domenica 1 marzo 2015

PENA DI MORTE - Dibattito e riflessioni II


Riflessioni sulla pena di morte

La pena di morte è un argomento che ha interessato molti stati..
Facendo un salto indietro nella storia si potrebbe discutere della questione analizzando delle modalità con le quali questa condanna veniva inflitta. In alcuni stati, come il Madagascar, ad esempio, la pena capitale era imposta per sodomia e apostasia; in Senegal per alto tradimento, omicidio, rapina aggravata; in Argentina per reati politici e molti altri motivi ancora.
Quanto e se la pena di morte sia giusta non lo si può definire con certezza dal momento che vi sono elementi a favore e altri contrari.
Ancora oggi, vi sono gruppi di persone propensi a questo tipo di punizione; altri invece assolutamente contrari.
Si sostiene che la pena di morte possa essere un deterrente per coloro che commettono atti violenti e ribelli; ma era altresì vero che ,in passato, questa veniva imposta, talvolta, anche in modo scorretto, per motivi futili danneggiando persone oneste, rimaste coinvolte in sconvenienti situazioni dettate da qualcuno più potente Ad esempio un sovrano, un tiranno o un dittatore deciso a “far fuori” avversari politici o intere popolazioni poiché considerate inferiori, diverse e inutili o anche su persone di religioni e culture differenti.
Con la creazione di una costituzione, molti stati hanno abolito la pena di morte perché considerata un atto spregevole e troppo violento, dal momento che questa era stata, in un primo tempo, istituita per cercare di porre fine alla criminalità.
Dai tempi dei romani ad oggi, molte sono le opere a noi giunte in documenti scritti, che testimoniano la volontà di non sottostare più a quest’atrocità.
Ne è un esempio il trattato di Cesare Beccaria, forte oppositore di questa modalità di repressione. Egli infatti sosteneva che fosse disumano e contro i principi stessi di uno stato infliggere una tale pena ai cittadini poiché questo dovrebbe essere il primo ad impedire e vietare la violenza, in rispetto dei diritti umani e civili.
Oggi la pena di morte è stata abolita, o per lo meno limitata ad alcuni paesi come Stati Uniti, Kenya e pochi altri.
In Italia la pena capitale è rimasta in vigore fino ai primi anni del dopoguerra, quando, con la nascita della Costituzione, si sono stabiliti i diritti dei cittadini e dell’uomo secondo i quali la libertà e la vita sono i principi fondamentali.
Nessun uomo può decidere di porre fine alla vita di un altro; l’uomo è libero ed ha diritto alla propria vita, ma è importante non dimenticare che la libertà non deve rendere le persone indifferenti nei confronti degli altri, né permettere la prevaricazione di questi: “libertà” non significa “fare ciò che si vuole”.
La storia ci insegna che la pena di morte era, inizialmente, uno strumento per garantire stabilità sociale, rendere giustizia e punire il colpevole, dunque non era un mezzo di vendetta.
Oggi invece, negli stati in cui essa è tutt’ora in vigore, la si utilizza come strumento di ritorsione e rivincita, soprattutto da parte delle persone a cui si è fatto un torto. La pena dovrebbe servire come elemento di rieducazione e recupero sul piano umano e sociale di colui che ha commesso il fatto; mettendo da parte i rancori e cercando di riammettere nella società quell’individuo che, palesemente, ne è emarginato.
In conclusione dunque, quanto e con quali limiti la pena capitale dev’essere imposta probabilmente non si saprà mai dal momento che ogn’uno ha le proprie idee a riguardo, ma quel che è certo è che se si vuole una società unita e priva di malvagità, la pena di morte, che porta violenza dev’essere abolita.

Nicole Mantovan IV B tur  

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