonio da parte di uomo che ora giudica in modo molto diverso dal passato.

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